“LA VENDETTA”DI MARCO VICHI- GUANDA
28 Maggio 2012“VENTI CORPI NELLA NEVE”DI GIULIO PASINI-FANUCCI TIME CRIME
19 Giugno 2012Con Il ragazzo che io fui Sergio Zavoli compie un grande excursus nella sua lunga vita,un vero viaggio nella memoria.Sotto la forma di un racconto a un giovane nipote,Andrea,ecco che Zavoli ci svela la sua vita pubblica e privata,ma nel parlare di sè è come se parlasse dell’Italia,quella che lui ha vissuto.Direttore di giornali,condirettore del TG1,presidente della Rai,
autore di inchieste televisive,direttore del GR1, creatore del famoso “Processo alla tappa”, senatore della Repubblica. Ma anche giornalista,scrittore,poeta.Vincitore di numerosi e importanti premi per le sue molteplici attività. Attualmente,tornando agli impegni pubblici,è presidente della Commissione di vigilanza della Rai.
Sicuramente ci siamo dimenticati di qualcosa, una cosa importante per lui e per la sua formazione,è cresciuto a Rimini, lui ci tiene molto a dirlo.
Partiamo dai ricordi dell’infanzia, il più insistente è legato appunto a Rimini,quella degli amici di un tempo come Federico Fellini, una città che oggi non c’è più ,allora non c’erano discoteche e altri templi del turismo di oggi.Zavoli e i suoi amici i bagni li facevano vicino al molo fra i grandi blocchi di cemento,le spiagge erano per i signori turisti…Era la Rimini dei vecchi anarchici,dei socialisti, ma anche dei balilla di cui anche lui farà parte con tutti i rituali del caso…Insomma un Amarcord in piena regola in cui non può mancare l’amico Federico,di tre anni più grande, già frequenta compagnie di ragazzi più grandi, dimostra talento per il disegno,lascerà presto la città, ironia della sorte non vi tornerà più se non nell’estate del 1993 e proprio a Rimini lo coglierà l’ictus fatale, e nel mentre è ricoverato Zavoli va a trovarlo e e <Fellini gli chiede in continuazione perché proprio a Rimini doveva tornare per morire…..
Alla fine del 1943 anche Zavoli fugge da Rimini per non rispondere alla leva della Repubblica sociale,fugge in Umbria e poi si aggrega alla Ottava Armata che risale la costa adriatica.E una volta tornato a Rimini esordisce nel giornalismo nel 1946 diffondendo un giornale parlato di pubblicità e informazione,diffuso via cavo….con le parole portate dal vento nelle case
Ecco la vocazione che non verrà mai meno, parlare,raccontare agli altri,un esempio di cronista perenne nel tempo.Lascia Rimini, ha solo 24 anni,e lo troviamo alla Rai, nel ’47 la sua prima radiocronaca diretta,Roma-Fiorentina dal Flaminio.Qui inizia il lungo cammino di Zavoli nello sport,una carriera lunghissima,uno sport a cui lui si accosta con pudore,partecipazione,sincerità, il calcio quindi e poi il ciclismo.A proposito di calcio lui ha anche giocato,in porta, dove nessuno vuole andare,ma per lui la porta voleva significare il luogo simbolo della partita, era lì che vi si decideva tutto.Ma la sua passione e il suo estro si manifestarono principalmente nel ciclismo.Zavoli è innamorato dell’andare dei ciclisti,ragazzi che pedalano e pedalano felici perché non si risparmiano mai, pagano in prima persona.E spicca il racconto dell’epica vita di uno di loro,Fausto Coppi,qualcosa più di un corridore,un fenomeno vero e proprio. Un personaggio eccezionale, per la grandezza delle sue imprese e per la sfortuna che lo ha sempre accompagnato nella vita oltre che nella carriera.Zavoli lo reputa un personaggio da romanzo e ne canta l’epicità e la purezza del purosangue.Ma principalmente il ritratto che Zavoli fa è sì del Campionissimo ma principalmente è dell'”uomo”Coppi,mescolando aneddoti e immagini della storia sino all’attimo finale quando “Fausto morì ucciso da una zanzara”.E in queste pagine oltre che una malinconica nostalgia si rileva la notevole differenza tra un ciclismo e i suoi protagonisti da leggenda con quello ben più affettato e inconcludente di oggi…
Ma le memorie di Zavoli sono tantissime. Vedi lo Zavoli giornalista che intervista i brigatisti rossi per ricostruire tutta l’amara vicenda legata ad Aldo Moro, vedi i suoi reportage da Chernpobyl, dal Vietnam,dall’India dei disperati, dal Brasile delle favelas,dal Ruanda dei soldati bambini. E ancora inchieste,interviste, gli attentati degli anni di piombo, con la vita di Zavoli passa anche la vita del Paese.Un “cantore della nostra storia”, un ritornare alla “memoria”la sola che ci offre la chiave per capire tante cose.
Questo libro alla fin fine è lo sforzo di voler far capire ciò che la memoria,dalla più lontana alla più recente, può lasciare in un bambino, svelare quel che accadde ieri per svelare nel contempo l’oggi.Ma anche l’esigenza che la storia,in tutti i suoi andirivieni,buoni e cattivi,resti sempre sotto i nostri occhi, con le sue colpe e i suoi meriti,le sue sofferenze e le sue epicità,
solo con la memoria si può ritrovare il senso delle cose.
GIUSEPPE PREVITI