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8 Giugno 2018- Sciascia e il Giallo ? Già poteva essere un titolo perché il grande scrittore siciliano è sempre stato, sin da giovanissimo, un divoratore
di gialli, anche quando in Italia erano considerati letteratura di serie B. Era opinione comune in molti grandi scrittori, anche qui in Italia,
alcuni oltretutto tra i punti di riferimento del giovane Sciascia. Tra gli altri si possono citare Vitaliano Brancati, Alberto Savinio, che consideravano la letteratura poliziesca di basso profilo, addirittura mediocre e volgare.
E’ uscito recentemente una raccolta di articoli e saggi sul giallo ottimamente curata da Paolo Squillacioti Il metodo Maigret di Leonardo
Sciascia che risponde a tanti interrogativi sul rapporto tra il grande scrittore siciliano e il giallo.
Tornando all’atteggiamento di certa parte della letteratura verso il poliziesco si potrebbe azzardare , e Squillacioti lo fa, che molti dei saggi critici scritti da Sciascia negli anni ’50 volessero essere la risposta ai due notissimi autori. Saviniuo aggiungeva anche che il giallo
italiano era impossibile a partire dalla ambientazione,in quanto già era una imitazione di qualcosa nato in altri paesi(Usa in particolare)
e poi perché nei gialli Oltre.Oceano si ravvisava un ” romanticismo criminalesco” impossibile da riportarsi tra noi, troppo gaudenti e paciosi…..
Sul fatto che il giallo non fosse un genere ideale per noi italiani ne aveva convenuto lo stesso Sciascia, però osservando che anche da noi
c’erano scrittori che potevano scrivere grandi gialli. Uno per tutti Carlo Emilio Gadda con Quer pasticciaccio brutto di via Merulana.
“Il più assoluto tra i i gialli scritti”,anche perché “senza soluzione”, ma questo era un valore aggiunto, non si era voluta dare un finale
positivo, in contrasto con le tendenze correnti che hanno sempre predicato il trionfo del bene sul male. Ma Sciascia lodava il forte impatto morale e civile del libro oltre che il notevole contributo letterario della narrazione.
Un’altra dichiarazione importante riportata è quella di Gabriel Garcia Marquez che nel presentare Cronache di una morte annunciata parla da “investigatore del giallo della società”, così come ugualmente si comportava nei suoi scritti Sciascia. Importante era il radiografare la società, il giallo ne era una chiava. Ma significativa era anche l’affermazione sullo sviluppo della forma narrativa usata
dallo scrittore che si è ormai rivolto all’uso del giallo come forma, vedi Il giorno della civetta, L’affaire Moro,e altri ancora.
A questo punto si può osservare che Sciascia non rifiuta il ruolo di scrittore di gialli, anche perché ritiene che un fatto di cronaca può
avere benissimo la forma del giallo, non è una finzione, è un riportare fatti reali, allo scrittore attribuire il ruolo del detective. E Sciascia
si innamorò della similitudine, però disse che non voleva essere Sherlock Holmes, troppo rigoroso, troppo tecnico probabilmente non
lo riteneva adatto a entrare in quell’inestricabile romanzo poliziesco che era l’Italia del suo tempo. Ecco che preferiva rapportarsi a Maigret, anche perché a entrambi non interessava sapere chi è il colpevole, quel che merita fare è lo studiare un fatto, vederne il colloca-
mento nella sua opera.
Ed ecco quindi che da questa scelta di Maigret si spiega anche il titolo della presente raccolta. C’era un altro punto fermo nella storia
sciasciana ovvero l’indagine che lui compiva su vecchie carte di archivio. Questa veniva via via aggiornata quando scopriva nuovi docu-
menti.E cosa c’era di diverso nel comportamento di Maigret quando procede in una indagine ?
Nell’esaminare la vasta raccolta di scritti di Leonardo Sciascia si notano gli studi che dedicò alla storia del giallo e alla sua funzione.
Così ci sono Gli scritti di Sciascia su Simenon, Letteratura del giallo,Una storia del giallo,Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, Breve storia del mondo giallo, Un “giallo per dormire”, La scommessa di Simenon, Simenon miracolo quotidiano.Ancora altri articoli su Maigret, Michey Spillane, Gilbert Keith Chesterton, Edgar Wallace,Friedrich Durenmatt, Augusto De Angelis, Agatha Christie, Corrado Augias e altri ancora.
Sciascia amava giocare sui paradossi e alla richiesta se il celebre Poirot sarebbe venuto a Palermo a indagare sull’assassinio
del generale Dalla Chiesa risponde che mai Poirot avrebbe indagato su crimini commessi da una grande associazione criminale.
A lui interessavano i ” delitti borghesi” , commessi da gente per bene,insospettabile. Forse solo se fosse stato un amico si sarebbe
precipitato a Palermo e sicuramente come prima cosa si sarebbe chiesto ” Ma perché Dalla Chiesa è stato mandato a Palermo ?”
Non apprezzava particolarmente Agatha Christie perché il suo stile era troppo affettato, demodée, un commissario italiano dei
gi0rni nostri me uscirebbe subito, non sarebbe il suo habitat naturale.
Gli fu posta una domanda: “Quale investigatore sceglierebbe per risolvere i casi dell’Italia di oggi ? E lui rispose: “Un maresciallo
dei carabinieri, solo lui conosce bene le cose, i luoghi,le persone. Sono gli unici veramente a contatto con la realtà, certo più dei loro
superiori. Se si fossero sempre ascoltati i rapporti dei carabinieri la mafia sarebbe stata distrutta da un pezzo.”
Una volta durante un’intervista magnificò i gialli di Rex Stout, con l’eccentrico Nero Wolfe al centro della scena, e con quella spalla
spiritosissima che era Archie Goodwin.Ma restava sempre dell’idea che il migliore fosse Maigret, anche rappresentava, anzi era,lo
Stato. Non era d’accordo sul fatto che gli investigatori privati fossero tutti efficienti, scaltri, sicuri, mentre di contro la polizia era
fatta di gente ottusa e poco abile. Ecco perché lui prediligeva una nazione con una polizia rappresentata da un uomo intelligente e
umano come il commissario Maigret.
Del resto i protagonisti investigatori nei gialli di Leonardo Sciascia appartengono per lo più alle forze dell’ordine dal capitano Bellodi de Il giorno della civetta, ai poliziotti come Rogas (Il contesto).
Rogas è forse il più simile a Maigret ma anche a Ingravallo, sono personaggi con molti aspetti comuni. Sia Rogas che Maigret, a onta
di apparire in tutt’altre faccende affaccendati, lavorano molto con la mente.
Erano investigatori che si facevano assorbire dall’ambiente in cui dovevano operare, tendendo a immedesimarsi nelle ragioni delle
vittime e dei colpevoli, che talvolta Maigret lasciava liberi oppure sj asteneva dal giudicare mettendo tutto nelle mani del giudice.
Se esistesse un Metodo Maigret( con Maigret che continua a dire che non esiste) Rogas ne sarebbe un seguace.
Sciascia ha lasciato molto appunti sul giallo, su tanti autori, addirittura aveva iniziato la Piccola storia del romanzo poliziesco partendo addirittura dalla Bibbia.
GIUSEPPE PREVITI