“IL LUPO”DI DAVID KING-PIEMME
3 Aprile 2012“E NEMMENO UN RIMPIANTO”DI ROBERTO COTRONEO (MONDADORI)
7 Aprile 2012Domenico Manzione è un magistrato vissuto molti anni a Lucca dove per vario tempo è stato sostituto procuratore della Repubblica e dove ha maturato anche una grande passione per lo scrivere. Autore di saggi tecnici esordì in letteratura con un romanzo giallo “Così Dog.Delitto con dubbio castigo“. A distanza di tempo è tornato in libreria con “Il mio amico Chet” dedicato a quella grande figura del jazz che fu l’americano Chet Baker.
Infatti il testo è imperniato sul processo che si tenne a Lucca a carico dell’artista.Il libro ripercorre la lunga e complessa vicenda giudiziaria che riguardò quel grande e affascinante musicista che fu appunto Chet Baker,uomo dalla personalità quanto mai controversa.
Alla storia di quei giorni se ne affianca un’altra di un giovane della zona appassionato di musica e suo grande fan. Anzi si può ben dire che accanto ai personaggi centrali sia Lucca che la
Versilia entrino a pieno titolo in questa vicenda.
Lucca e le sue mura come del resto l’altra parte della provincia che si affaccia sul mare rivelano una grande propensione verso il jazz.Tra i protagonisti di una lontana estate di qualche tempo fa vi fu il grande trombettista americano Chet Baker.Musicista dal volto d’angelo, dalla tromba d’oro ma dalla vita segnata dalla dipendenza dalla droga che già parecchi guai gli aveva procurato negli Stati Uniti.
Chet arrivò in Toscana intorno al 195o,soggiornava all’Hotel Universo di Lucca e la sera si spostava alle Focette dove si esibiva alla Bussola e al Bussolotto.Fermato perché trovato a drogarsi nel bagno di un distributore alle porte di Lucca fu poi arrestato e processato.Restò nel carcere di San Giorgio in Lucca ben sedici mesi.
E questo periodo è rimasto ben impresso nei lucchesi perché alla sera Cher soleva suonare la tromba affacciato alle sbarre delle finestre e una folla via via più numerosa si radunava sulle mura per emozionarsi al divino suono del grande Baker.
Questo libr0 è la” storia un po’ vera un po’no”del procxesso a un musicista famoso.Vi sono persone per le quali la musica è una passione che assorbe tutta la loro vita,quasi fosse una droga dalla quale non potranno o non vorranno staccarsi mai.E questo loro approccio e trasporto per la musica li rende inimitabili e capaci di catalizzare anche di altri che ascoltano e di quella faranno la colonna portante della loro esistenza.Nel nostro caso il “catalizzatore”era Chet Baker che purtroppo ebbe anche problemi con un’altra e ben più devastante dipendenza, la droga vera e propria.
Chet era un jazzista di fama mondiale,quando suonava diveniva tutt’uno con la sua tromba e ha lungamente conteso a Miles Devis la palma del “migliore“.Ma malgrado un carattere schivo e una connaturata dolcezza d’animo la sua vita fu assai movimentata.Domenico Manzione gli dedica un bel ritratto in questo libro,affrontando l’avventura italiana del musicista, fuggito,sempre per problemi di droga,verso la fine degli anni ’50 dagli Stati Uniti,fermandosi a lungo per ragioni di lavoro in Toscana.
Manzione incentra il suo romanzo sul processo e il periodo di detenzione che il musicista dovette scontare a causa della sua tossicodipendenza,che comunque riuscì ad allontonare in
questo particolare periodo.
In quei particolari anni,dopo il famoso scandalo Montesi,la legislazione italiana sugli stupefacenti fu resa assai restrittiva e severa. Chet era stato fermato perché nella toilette di un distributore alle porte della città stava cercando di iniettarsi una dose di Palfum(un analgesico molto potente con effetti simili a quelli procurati dagli stupefacenti.
Questa storia poi si intreccerà con quella di un gruppo di ragazzi lucchesi che suonavano il jazz.Uno di loro è Giò di Tonno, batterista,che sogna di accompagnare il mitico Chet.
Il libro nasce da un ovvio grande amore dell’autore per la musica,ma anche dalla curiosità di approfondire quanto gli aveva raccontato un suo amico che da ragazzino era andato a sentire Chet suonare sotto le mura del carcere. Si è ovviamente documentato rileggendo tutte le carte del processo.Quanto troviamo nel libro sul processo e tutto quanto vi è narrato intorno si basa su fatti reali, ma anche la storia di quei ragazzi che con i loro strumenti si radunano sotto le finestre del carcere e lo….accompagnano è verosimile.
Spicca la figura di Giò de Torquà,nel romanzo alter ego di Chet, un personaggio realmente esistito e che vuole rappresentare il “sogno realizzato”di una vita,che poi sia vero o meno poco conta.
Quella che è esaminata con vero trasporto è la vita di Chet.Una vita disgraziata la sua in cui appare più che altro una vittima.E lui arrivò a drogarsi più che per vizio per sopperire alla reale fatica fisica procurata da tanti concetti.
Non sono certo questi i sogni o i fantasmi che fanno paura.
Quella musica che forse ancora oggi in certe ore vicine al tramonto si sente nei pressi del carcere San Giorgio.Fantasmi,elfi,folletti o “voglia di sentire”realizzato un sogno.
Note di “a solo”di tromba, “My funny Valentine”, ” Conn Constellation” si rincorrono nelle notti di luna e ascoltano rapiti e un po’rasserenati sia quelli che languiscono nelle prigioni sia coloro che da fuori cercano un motivo che allieti la loro esistenza.
Questa è la leggenda che lega indissolubilmente l’uomo con la tromba e la città e ben venga questo testo di Manzione che permette ai più anziani di rinverdire un ricordo e ai più giovani di conoscere questo “artista maledetto”.
Questo è un romanzo-verità che ci racconta la vita di un mito,un uomo inquieto e autolesionista ,vittima della droga.Ma ci parla anche di un processo, di un Paese che si avvija agli anni’60,di un’amicizia e di una passione disinteressata e infine ci rammenta un volo fatale da una finestra di un hotel di Amsterdam.Chet infatti morì tragicamente nella capitale olandese il 13 maggio 1988. Dopo i fatti di Lucca aveva infatti lasciato l’Italia dove praticamente non tornò più.
In Italia Chet era stato tra gli anni ‘5o e ’60 a Napoli e poi,ingaggiato dal mitico Sergio Bernardini,proprietario della Bussola, in Versilia dove si esibiva con Romano Mussolini e la sua band.
Molti lo hanno conosciuto e amato tramite i suoi dischi.,ma ancor più affascinante è il racconto della sua vita che del resto conta vari biografi.Manzione chiaramente ha incentrato il suo racconto nei due anni che dimorò(anche forzatamente….)a Lucca.
Il romanzo si muove su due piani.Da una parte Baker e tutti i suoi guai e i guai che si riversano più o meno forzatamente su altre persone,dall’altra il personaggio di Giò che nel libro finisce per rappresentare i melomani lucchesi che la sera si radunavano per sentire quelle note,spesso dolenti e strazianti.
In sintesi la parte processuale e la vita di Giò e dei suoi amici.Esce a tutto tondo il ritratto di Chet che fu davvero un tipo particolare:intanto la schiavitù dall’eroina,che in Italia lo costrinse al carcere,m e che poi probabilmente lo spinse al suicidio.Chet Baker non era un cattivo soggetto, lui a Lucca confessò il suo crimine,e ciò gli costò moltissimo, non solo per la prigione ma anche a livelli di carriera.
Fu comunque un sublime trombettista, e questo certo non perché ricorreva agli stupefacenti.Lui era un talento naturale e senza quel vizio assurdo che gli consumò mente e fisico chissà cosa ci avrebbe lasciato.
Torniamo alle notti struggenti di Lucca,a quelle note che ogni tanto echeggiavano e che ancora oggi lo rendono presente tra noi.
Ma anche ad Amsterdam è restato qualcosa di lui.C’è una strada dove si può leggere”esisterà in eterno nella sua musica per tutti coloro che vorranno ascoltare”.
GIUSEPPE PREVITI