“IL CAPPOTTO DEL BABBO”DI LAURA VIGNALI-DEL BUCCHIA EDITORE
3 Gennaio 2011“L’OMBRA DEL DESTINO” DI DANIELE CAMBIASO E ETTORE MAGGI- GIALLI RUSCONI
18 Gennaio 2011Francesco Mastriani visse a Napoli tra il 1819 e il 1891. Giornalista,drammaturgo, scrittore, autore di vari romanzi d’appendice, fu ritenuto uno dei padri del veriusmo.Tra i suoi testi più noti “La cieca di Sorrento” e “La sepolta viva”.
Divier Nelli, di Viareggio, è autore affermato nel campo del giallo, al suo attivo i romanzi “La contessa”, “Falso binario”,
“Il lungo inganno”(scritto a quattro mani con Leonardo Gori) e tanti,tanti racconti pubblicati in varie antologie.
Cosa può accomunare due scrittori vissuti in tempi tanto lontani? Li accomuna un libro di Francesco Mastriani,”Il mio cadavere”,scritto nel 1852, e da molti studiosi ritenuto il primo giallo italiano.Quale migliore occasione per inaugurare una nuova collana di gialli, i “Gialli Rusconi”, di cui Nelli è direttore editoriale, che partire quindi dal primo testo di genere della letteratura italiana?
Ci troviamo nella Napoli del 1826, dove si sta spegnendo, con tutti i fgli intorno,un onest’uomo, Gregorio Fritzheim.Arriverà anche Daniele Fritzheim, figlio adottivo, ora Daniele De Rimini, maestro di musica molto talentuoso, ma anche un giovane assetato di ricchezze e disposto a tutto pur di ottenerle. Morto Gregorio la bella e pia Lucia si troverà a doversi occupare dei quattro fratelli e del loro mantenimento, mentre Daniele, rinnegando la promessa di matrimonio fatta al di
lei padre in punto di morte, li abbandona al loro destino.E’ innamorato della bellissima e ricchissima ereditiera Emma, una
nobile spagnola che vive con i genitori a Napoli, e che è abituata ad avere stuoli di ammiratori ai suoi piedi. Daniele lascerà l’Italia per fare fortuna e nei suoi viaggi conoscerà il dissoluto baronetto Edmondo, che ha accumulato ricchezze si ricchezze, ma che ora ‘ divorato dall’ossessione della morte.Prima della svolta finale si intrecceranno molte vite e molti personaggi, dai misteriosi cavalieri del Firmamento al misericordioso padre Ambrogio, sempre presente nei momenti cruciali della vicenda, sino all’enigmatico Maurizio Barkely, vero deus-ex-machina della vicenda.
Per molti la letteratura gialla in Italia comincia con “Il cappello del prete”di Emilio De Marchi(1887), altri risalgono al 1883
quando Jarro(Giulio Puccini era il vero nome) scrive “I ladri dei cadaveri” e nello stesso anno compaiono alcune pibblicazioni di Cleto Arrighi. Uno dei maggiori studiosi sulle origini del giallo italiano e napoletano, Massimo Siviero, indica inv ece il progenitore del giallo in Italia con Francesco Mastriani che, come uso a quei tempi per i feuilleton, pubblicò a puntate si un quotidiano napoletano, il Roma, “Il mio cadavere”, e il successo fu tale che l’anno dopo l’opera apparve in forma di libro.
Come già detto ha iniziato le pubblicazioni questa nuova collana di gialli, appunto con il titolo in oggetto e con l’inedito
“L’ombra del destino”di Daniele Cambiaso e Ettore Maggi. “Il mio cadavere”esce in una edizione “riscritta”da Divier Nelli che è rimasto assai colpito da questa opera, pur con il dubbio che quella prosa di metà Ottocento potesse risultare un pò indigesta a tutti i palati e allora non ha voluto rinunciare alla grossa occasione di far conoscere al potenzialissimo vasto pubblico moderno un testo importante non solo dal punto di vista delle statistiche. Ecco quindi una edizione riveduta e corretta dove però nulla manca della trama di Mastriani.Il Nelli ha pensato di limare i segni lasciati dal tempo, con una
operazione-se vogliamo-di restauro, con una bella ripulitura lessicale e grammaticale,riscrivendo anche alcune parti ma sempre nel pieno rispetto della stesura originale.Sono operazioni su cui si può discutere all’infinito, certamente in questo modo è più facile far conoscere ai tantissimi appassionati del giallo un testo che altrimenti sarebbe rimasto una icona da studiosi.
Francesco Mastriani merita di esere ricordato e riproposto per essere stato un valido propugnatore del romanzo popolare
verista. In lui era molto radicato il senso del bene e del male, la sua vena è molto popolare e in questa voglia di ricerca della verità troverà in seguito notevole spunto il romanzo popolare napoletano.Mastrani fu considerato un artigiano della scrittura, ma anche un innovatore, principalmente seppe cogliere le contraddizioni ancora presenti in una città dai mille volti. I suoi romanzi sono cupi e ricchi d’intrighi, ci mostrano una città violenta, in cui la miseria ha radici ancestrali e dove si rileva una forte prostrazione sociale e morale.Le sue sono storie di una camorra ante-litteram, di disgrazie, di sangue, però vi alita anche un qualche senso di giustizia e ne promana una certa volontà di riscatto.
Ne “Il mio cadavere” si racconta della Napoli dell’Ottocento, ma vista sotto una inquietante prospettiva noir.Un romanzo scritto con una vena assai ricca e una profondità di fatti e di personaggi notevoli e in teressanti, con una netta distinzione tra buon i e cattivi. Tra i cattivi spicca quell’anima nera del musicista Daniele, che infrange ogni regola e affetto per sete di ricchezza. Altrettanto forte e tragica la figura del dissoluto e malvagio baronetto Edmondo, pur riscattato da un’ansia riparatrice. Di contro i buoni da Lucia a Maurizio Barkley sino a Padre Ambrogio.
Certamente la costruzione è tipica dei feuilleton del 19°secolo,considerati tra i progenitori del generen giallo.Non manca neppure un segnale anticipatore delle tecniche poi ampiamente usate dagli odierni romanzieri con un delitto al..veleno,usando una sostanza venefica che non lascia tracce.
Francesco Mastriani merita questo riconoscimento perchè avendo aperto le porte al romanzo d’appendice dà modo alla città partenopea di sgorgare in un denso periodo letterario all’insegna del mistero e del delitto. Molti infatti,a partire
dagli ultimi decenni dell’Ottocento, gli autori mapoletani che si occuperanno di questi argomenti.Molti furono i gialli ambientati a Napoli o con protagonisti investigatori o malvagi partenopei.Tra i più noti Salvatore Di Giacomo,Matilde Serao. Va pure detto che questa corrente si esaurirà presto, soltanto negli anni settanta tornerà alla ribalta un autore napoòletano di vaglia, Attlio Veraldi. Dopo di lui una fitta schiera di autori con molti noir ambientati nella città del Vesuvio. Come si vede Mastriani non è altro che ilk primogenito di una lunga serie di scritti e di scrittori, più che mai attivi anche ai giorni nostri.
Tornado al nostro volume si può discutere sulla sua esatta natura, più romanzo d’appendice o più giallo?Si può dire che misceli le varie componenti, certamente ha le caratteristiche del giallo psicologico, con uno studio accurato ed
efficace dei vari protagonisti. Molto in anticipo sui tempi anche le descrizioni dei veleni e le pagine che sembrano tratte da un testo di medicina legale( ricordiamoci che oggi vari scrittori hanno fatto fortuna su trame su questo soggetto).
Molto moderna è anche la figura del dottor Weiss che seguiamo passo passo mentre provvede all’imbalsamazione del corpo del defunto baronetto.E qualcuno ha anche visto in questo dottore l’anticipazione del personaggio di un medicxo che sarà molto celebre qualche decennio più ytardi, il dottor Watson, anche se questi secondo noi ha più il carattere della “spalla”del protagonista.Vi èp una descrizione assai dettagliata dei metodi del Weiss e del modo di condurre una
indagine su una morte sospetta, come quella del baronetto. Vi ricordiamo che Mastriani scriveva di queste cose nel 1852, e avrebbe quindi titolo per insegnare qualcosa alla regina del thriller di oggi, Patricia Cornwell. E non ci meraviglieremmo se Conan Doyle, che inizierà a pubblicare qualche anno più tardi, avesse letto “Il mio cadavere”.
Mastrani dimostra di essere un acuto psicologo dell’animo umano.C’è una frase particolarmente indicativa “L’uomo che ha commesso un delitto lo porta ovunque stampato sulla fronte anche quando gli è riuscito di controllarne ogni traccia”.Questo pensiero strazierà l’ultima fase della vita di Daniele, ma anche qui l’autore anticipa un concetto, quello del rimorso legato al senso di colpa, che poi ispirerà tanti giallisti moderni.
A Divier Nelli il merito di aver “promosso”questa opera letteraria del passato, e si spera che ce ne promuova altre.
Questo romanzo da lui “riscritto” testimonia due sue passioni, l’amore per i classici e quello per i gialli.
GIUSEPPE PREVITI