” NELLE FAUCI DEL MOSTRO” -Antologia- AA.VV. – A cura Andrea Gamannossi
22 Novembre 2016IL CAMMINO DI UNO SCRITTORE: MASSIMO TALLONE
30 Novembre 2016Siamo nella Livorno dei giorni nostri quando un crocerista americano viene trovato ucciso nel canale del Voltone sotto
la centralissima piazza della Repubblica. Si incarica delle indagini il commissario Botteghi, coadiuvato dai fidi Busdraghi e Mantovan.Viene ritrovato un vecchio diario appartenuto a un soldato americano che aveva combattuto a Livorno ai
tempi della guerra di liberazione. Leggendo quelle pagine si vede che il soldato insieme a un gruppo di partigiani avevano
occultato qualcosa di misterioso ( si ritiene un tesoro in oro) sotto la piazza in cui era stato rinvenuto il corpo dell’ameri-
cano. Sarà una indagine assai difficile mescolando fatti e personaggi del passato e del presente. Importante sarà riuscire
a capire che cosa avevano deciso quegli uomini una volta finita la guerra. Nessuno aiuta il commissario, i parenti di
quegli vogliono scoprire dove è nascosto il tesoro, l’ambasciata americana vuole che il caso sia chiuso alla svelta per evitare scandali. E poi ci sono ancora i contrasti, anche feroci, tra partigiani e fascisti. Insomma sembra che la verità
non interessi nessuno, salvo il commissario….
Dopo L’odore del salmastro dei fossi Diego Collaveri torna con il coimmissario Botteghi, in un nuovo romanzo L’arco del Voltone, sempre ambientato a Livorno. Una Livorno descritta in maniera molto asciutta, senza orpelli, coin un taglio
cinematografico, genere di cui del resto il nostro autore è un buon esperto.
Una storia che alterna passato e presente una storia che ci fa vedere Livorno con le sue piazze, le sue strade, i suoi
ristoranti, le sue atmosfere, una storia che ci porta dentro l’anima della città, ma anche dentro la sua storia. Ecco che
assemblando tutto questo, e l’autore ci riesce in pieno,nasce questo romanzo. Un romanzo strutturato su un andare e
venire tra presente e passato. Siamo nel 1947 quando si ritrovano alcuni ex-partigiani che hanno nascosto e vogliono
proteggere un qualcosa che non conosciamo ma immaginiamo di grande valore. Non vogliono che l’avidità rovini
i loro discendenti e ne condizioni la vita.
Dal passato si torna al presente, ai nostri giorni, entrano in scena il commissario Botteghi e i suoi uomini, quando un
americano, un turista in crociera, viene ripescato assassinato nel canale che passa sotto la grande Volta. Sopra di questa
si erige la grande piazza, conosciuta come il Voltone. I poliziotti si recano a bordo della nave da crociera, ricostruiscono
i movimenti del turista, che però più che un vacanziere è sembrato uno che avesse scelto un mezzo insospettabile per
raggiungere Livorno. Tra i suoi effetti personali trovano un vecchio diario scritto in tempo di guerra da un artificiere,
di stanza a Livorno ai tempi della guerra e parente della vittima. Leggendo quelle pagine si ha appunto notizia di un ac-
cordo tra l’americano e un gruppo di partigiani per nascondere qualcosa nelle viscere della città.
Questo romanzo è una via di mezzo tra un noir mediterraneo e un giallo storico, con protagonista un poliziotto tormen-
tato dal suo passato, gli hanno ammazzato la moglie, la figlia lo ha lasciatio, e lui ha trovato rimedio nell’alcol e nel fumo.
Tutti i personaggi del resto hanno a che fare con dei cattivi ricordi, o per meglio dire la più parte di essi.
Caratteristica fortemente delineante è l’individualismo dei vari protagonisti. Ad esempio il duo dei giovani poliziotti che
affiancano il commissario, i due pendono dalle sue labbra, ma capiscono anche i suoi momenti difficili. Altro personag-
gio che colpisce è Corsini, uno che si è fatto da sè, vuole a tutti i costi ricostruire la propria identità di ragazzo senza
padre, e poi si è dato tanto da fare per affermarsi commercialmente.
Collaveri tesse con abilità i vari filoni della trama, riuscendo a ricavare un asssetto funzionale e accattivamte per il lettore.
Il segreto del Voltone annovera anche vari personaggi femminili, tra cui spiccano Jenny la responsabile della biblio-
teca, e sono anche indovinati i ritrattini delle suore che avevano curato uno dei vecchi partigiani.
La storia ha un finale abbastanza imprevedibile e affatto scontato, e non manca una lezione morale sui cattivi effetti
che può avere l’improvvisa ricchezza.
GIUSEPPE PREVITI