” IRRATIONAL MAN ” di WOODY ALLEN
23 Dicembre 2015” ASSASSINIO SULL’ORIENT EXPRESS ” DI KENNETT BRANAGH
7 Dicembre 2017Cast: Tom Hanks, Mark Rylance, Austin Stowell, Scott Sheperd, Will Rogers
Spielberg ci racconta un episodio reale della guerra fredda, ma la storia gli serve per puntualizzare che non si può combattere il Male commmettedo altro MaLe.Di questa teoria si fa strenuo assertore l’avvocato James Donovan chiamato a difendere ina spia russa, Rudolf Abe, a cui vuole assicurare un giusto processo. Ma le autorità, il Paese
stesso non lo vogliono, siamo nel pieno della Guerra fredda, secondi anni cinquanta, e si chiede il massimo rigore nei confronti dell’accusato, cioè la pena di morte. I
rapporti tra le due superpotenze sono a un punto di rottura, quando l’abbattimento in suolo sovietico di un aereo spia americano porta alla cattura di un pilota statunitense
Gerry Powers.
L’avvocato Donovan si è battuto perché al suo assistito fosse evitata la sedia elettrica, e tra gli argomenti addotti aveva portato la possibilità di poter utilizzare la spia russa
come merce di scambio con una eventuale spia americana. Le idee di Donovan, già giuste sul piano morale quanto al rispetto dovuto all’accusato, si dimostrarono quindi
vincenti anche da un punto di vista pratico, ed infatti fu possibile organizzare lo scambio tra i due prigionieri, anzi Abel fu scambiato con Powers e con un altro cittadino
americano, uno studente, rimasto bloccato nella Berlino Est al momento della costruzione del Muro. Una storia drammaticamente vera ricostruita in maniera avvincente
da Steven Spielberg e i suoi sceneggiatori, tra i quali anche i Fratelli Coen-.
Una storia che si snoda tra l’America e l’Europa, in una gelida e spettrale Berlino ormai divisa. Una Berlino che testimonia il terrore insito nella spietata procedura sovietica e dei suoi alleati della Germania Est, un modo di agire che testimonia la differenza sostanziale fra i due modi di vivere. Ed è grazie a uomini come Donovan che si capisce
quale sia il confine tra il Bene e il Male.
Questo film, Il ponte delle spie, porta allaeibalta un avvocato che in base ai suoi ideali non esita a mettersi contro l’America tutta e uno scambio di spie avvenuto in piena
Guerra fredda. Ma perchè oggi si vogliono ricostruire le atmosfere e le tensioni di quegli anni Sessanta ? Perchè si vuole affermare il principio che anche nei periodi più
difficili e nelle più terribili emergenze( allora si paventava una terrificante bomba atomica)non si può rinunciare ai principi di una sana democrazia. Nel caso del nostro
avvocato, se lui era considerato una persona per bene, lo doveva essere in ogni suo comportamento. Una storia classica, con una sua morale altrettanto classica, al servi-
della quale si è messo un regista altrettanto classico quale Stevem Spielberg., sempre abile nel comprendere lo spirito del tempo e riversarlo sujllo schermo. Il film ci
restutisce l’atmosfera plumbea e livida, alcuni l’hanno definita addirittura ” polverosa “, che vuole riprodurre il clima altrettanto plumbeo e poco chiaro dei tempi della
Guerra fredda. Basterebbe citare le due scene dell’avvocato sulla metropolitana, in una avversato e guardato male da tutti, mell’altra osservato con sguardi di ammirazione
per quel che ha fatto. Nel primo caso la sua immagine è associata a quella della spia e come tale va esecrata e scacciata.
La vicenda è vera e semplice. Viene catturata una spia sovietica, il colonnello Rudolf Abel, a cui si assegna un difensore d’ufficio per dimostrare che negli Stati Uniti chiun-
que ha diritto a essere difesa. Donovan è Tom Hanks, Abel Mark Rilance. Donovan affronta l’impegno con serietà. ma non tanto per simpatia verso il suo cliente.quanto
perché le regole che ispirano e guidano i cittadini americani prescrivono questo, come spiega all’agente della Cia (Scott Sheperd ) che lo vuole convincere a seguire invece
un metro di giudizio patriottico. Donovan prosegue secondo i suoi principi, conquistando così la fama e la fiducia di Abel, a cui eviterà la condanna a morte , ma principal-
mente conquisterà la fiducia del governo che lo incaricherà di condurre le trattative per lo scambio e anche in questa circostanzsa la cocciutaggine e la fermezza dell’uomo
faranno si che un altro americano venga rilasciato insieme a Powers. Il tutto reso con molta tensione e drammaticità, in una Berlino appena divisa in due e vero emblema
della Guerra fredda.
Una storia vera, complessa dove ci sono in ballo interessi politici, gelosie tra rappresentanti dei vari Paesi (vedi l’atteggiamento della Germania Est che si sente declassata
a vassallo dell’Urss)e che Speilberg rende alla perfezione grazie anche ai dialoghi, alle parole, ai comportamenti. Infatti il regista ha l’ulteriore merito di renderci la storia
come era, privilegiando la parola, e non lo scontato film d’azione. Una pellicola senza quei trucchi e quelle azioni che tanto abbondano nei film di oggi. Molti vanno a vederlosapendo cosa è avenuto, qui vediamo come è avvenuto, ed è reso in maniera talmente avvicente e serrata che l’attenzione non viene mai meno.
Un film che può anche apparire un’operazione “nostalgia”, ma un’operazione necessaria perchè le tensioni diplomatiche di ieri sinistramente richiamono quelle di oggi
quando Putin ricorre alla minaccia nucleare nei discorsi di queste ultime settimane.
Noi e loro verrebbe da dire, sempre a confronto,ma sempre alla ricerca di uomini che evitino il precipitare in una strada senza ritorno. E’ grazie a un aspirante sceneggia-
tore cge Spielberg è venuto in possesso di questa storia, al cui adattamento hanno contribuito anche i fratelli Coen. E così riviviamo la storia di questa presunta spia so-
vietica, il presunto colonnello Abel che viveva una vita anonima da pittore di strada a Brooklyn, e del pilota di aerei Powers, abbattuto nei cieli sovietici mentre sorvola-
va il Paese per conto della Cia.
Una storia di cui oggi si conoscono tutti i contorni, una storia dove non scorre il sangue e la violenza, dove l’azione è sempre lenta, più una cronaca in presa diretta dei
movimenti di un uomo, l’avvocato Donovan, inframezzando a questo la visione dei due prigionieri, tranquillo il russo, sottoposto a vessanti interggatori l’americano,
una storia quindi senza sangue, senza violenze, senza sesso, semplicemente degli uomini normali che non smarriscono msi il senso del dovere. Per dare forza visiva a
una tale storia ci volevano soltanto un grande regista di atmosfere come Spielberg, e due grandissimi attori come il celebre Tom Hanks, nei panni di Donova, e un pressochè sconosciuto Mark Rylance, di provenienza teatrale, qui veramente perfetto nei panni volutamente dimessi della spia di professione.
Sulla Guerra fredda non sono mancati certamenti i film basterebbe citare tutto La Carrè, e certamente certe visioni volutamente sfumate, una sorta di grigioscuroci rircordano ad esempio Smiley, ma la pellicola di Speilberg si distanza da altre del genere perché più che l’azione si interessa a cosa la determina, cioè al comportamento
umano. E del resto è sempre stata una caratteristica del regista americano dell’interessarsi alle reazioni, ai pensieri, alle gesta dell’uomo qualunque. L’avvocato Donovan
mette in gioco tutto quello che ha per garantire a un nemico quei diritti che la Costituzione degli Stati Uniti accorda a tutti. L’America può vincere non perché è più fort
militarmente ma perché rispetta la legge.
Ai tempi della cattura di Abel megbli Stati Uniti era ancora vivo il ricordo dei coniugi Rosenberg mandati sulla sedia elettrica, tra la popolazione la paura per un attacco
nucleare sovietico era assai vivo, addirittura si preparavano rifugi antiatomica. In un clima del genere è chiaro che Abel deve morire. Donovan in parte difende i suoi
principi, in parte vede lontano, fatto sta che l’abbattimento dell’aereo spia rende più facili i contatti fra le parti e non meraviglia che la parte del negoziatore venga
affidata dal governo statunitense all’uomo che più di tutti aveva creduto in questa soluzione, ovvero l’avvocato Donovan.
E anche questa parte della storia è ben narrata, in una Berlino Est lugubre e gelida, con personaggi assai ambigui da una parte e dall’altra, e con il nostro eroe che si muove
tra una insidia e l’altra, ma sempre animato dallo spirito di chi si ritiene nel giusto. Speilberg sa creare le giuste atmosfere, e riesce anche, grazie anche ai due magnifici
protagonisti, a rendere la vicenda meno pesante ironizzando sulle debolezze e le follie di una era che avrebbe poi fatalmente disatteso quelli che sembravano i vincitori
del momento.
Fa impressione ancora oggi vedere Donovan camminare lungo il muro nella neve, poca gente in giro e poco raccomandabile, poi fare un pò da….pallini tra sovietici
e tedeschi dell’Est,, lui ha freddo non solo perché è freddo meteoroligicamente ma perché è veramente tutto freddo intorno a lui, che però si fa forte di quel sole che
è il suo credo di vita e che gli permette di superare qualsiasi ostacolo. Tempo da brividi che Speilberg e i suoi attori ci fanno magnificamente rivivere.
GIUSEPPE PREVITI