“SHERLOCK HOLMES E I DISEREDATI DELL’EAST END” DI ENRICO SOLITO- CASTELVECCHI 9.O3.21
9 Marzo 2021” TRE” di GIUSEPPPE “LEO” LEONELLI- I LIBRI DI MOMPRACEM ( BETTI EDITRICE) 13.03.2021
13 Marzo 2021Torino, febbraio 1975, qui conosciamo l’agente della Mobile Bemevento, un poliziotto corrotto al soldo dei Catanesi. Torino è al centro di loschi traffici, dalla droga alla prosti-
tuzione, dalla violenza di natura criminale alla violenza di matrice politica. L’agente Benevento viene considerato un poco di buono dai colleghi ed è ritenuto un pessimo ziotto.La città , come ci racconta il libro, vive periodi difficili, la criminalità organizzata è controllata dai Calabresi e dai Catanesi, ma ci sono anche molti attentati di natura
terrortistica.
Benevento si deve occupare di una tentata estorsione, ma la faccenda si complica quando la figlia dell’estorsore viene trovata uccisa per strada, sembra per una dose eccessiva deroina, ma il padre della ragazza dice che è una messinscena, la ragazza non aveva mai fatto uso di droghe. In questa indagine Benevento viene affiancato da un collega ,un
tipo manesco e molto invadente, e la domanda che sorge spontanea è perché questa inchiesta è stata affidata al peggior poliziotto della squadra mobile,. Ma l’incarico dato al-
l’agente Benevento prevede soltanto la ricerca del pusher che avrebbe fornito la droga alla ragazza. Ma lui non è convinto, scopre che ci son ben altre storie che girano intorno
al nome della ragazza e prosegue nell’indagine, scoprendo che a monte di tutto ci sono ben altre storie di malaffare e di cattiva politica, tipiche del resto di questo Paese….
In questo poliziesco di Pierluigi La Rotonda,Il solito vizio, ambientato nella Torino degli anni’70. La cosa inedita è che il protagonista della storia è un poliziotto corrotto,
per anni al soldo della mafia. Ci troviamo in una Torino piovosa, grigia,nebbiosa, dall’atmosfera abbastanza oscura, che non è soltanto quella atmosferica ma anche quella del clima sociale e pubblico che vive la città. La cronaca nera è sempre ricca delle imprese dei clan dei catanesi e dei calabresi che controllano la malavita cittadina,mentre il clima
politico è intorbidito dagli attentati terroristici.
L’agente Benevento si definisce “il peggior sbirro della città”. lui non si sente né un eroe né una vittima, aspira solo a incarichi tranquilli e poco pericolosi, e poi tutti sanno che ha
preso soldi dai catanesi per chiudere gli occhi sui loro traffici illeciti legati alla gestione delle bische clandestine. IL fatto singolare è che è proprio lo stesso agente ad essere l’io narrante della vicenda che inizia con l’arresto di un ricattatore e dalla morte della figlia di lui, apparentemente dovuta a una overdose.
Benevento è in caricato di trovare chi ha fornito la droga alla ragazza ma man mano che procede nell’indagine,oltre ad appassionarsi al caso in sè, finisce per rivelare doti di poli-
ziotto capace ma anche di possedere un’anima e di voler dare giustizia alla ragazza uccisa. Il nostro poliziotto si trova a dover fare i conti con un mondo di disperati che hanno ben poche possibilità di riscatto, d’altra per i suoi superiori e i colleghi anche lui è un “disparato”, ormai segnato a vita.
Così lui finisce per trovarsi in un continuo andirivieni da un quartiere all’altro.a correre pericoli,, a sentirsi sempre inadeguato alla vicenda, ma ciò nonostante non si tira indietro e comincia a rovistare in un mondo dove violenza, truffa, prostituzione, spaccio, morte hanno piena cittdinanza. Una umanità dolente, dove spesso non di distinguono le vitt time dai colpevoli, come del resto quella foschia che opprime tutta la città e che nasconde o rivela a un tempo bellezze e bruttezze.
L’atmosfera è sempre molta intensa, uno stile di scrittura ruvido e diretto, fa ricordare molto le sceneggiature dei poliziotteschi anni Settanta,
In tutta questa situazione l’agente Benevento si muove lasciandosi un po’andare alla corrente, del resto si è fatto corrompere più per codardia e ignavia che per effettiva propensione al male. E così si proiettano in questa storia eventi di vari decenni fa, ma che poi a ben pensarci bene sembrano legati da un filo continuo fatto di morti, di
delitti, di vizi che non hanno epoca., e forse resta la paura che certi problemi non sono mai stati superati,Ma c’è anche la voglia di credere di essere arrivati ai giorni nostri
facendo tesoro e testimonianza del passato, ma èun passato pieno di “vizi”, vizi che riappaiono puntuali anche ai giorni nostri.
GIUSEPPE PREVITI
–