“L’EROTISMO DI OBERDAN BACIRO” DI LELIO LUTTAZZI- ENAUDI
2 Novembre 2012“LO STRANO CASO DEL BARONE GRAVINA”DI STEFANIA VALBONESI ROMANO EDITORE
6 Novembre 2012Cinque personaggi si vengono a trovare in una notte tempestosa in una locanda di Montmatre, il Lapin agile e qui saranno costretti a battersi con una banda di malviventi nascosti tra le tenebre. Quattro sono uomini, un giovane squattrinato che cerca l’occasione della sua vita,un disertore,un pittore tedesco e un inquietante macellaio e tutti andranno incontro verso un destino assai tragico. La quinta è una donna,Nelly, “al tempo stesso candida e furba”, abituata a sfruttare il proprio corpo pur di vivere, senza nessuna remora morale, pronta ad ogni compromesso, ma nonostante tutto saprà cavarsela e affrontare la vita.
Pierre Mac Orlan(pseudonimo di Pierre Dumarchey) è stato autore di romanzi,racconti,reportage, ma anche di celebri canzoni e pure di fumetti. Porto delle nebbie fu scritto nel 1927,e undici anni dopo dal romanzo con la sceneggiatura di Jacques Prévert e di Marcel Carné e dello stesso Orlan fu tratto un celebre film con Jean Gabin, Michèle Morgan e Michel Simon.
McOrlan è un bravissimo e apprezzato scrittore, molto considerato ai suoi tempi da Proust,Artaud,Prévert, oggi forse non molto conosciuto. Abitava in un immenso baraccone senza finestre arredato con pile di giornali che gli facevano da letto,da tavolo e d’inverno da coperta.
Uno dei locali della sua epoca era il “Lapin agile”, in Montmatre, tutti i bohémien, gli irregolari,gli avanguardisti dell’epoca lo frequentavano,ma lo avevano frequentato Toulouse-Lautrec,
Manet,Apollinaire,Mogliani,Picasso, Verlani e tanti altri ancora.Vi bevevano vino, vi fumavano haschic, e poi facevano da contorno alle vere attrazioni del locale, l’asinello Lolo, una capra,un cane,una cornacchia che sciamavano tra i tavoli. Una vera e propria osai tra le brutture del mondo esterno, anche se tavolta potevano riaffiorare dalle nebbie del passato delle figure inquietanti che potevano minacciare quella sorta di paradiso.
Nel Porto delle nebbie di Orlan c’è la nebbia,ma non un porto,la vicenda infatti si svolge a Montmatre. Sarà il film a introdurre nella storia il porto di Le Havre.
Quai des brumes è il titolo originario,quai sarebbe una banchina, ma forse sarebbe meglio intenderlo come un crocevia, un luogo d’incontro, un incrocio tra cinque individui. Un pittore tedesco, dalle fosche premonizioni, un soldato avviato a disertare, una donna facile, un macellaio disposto a tutto e un giovane anticonformista,che sarà un po’ l’alter ego dell’autore.
In una notte di nebbia e neve si rifugiano in una bettola in cima a Montmatre, e cominciano, tra una bevuta e l’altra, a parlarsi,a sfogarsi, a confessarsi. Fuori del locale si annidano dei banditi, ne verrà un conflitto a fuoco, solo uno si salverà.
Se oggi il Lapin-Agile è un locale tipico per turisti, allora era un posto assai turbolento, frequentato da artisti ma anche da brutti ceffi, non c’era da meravigliarsi,specie ai primi del Novecento, se non vi fosse molto rispetto per la vita umana.Addirittura fu ribattezzato Les Assassins. Ebbe varie gestioni,poi divenne un locale alla moda frequentato da tantissimi artisti.
Tra i frequentatori degli anni Venti e Tranta ci fu anche il nostro autore.Che poi avrà una carriera sfolgorante, accademico, insignito della Legion d’honneur.
Nel Quai des brumes la sua vena è molto corrosiva,acida, crudele verso una società che forse cerca se stessa ma non sempre vi riesce. Céline scrisse nel 1938:”Mac Orlan aveva già visto tutto,capito tutto,inventato tutto.” Certamente dalle pagine di Orlan trasuda una società, una Francia,una Europa, troppo addormentate sugli allori, di un sonno ipocrita, quasi incapace di pensare a quel che avverrà pochi anni dopo.
Libro e film suscitarono critiche e diffidenze, un sasso nell’ipocrisia del tempo, troppo noir, ambienti troppo sordidi, addirittura ebbero l’accusa di disfattismo. Ma Mac Orlan sembra voler fare vivere gli aneliti libertari, le passioni individualiste non prive di eroismo, certamente è forte il connotato antiborghese. E in questo avviarsi verso le tragedie della seconda guerra mondiale il romanzo ha un anelito di rivalsa sociale, quasi un precursore di quel neorealismo ricco di speranze del nostro dopoguerra culturale.
Se ci sono e ci sono delle nebbie c’è anche un anelito di speranza in queste pagine non soltanto negative. Nebbie quindi intese come un simbolo che traduce il “pessimismo sociale “dell’autore.Un libro notevole, da riscoprire, e da segnalare anche per la grande espressività della forma narrativa che può anche essere superiore alla storia in sé e per sé.
.GIUSEPPE PREVITI