” ROSSO BASTARDO” di FERDINANDO PASTORI- Edizioni Clandestine
25 Marzo 2016” MR.PINKERTON HA UN INDIZIO ” DI DAVID FROME- POLILLO EDITORE
31 Marzo 2016Il capitano dei carabinieri Pietro Colaprico indaga con il carabiniere indigeno Ogbà su una improvvisa serie di morti nell’Eritrea coloniale. Infatti
vengono trovati impiccati a un sicomoro troppi uomini impiccati per non destare dei sospetti- Se ne occuperanno il capitano e il suo fedele aiutante ma si troveranno anche immersi in una situazione incandescente perchè non si capisce quali siano le reali intenzioni dell’Italia verso la colonia.
Si sta attraversando un periodo molto difficile, nel Paese si trovano speculatori, avventurieri, nobili spiantati e poi naturalmente ci sono le genti
del posto.
In tutto questo Colaprico si deve quindi occupare di questa improvvisa epidemia di morti, e si chiede, e chiede al suo ” Sherlock Holmes” Ogbà,
” ma si può davvero, e così in tanti morire per niente ? “. Troppe circostanze per non indurre in sospetto, anche perché poi l’inchiesta diventa
ancora più urgente perché allo stesso albero viene trovato appeso il marchese Carlo Maria Sperandio.
Ma nella colonia Eritrea tutto è ormai possibile, ormai è diventata una specie di Far West, tra l’altro sembra sia statp trovato l’oro e questo accende ulteriori cupidigie, di tutto ora si rovescia sul territorio e gli equilibri sono quanto mai precari.
Chi è venuto per arricchirsi, chi per speculare, ci sono anche dei sognatori, poi i militari del corpo di spedizione, e le donne, alcune bellissime, gio-
vanissime, presto madri e così ecco una nuova generazione di meticci. Tra tutti questi soggetti, alcuni anche interessanti, vi è perfino chi ha cono-
sciuto Rimbaud,la storia prosegue il suo corso, anche se non sono bei tempi, siamo nei ” tempi delle iene “:
Ecco nelle librerie Carlo Lucarelli con Il tempo delle iene. Dopo Albergo Italia ritroviamo la coppia, molta azzeccata, costituita dal capitano e da
questo carabiniere con il pallino delle investigazioni, oltre che arguto osservatore di quanto avviene intorno a lui. Siamo a primi del Novecento
l’Italia si vuole affermare come potenza coloniale, ma è una terra dura, aspra, che oltre ha acceso anche la speranza che vi siano i giacimenti d’oro
e così vi capitano individui di ogni genere, il che porta anche a inevitabili situazioni di ogni genere con risvolti spesso drammatici e criminosi.
In una mattinata arsa dal sole a dal calore un giovane pastore trova impiccato a uno dei secolari sicomori un morto impiccato. E’ un colono della
stazione agricola del marchese Sperandio. Ma la situazione precipita, l’indomani altri due uomini vengono trovati appesi ai rami, ma il fatto ancora
più clamoroso è che il terzo giorno si trova un altro impiccato, il padone della stazione agricola, un bianco, un italiano, il marchese Sperandio che
si era trasferito in Eritrea con la moglie Anna Maria.
Arriva a investigare, insieme al saggio Ogbà, il capitano dei Regi Carabinieri Piero Colaprico, che tra l’altro conosceva bene sia il marchese di
cui era un vecchio amico e la moglie, che era stata una sua antica fiamma prima che lui l’abbandonasse e lei allora sposasse Sperandio.
Non è facile trovare tracce o testimoni in queste lande infinite, e l’unica testimone, una vecchina che viveva presso i sicomori in una capanna
isolata insieme a delle iene, viene trovata barbaramente uccisa.
La moglie del marchese vuole che il caso venga chiuso alla svelta per poter disporre subito dell’eredità, Colaprico si imbatte in omertà e resisten-
ze di ogni genere, in giro dilaga la febbre dell’oro, tutti sognano facili arricchimenti, anche se poi il risveglio sarà molto amaro.
Una storia con molti aspetti di verità, quindi questo confezionato da Carlo Lucarelli potrebbe appartenere di diritto alla serie dei ” gialli storici”,
evidente la scelta di una trama accattivante e piena di suspense e di misteri con l’intento di farci rivivere un’epoca del passato con i suoi problemi
e le sue cattiverie, e anche qui si può dire che molto di quel che avviene può benissimo essere rapportato al nostro presente.
Protagonisti di questa nuova storia che Lucarelli dedica all’Eritrea, e quindi pensiamo anche alla moglie Yodit che vi è nata, quata nuova coppia
poliziesca Colaprico/Ogba che sembra una sorta di ulteriore omaggio a due grandi della storia investigativa, ossia Sherlock Holmes e il dottor
Watson. I due indagano in una situazione abbastanza complessa, il territorio è attraversato da tante pulsioni, molti i persomaggi che si incontrano.
Lucarelli con una prosa fluida, scorrevole anche se il linguaggio è assai ricercato, specie nei tanti termini indigeni usati, ci offre una storia piena di
umori, di motivi, di fatti il che rende subito avvincente la lettura. E così siamo arrivati al terzo capitolo di quella che ormai è una e vera e propria
saga, dove si parla al passato ma anche con lo scopo di insegnare qualcosa all’Italia di oggi.
E d’altra parte se vediamo la storia dei personaggi creati o “romanzati” dal nostro autore e ci riferiamo al grosso lavoro di ricerca dei documenti
che testimoniano quell’epoca vediamo che l’amministrazione coloniale viveva le stesse ambasce dei nostri governanti, corruzioni, tangenti, mafia,
tagli dei fondi da parte dello Stato e così via. Effettivamente sembra che niente sia cambiato in questi…cento anni.
Come dicevamo la parte poliziesca del romanzo è affidata a una coppia ineditta, un capitano dei carabinieri reali d’Africa nella colonia eritrea che
si avvale di un assistente di colore, il brigadiere Ogbà. Questo è un personaggio che si è quasi….imposto al suo autore, all’inizio c’era solo Colaprico
poi, anche perché affascinato da certi racconti della moglie su suo nonno, ne ha fatto un personaggio completo e sempre più interessante. Colaprico
lo chiama confidenzialmente Holmes, ed Ogbà alla fine sbotta nel suo linguaggio tigrigno mescolato all’italiano :” Ma chi minchia è questo Sherlock
Holmes ? “….. Per inciso qualcuno si chiede chi nella coppia è Holmes e chi Watson, io credo non lo sappia neppure l’autore, o se si vuol dare fede
a Colaprico la mente è l’investigatore di colore….
Evidente l’omaggio al giallo classico anche se poi Lucarelli mira più a creare un’atmosfera, a immedisimarsi in un periodo, a studiare i lati oscuri
delle persone e quindi a interessarsi meno della soluzione del caso.
Riesce anche il romanzo a farci capire quali sono i rapporti tra italiani e eritrei, un rapporto non facile, non ci amano, non sempre capiscono
il nostro modo di agire, pensano addorittura che noi ci si perda dietro cose inutili. Tutto questo Lucarelli lo ha fatto tramite le parole dei suoi
personaggi, bianchi e di colore, e anche le contraddizioni anche di coloro che si sono “italianizzati”, certo fieri di appartenere a questo nuovo mondo
ma nel contempo sconfortati perché sono pur sempre dei vinti.
E resta questa immagini di tempi delle iene , non solo gli animali, ma le ” iene ” umane che si aricchiscono, uccidono, rubano, speculano, trafficano,
imbrogliano. Certo non sono tutti cattivi, ci sono anche i buoni, ma quanta fatica per loro,
GIUSEPPE PREVITI