“CHIACCHIERANDO CON L’AUTORE “: LORIANO MACCHIAVELLI
3 Aprile 2013” MA PER FORTUNA E’UNA NOTTE DI LUNA (Trilogia pucciniana con un delitto )- DI CRISTINA PRETI- ECLISSI EDIORE
7 Maggio 2013Per comodità di chi scrive e spiegare il perché di queste considerazioni ricordo che l’11 maggio prossimo si terrà a Pistoia un convegno che affronterà le prospettive
della letteratura gialla nel nostro Paese, tenendo conto ovviamente di tutto quanto è avvenuto nel corso del tempo, focalizzando la nostra attenzione sul periodo
che va tra gli anni sessanta e novanta, un periodo che fa da spartiacque tra il prima e il dopo. Chiaramente il convegno dal titolo “Sfumature in giallo e noir ” toccherà
vari argomenti, vi rimando al programma ufficiale sui nostri blog e notiziari , ma a me personalmente è toccato di occuparsi di un particolare periodo nella storia
del giallo in Italia, quello che va dal 1980 al decennio successivo, e così voglio anticipare alcune considerazioni.
Di fronte alla tanta narrativa italiana degli anni ’80 e ’90 importante è la funzione e la presenza del giallo. La letteratura poliziesca assume un ruolo sempre maggiore
che va oltre le tradizionali collane dedicate al giallo e al noir.
Il giallo ha una sua particolarità, ha due anime se vogliamo, quella c.d. “popolare” con le uscite periodiche e quella di ” alto livello” letterario, vedi i gialli firmati dai
vari Gadda, Sciascia, Eco, Durenmatt, Tabucchi.
“Il romanzo poliziesco è il frutto rosso sangue della nostra era—“diceva con una prosa un po’ ampollosa Augusto De Angelis negli anni Trenta. Anzi aggiungeva che nel
romanzo poliziesco ci riconosciamo come di fronte a uno specchio: “ognuno di noi può essere l’assassino o l’assassinato…”. Quindi fin da tempi molto lontani da noi si
rivendicava la dignità e la forza della scrittura di genere, oggi a parte le massime ci sono fior di nomi quali Scerbanenco, Camilleri, Macchiavelli, Guccini, Fois, Carlotto,
Pinketts, Gori, Vichi a testimoniare la bontà di questo genere di letteratura. Resta il fatto che il giallo si è dimostrato capace di sopravvivere al tempo, ancora oggi a
decenni di distanza dalla creazione sopravvivono, e in piena salute, innumerevoli personaggi da classici alla Maigret o alla Sherlock Holmes o in tempi più prossimi ai
nostri da Sarti Antonio a Montalbano.
Molto si è discusso sulla natura…criminosa delle provincie e delle città italiane quali ispiratrici di trame gialle, diversi anni fa Alberto Savinio si chiedeva “Dove sono i
mostri della criminalità, dove i re del delitto ? ” Ovvio che lui si era già data una risposta, ma poi nel tempo, e lo testimonia un apprezzatissimo saggio di Massimo Carloni
“L’Italia in giallo” dimostra che la provincia italiana è letteralmente “esplosa” come protagonista inquieta e piena di criminalità. E questo ha dato la stura a tutta una serie di trame
immaginate dagli autori di casa nostra, ma non solo. E’ in questo periodo che molti valenti autori stranieri da Dibdin alla Naab ad Harris hanno ambientato i loro gialli in
Italia creando dei protagonisti rigorosamente “autarchici” dal commissario Zen al maresciallo Guarnaccia. In unisono poi i grandi successi dei tanti autori italiani, molti li
abbiamo già citati. E’ un momento in cui sembra che tutti scoprano il giallo , Eugenio Scalfari, sia pure provocatoriamente, affermava che lo stesso aveva ucciso il romanzo.
In verità lui fa altre considerazioni, per lo più negative verso questa branchia della letteratura, però il fatto che ne parli, che dia quasi l’impressione di temerla, è di per se stesso
sinonimo della volontà di affrontare quello che per lui era n problema.
Il giallo è diventato poi negli anni considerati ancora più importante, e così pure grandi scrittori da Buzzati a Sciaascia, da Chiara a Bevilacqua, da Fruttero & Lucentini a Eco
scrivono gialli. Ma perché ? Perché attraverso la chiave del giallo si è cercato e anche riuscito di indagare sui malcostumi del nostro paese. Una serie di romanzi di fantasia
ma solidamente applicata alla realtà, una realtà sovente assai tragica. Arriviamo agli anni novanta che acquisiscono un grande significato per la letteratura di genere, pur
se è praticamente dagli anni sessanta che si assiste a una ascesa letteraria continua. Se compiamo un balzo indietro nel tempo le tappe significative dell’evoluzione del
poliziesco iniziano con De Angelis e il suo commissario De Vincenzi negli anni trenta, poi arriveremo allo Scerbanenco degli anni sessanta con Duca Lamberti e Milano Nera
per poi passare ad una visione più estesamente “geografica” dell’ambientazione proposta.
Le leggende milanesi di Lucarelli, Ciabattini, Pinketts, quelle napoletane di Ferrandino, Siviero, Buccini, quelle siciliane di Camilleri, Piazzese, Cacopardo sono pietre
miliari di un cammino che poi trova precedenti in Scerbanenco, Varaldi, Sciascia.
E ancora la “scuola” bolognese dal brigadiere Sarti di Macchiavelli al commissario Soneri di Varesi, mentre il Veneto è stato “cantato” a meraviglia da Massimo Carlotto che
ci ha descritto a meraviglia lo sfascio delle terre del Nord-Est. Caratteristica di questo periodo non è solo una letteratura ancorata alla realtà del momento ma anche la
capacità di saper interpretare e riprodurre le regole e la suspense propri del genere.
Un altro pregio degli scrittori di quel periodo è che hanno saputo adattarsi a varie forme di espressione che il genere offriva, dal noir alla spy-story, dal legal thriller al
procedural, dalla crime story al giallo umoristico. Questo però mai astraendo dal territorio dove si svolge l’azione, sempre rispecchiando la vita di tutti i giorni,la quotidia-
nità delle città e delle cittadine. Ecco quindi personaggi credibili, “reali”, così si spiegano anche le larghe concessioni alla…tavola, ma cosa c’è di più plausibile per rendere
una persona viva che il suo rapporto con il cibo ?
Oltre a una ampia localizzazione nelle nostre città altrettanto ampia la schiera dei protagonisti di…carta: poliziotti, detective, avvocati, magistrati, carabinieri, investiga-
tori privati, ex-carcerati (comunque tutti uomini e donne che vivono la realtà in cui operano .
Si differenziano invece alcuni autori che ambientano le loro opere nel passato, ricorrendo a investigatori…d’epoca da Publio Stazio a Nicolò Macchiavelli a Dante, offrendoci
comunque una perfetta ricostruzione del momento.
Se gli anni ’90 segnano l’inizio di un’epoca d’oro per il giallo si deve sottolineare che non sono altro che il risultato di un lavoro di maturazione iniziato molto tempo prima.
Ovviamente poi il tutto è frutto di un ottimo lavoro che accomuna scrittori e editori, questi ultimi hanno il merito di avere dato fiducia e spazio al giallo e al noir.
A tale proposito come non ricordare figure importanti come Alberto Tedeschi, Oreste Del Buono, Laura Grimaldi, Raffaele Crovi, Luigi Bernardi e ci scusiamo con chi
involontariamente tralasciamo di rammentare. A quello che è stato definito il boom del giallo anni 80/90 hanno nel campo degli autori contribuito ad esempio cavalli
di razza come Camilleri e Lucarelli, ma anche qui va detto che a monte, per loro come per altri, c’è un duro lavoro di gavetta, un conquistarsi via via spazio e notorietà,
un enorme lavoro di passaparola, un fiorire di iniziative legate a circoli culturali, librerie, associazioni ( ricordiamo che siamo lontani dai tempi del bombardamento on-line.
Omicidi, rapine, intrighi internazionali , truffe, rapimenti.atti terroristici, colpi di stato tutto trova spazio in questo genere letterario che fotografa quanto sta avvenendo sotto
gli occhi di tutti.
Sono passati quasi venti anni dal periodo che fu contrassegnato come “il boom del giallo italiano”, puntuale torna la domanda “dove va il giallo italiano?”. Ebbene, in un periodo
abbastanza difficile sotto tutti i punti di vista la “Repubblica del giallo ” ancora funzione e questo grazie a quanto di buono è stat0 seminato nei decenni precedenti.
Ma se il giallo in Italia ha una tradizione sua propria, esplode proprio nel decennio tra l’80 e il ’90. A tal riguardo stupisce un certo silenzio della critica. Il giallo ormai è
parte integrante della struttura narrativa, ma le sue strutture, le sue tecniche non sono sufficientemente studiate, come manca un dibattito approf0ndito su quella genera-
zione di giallisti.
Il giallo viene ormai usato non solo come lettura che assicura tensione e interesse ma anche come strumento per sviluppare indagini storiche, sociali, esistenziali
sulla realtà contemporanea. Che poi chi scrive gialli si diverta a praticare un gioco letterario raffinato è un altro discorso, vedi ad esempio Montalbano che legge Simenon o
Montalban, si pratica una sorta di “romanzo nel romanzo”.
Un romanzo che negli anni ’80 fece epoca e fu considerato una pietra miliare nello sviluppo del giallo fu senza dubbio “In nome della rosa” di Umberto Eco. Ma quel che contò
maggiormente fu la nascita ( o rinascita) di un romanzo con intrecci precisi, personaggi mirabilmente descritti, con molta attenzione al dialogo che è più vicino al comune
parlare ( probabile l’influsso di cinema e televisione) ed è assai meno intellettualizzato.
Si arriva a storie raccontate con un gusto più nuovo vedi il duo Guccini-Machiavelli, lo stesso Camilleri, vedi Lucarelli, importante è anche la funzione dei dialetti (in questo
Andrea Camilleri è il capostipite).
Si ricorre al giallo-denuncia, al giallo-inchiesta, con la scrittura di libri che ci fanno vedere i silenzi e le omissioni della storia ufficiale, spesso reticente se non addirittura menzognera, ecco testi importanti di Lucarelli, Macchiavelli ( costretto ad usaree uno presudonimo….) e altri ancora. Va detto che negli anni Settanta forse la denuncia ha un carattere più ideologico , mentre negli anni Ottanta e Novanta nei gialli si cerca un maggior realismo e la storia è come sottoposta a un a indagine, cioè la si viviseziona come se si dovesse trovare la soluzione a
un omicidi0. Quindi il giallo come strumento migliore grazie al suo rigore logico per analizzare le contraddizioni del tempo moderno.
E questo è un assunto che se valeva per quei decenni ancora oggi è più che mai attuale.
GIUSEPPE PREVITI