” IL CINEMA VUOL DIRE “(Secondo tempo) di MAURIZIO PORRO- BOMPIANI
26 Maggio 2014” QUEL MALEDETTO IMBROGLIO”- di FRANCO SICHI- SILELE EDIZIONI
31 Maggio 2014Da Giuseppe Previti
Cinque personaggi per uno scherzo del destino si incontrano, in una notte da tregenda, in una bettola, “Lapin Agile”, di Montmatre. Uno è un giovane squattrinato
che cerca di trovare la ” sua occasione”, un altro è un disertore, poi c’è un pittore tedesco nei cui dipinti c’è sempre un presagio di morte e infine un macellaio dal-
l’aspetto inquietante. Con i quattro uomini, una donna, disposta a dare tutta se stessa, anima e corpo, senza alcuna remora mentale, pronta a tutto e infischiandosene
di tutto. Sarà una nottata terribile, ci sarà anche uno scontro a fuoco con una gang di malviventi, ma poi tornerà la luce del giorno e tutti andranno incontro verso il
loro destino, ma la vera vincitrice sarà Nelly che si avvierà con il passo della conquistatrice.
Celine commentò questo romanzo nel 1938 dicendo dell’autore “Aveva già visto tutto,capito tutto,inven-
tato tutto”.
Pierre Mac Orlan (pseudonimo di Pierre Dumarchey) fu autore di romanzi, racconti, reportage, scrisse anche testi per fumetti e per canzoni, Il porto delle nebbie è del 1927
e dal libro Marcel Carné ne trasse con Jacques Prévert il celebre omonimo film, che fu interpretato da Jean Gabin,Michèle Morgan e Michel Simon.
Nella traduzione di Cristina Foldes è tornato nelle librerie IL porto delle nebbie, corredata questa nuova edizione di un saggio di Guido Ceronetti. A modo suo un romanzo
“sociale”, del resto lo aveva dichiarato lo stesso autore, perché nel raccontare la breve saga di questi personaggi aveva voluto offrire loro anche un minimo di speranza.
Verso la fine del libro noi ritroviamo infatti Nelly, la “puttana”, trasformata in una piccolo borghese.Noi l’avevamo conosciuta come una ragazza anche simpatica, ma
sciupata dalla miseria, dai facili amori, dal cattivo nutrimento. IL pittore tedesco si era perdutamente invaghito di lei che si faceva mantenere con piccole somme senza
dargli però niente in cambio.A modo suo era una figura candida, però molto furba e abile a approfittare di tutte le circostanze, a volte diceva di essere una giornalista,
altre di essere una ballerina, altre una dattilografa, insomma si comportava secondo le circostanze e l’utile che ne poteva trarre.
Lei è l’unica sopravvissuta di quel quintetto che si era ritrovato al Lapin Agile e ora la ritroviamo sempre bella ed elegante in un dancing che va di moda, fa la cantante
jazz. Le notti della sua vita si susseguono, ora qui è tutto nuovo, anche la compagnia, gli uomini che la circondano sono nuovi,ovviamente c’è anche chi pensa a lei.
Ma pensando a questa notte non può pensare a un’altra notte, a “quella” notte, a quegli uomini, il macellaio assassino, il tedesco che non sapeva aspettare, il soldato
a lei indifferente, eppure tutti avevano finito per sacrificarsi per lei.
Un libro singolare per un a visione particolare della vita, di un autore che aveva le caratteristiche del grande autore ma che la critica non ha voluto capire ed elogiare
come meritava, non comprendendolo tra i grandi della letteratura francese. Eppure Il porto delle nebbie fu un grandissimo romanzo come un capolavoro ne fu il
film che ne trasse Marcel Carné, e lo stesso Mac Orlan se ne dichiarò entusiasta. Anche perché se la sua prosa rifletteva un pessimismo di pensiero, una visione
di una società idealizzata, Carnè volle dare una visione ben più concreta a tutto ciò, spostò l’azione a Le Havre, in una casa sul mare, con un mare pieno di nebbie,nebbie
anche simboliche, e come in un mondo crudele e foriero di cose sempre peggiori si possono pur sempre coltivare “quattro sogni di speranza”, così le nebbie possono
sempre alzarsi e svanire.
Ma se Mac Orlan non fu molto valutato dai suoi contemporanei, anche il film fu osteggiato, molti lo ritennero un film fascista, anche se a Venezia Mussolini non volle
che fosse premiato come miglior film per la troppa crudezza e violenza e per il pessimismo che lo permeava. A Carnè assegnarono il premio per la miglior regia, lui
commentò che avevano preferito la forma al contenuto.
Diciamo che anche nel romanzo la visione è più d’insieme, i fatti scarseggiano, gli stessi personaggi sono tratteggiati con brevi note, il vero protagonista è forse
, Jean Rabe. Se all’inizio seguiamo queste persone, poi tutto si dilata, sfuma in una scia di sangue, sembra quasi che si cerchino dei contrasti di colore, il bianco della
neve, il grigio delle nebbie, il rosso del sangue, del fuoco.
La storia a pensarci bene è quella di una strada, di un porto o di quel che volete, dove si incrociano delle persone , delle persone sole per precisare.Un pittore tedesco,
una ragazza facile, un soldato prossimo a disertare, un macellaio dalle grandi mani lorde del sangue non solo degli animali, e un giovane borghese in rotta con la
società (forse lo stesso autore ?). In quella notte tempestosa che li vede riuniti in un piccolo locale di Montmatre si parlano, via via si confessano, si sfogano, sognano,
parlano tanto. E intanto fuori i malavitosi si scannano, minacciano, sparano. In questo “porto delle nebbie” questo gruppo rintanatosi nel locale sembra voler trovare
il suo porto di approdo, lontano dalle nebbie, dalle violenze del mondo esterno. Intorno tutto è grigio, tutto è desolazione, tutto è morte. Ma questi clochard in pectore
consumano in questi luoghi la loro stanca miseria, tutti indefiniti, anche le puttane n on sono proprio tali, Nelly ne è l’esempio calzante. Ma è difficile trovare in tuttoquesto un cenno di speranza, la storia è pessimista, acida, ma anche abbastanza reale.E MacOrlan, che aveva ambientato questa storia nella prima parte del Novecento sembra ammonire
che i tempi cambieranno e il peggio arriverà.
Il romanzo può anche essere inquadrato alla luce di quei movimenti, di quei personaggi che in qualunque tempo hanno scelto di vivere in modo indipendente, fuori delle
regole, infischiandosene di qualunque sia il potere. Molti hanno parlato di boheme per fotografare appunto quello che è uno stato d’animo, stato d’animo, attenzione che
non ha niente a che vedere con quella comunità che sono fuori della società ma perché appartengono al mondo del crimine.
Il Lapin agile era un famoso locale di Montmatre che ospitò tutte le avanguardie, tutti gli irregolari, i non conformisti, e appunto per questo fu scelto da Pierre MacOrlan,
un autore come detto variamene apprezzato. Questo e altro si può anche ricavare dalla postfazione di Francis Lacassin.
In conclusione un libro grandioso, quasi “storico” nel definire un’epoca attraverso questi apparenti relitti umani.
GIUSEPPE PREVITI