” IL DIAVOLO NON ABITA QUI” DI GIORGIO SIMONE – DAMSTER EDIZIONI 23 1.2020
20 Gennaio 2020” LA LINEA DI SAN MICHELE” (Alla ricerca della collana di Uriel)- di ENRICO MINIATI- EDIZIONI ATELIER 28.1.2020
28 Gennaio 2020Agosto 1944 con Firenze al centro di un momento particolarmente difficile. L’Arno infatti divide nel senso più materiale del termine la città in due, ma in senso metaforico potremmo dire che divide l’Italia in due. Da una parte gli alleati che risalgono la penisola verso il Nord,, e che quindi si apprestano a attraversare l’Arno al di la del quale atte-
stati nella parte nord della città ci sono i paracadutisti del colonnello Fuchs pronti ad abbandonare la città e dirigersi a Settentrione. Sui tetti della città i cecchini fascsti.,per dipiù giovanissimi, che sparano a vista. Una Firenze allo stremo, la cittadinanza è terrorizzata, affamata, sotto tiro continuo, con le malattie e le epidemie che si diffondono.
Intanto una serie di delitti, che poi si scopriranno collegati, sconvolge ulteriormente la città e toccherà a una improvvisata squadra creata sul campo anche se le provenienze, gli interessi, gli obbiettivi sono diversi investigare su questi efferati crimini. Ne faranno parte una nostra vecchia conoscenza, il capitano Bruno Arcieri, dei Regio Esercito neo
alleato delle Forze di Liberazione, un partigiano, una esperta d’arte e un giornalista americano. Faranno la spola tra i due settori della città, impossibile da essere raggiunti per
via terra visto che i tedeschi hanno fatto saltare i ponti sull’Arno e allora utilizzeranno l’unico passaggio disponibile, il Corridoio Vasariano. Ma cosa stanno cercando veramente?
Come Arcieri vuole ritrovare la sua fidanzata,Elena Contini, e presentarsi a un appuntamento con un misterioso emissario , così anche gli obbiettivi degli altri tre sono abbastanza variegati e misteriosi, c’è molta ambiguità nei loro rapporti. Emerge un piano criminoso e scellerato che sembra coinvolgere anche pezzi grossi del nazismo,,il tutto
sulle spalle di una città che ha il solo torto di essere la città dell’arte……
Continua con eccellenti risultati il progetto editoriale della casa editrice Tea di ripubblicare tutta la serie che Leonardo Gori ha dedicato alla figura di Bruno Arcieri. Le particolarità del progetto sono state intanto di non seguire un ordine cronologico nelle pubblicazioni, il che ha avuto il pregio di svincolare i vecchi lettori da una ripropo-
sizione pura e semplice dei testi ma piuttosto si è puntato sul personaggio Arcieri. In più Gori in alcuni casi ha addirittura “rivisitato”il testo originario, in altri no, e poi….
ripresa confidenza con la vita del personaggio ha aggiunto nuovi capitoli alla sua vita, scrivendo nuovi romanzi che ci fanno riscoprire o meglio scoprire altri episodi della vita
dell’ufficiale.
Arcieri è ormai diventato un personaggio al di fuori della lettura quotidiana nel senso che è ormai entrato nella vita dei suoi lettori, ne fa parte come un personaggio reale di cui
o con cui possiamo discutere tutti i giorni, lo si legge o lo si rilegge perché si ha voglia di riincontrarlo, che poi si sappia già come la singola storia vada a finite è ininfluente, c’è il
piacere della lettura per la lettura, ma anche il piacere di ritrovarsi con un vecchio amico. E del resto questo è il destino i tanti grandi personaggi della letteratura…
E così tra “La nave dei Vinti”, un capitolo assolutamente nuovo della storia di Aricieri e l’uscita non lontana di una prossima novità, ecco che ci viene riproposto Il Passato, in
origine secondo volume della saga, successivo a “Nero di Maggio”. Siamo ancora a Firenze nell’agosto del 1944: Bruno Arcieri, capitano dei Reali Carabinieri, aggregato agli
Alleati,ora ai Servizi Segreti, in quanto facente parte di quella parte di italiani che hanno obbedito al re e , da militari, si sono uniti alle Forse Alleate che stanno risalendo il Paese. Tra i motivi che lo hanno portato agiovanissimo Firenze c’è anche quello più personale di ritrovare Elena Contini, la sua fidanzata, ebrea, e quindi nascosta chissà dove.
Dai fasti dell’incontro Hitler-Mussolini del 1938 a Firenze siamo ora passati quasi a un clima da guerra civile, i tedeschi presidiano ancora metà città e per ritardare l’arrivo degli alleati hanno minato i ponti. Così troviamo sino alle sponde dell’Arno gli anglo-americani e dalla parte nord i tedeschi ancora dentro Firenze.
Quel che colpisce in queste storie è la capacità dell’autore di rendere subito vivi, palpitanti fatti e personaggi, ambienti e situazioni, tutto sempre raccontato con ritmo e vivacità.
E sempre rispettando la suspense del mistery, la precisione delle ricostruzioni storiche e ambientali, lo sviscerare, pur in una vicenda di fantasia, fatti e situazioni che potrebbero
benissimo essere reali.
Qui addirittura abbiamo un teatro d’eccezione, Firenze con tutte le sue bellezze ma anche con tutte le bruttezze dovute al clima di guerra. Sembra proprio di rivivere l’atmosfera di questa città. con i suoi buoni e i suoi cattivi, , ma in particolare si respira un’aria di morte, di paura, di resa dei conti, dove però certo non vengono meno anche gli interessi
dei singoli e questo sarà ampiamente documentato da questo romanzo.
A proposito del romanzo in sè se è pur vero che ritorniamo a “leggere il già letto” possiamo dire che le emozioni e le atmosfere che Leonardo Gori sa creare alla perfezione
si rinnovano automaticamente a ogni lettura, e se è pacifico per i nuovi non lo è da meno per i vecchi..
L’autore immagina che un gruppo di uomini e donne, per vari motivi, sia impegnato nella caccia s un tesoro di inestimabile valore, il dipinto de La Battaglia di Anghiari di Leonardo da Vinci, andato perduto per problemi ai colori. In tanti si impegnano in questa ricerca che coinvolge fascisti, nazisti, studiosi, avventurieri. spie, una vicenda quindi
assai movimentata e tormentata, ci saranno molti morti, Il tutto è sempre congegnato in modo che la tensione non sia solo quella del gruppo dei protagonisti ma venga sempre
riferita anche a quella della città che li circonda.
Loenardo Gori sa alternare le vicende di Arcieri con quelle della città e dei suoi sventurati abitanti, e del resto anche in Nero di Maggio risultò particolarmente centrato l’umore
della città nel giorno del famoso incontro. Ne Il Passaggio è abbastanza significativa la presenza di un giovanissimo fascista, un seguace convinto di Pavolini, che dall’alto deri
tetti bersaglia chi è per strada, agendo in una sorta di delirio mistico e sparando su tutti alleati, partigiani, fiorentini. E incidentalmente, o no ?!?, sarà lui a chiudere il corso di
questa storia, lui che rappresenta l’anti-speranza in un momento invece i cui Firenze è tutta protesa verso l’avvenire.
Un libro che avvince dalla prima pagina, ben costruito ma nel senso che va oltre la costruzione a tavolino, semplicemente attraverso la storia di un capitano dei carabinieri,
badate bene, uno di noi e quindi subito in sintonia con il lettore, ci ricostruisce anche la storia d’Italia. Eccellente uso de “la chiave del giallo”.
GIUSEPPE PREVITI