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13 Marzo 2017Il Greco, alto esponente dei Servizi Segreti, voleva proteggere a tutti i costi le persone che amava, ma dopo l’incidentehe costò la vita alla moglie, portò via da Genova il figlioletto Alessandro. Si sono stabiliti in un casale isolato in
Toscana, insegnandogli a vivere, facendolo studiare, ma principalmente formandolo come una macchina da guerra,
rendendolo però una sorta di lupo solitario.
Quando inizia la nostra storia Alessandro Kostas è una sorta di gigante di 36 anni, che vive come una sorta di randa-
gio. Scomparso il padre, un uomo che per il suo mestiere ha avuto a che fare con gli affari più sporchi del Paese, ad
Alessandro viene letto il testamento che gli rivela una realtà di cui non può non tener conto, come pure gli sarà annun-
ciato un colloquio con un ex collega del padre. Alessandro è colpito profondamente da quanto apprende e decide di
fare assolutamente luce sulla morte della madre.
Torna quindi a Genova dove dovrà compiere un viaggio a ritroso nel tempo per venire a contatto con i misteri più
oscuri della sua famiglia, rintracciando anzitutto gli ex-colleghi del padre.
La lettura del testamento gli ha aperto gli occhi e lo ha spinto a dare una nuova svolta alla sua vita.
Bruno Morchio con Il Testamento del Greco affronta il tema dei Servizi Segreti e di tutto quanto vi gira intorno,
iniziando proprio dalle conseguenze che possono ricadere su chi è figlio di un agente dei servizi. Ne nasce un in-
teressante gioco a incastri in cui all’autore importa indagare sulla psicologia umana ma anche sullo spirito di Ge-
nova, che oltre tutto è la sua città. Una città vista nel suo lato più oscuro, piena di ombre,sembra ideale per nascon-
dere segreti e misteri.
Questo romanzo è una spy-story scritta con un ritmo assai intenso e incalzante, con molte scene di azione, ma anche
con un occhio di riguardo al sorgere di un sentimento tra Alessandro e la figlia di un altro agente segreto, altra disadattata quasi a significare che le famiglie di chi opera in certi settori ne risentono enormemente.
Morchio crea un nuovo personaggio, Alessandro Kostas, che il padre ha fatto crescere imponendogli una dura disci-
plina di tipo militare, con le conseguenze di una vita arida, senza relazioni, in un cascinale isolato del senese.
Dopo la morte del padre il giovane viene a Genova per scoprire gli assassini della madre, uccisa per colpire il padre,
che aveva militato nei servizi segreti. Il giovane Kostas manca da Genova dai tempi dell’incidente, non vi è più torna-
to, ma ora sente che il momento è quello giusto, dopo le rivelazioni del testamento.. Genova è una città difficile,piena
di traffici e di malfattori, per il giovane Kostas è tutto da scoprire e lui si sente abbastanza spaesato in una città in cui
stenta a inserirsi.
Andrea è un omone alto due metri, il padre lo ha allevato insegnandogli i segreti del mestiere, è una sorta di guerriero
che ora potrà mettere a frutto gli insegnamenti ricevuti in questa Genova che non riconosce più rispetto a quella della
sua infanzia. Comincia a cercare i superstiti colleghi del padre per ricostruire quel che successe veramente.
UN romanzo che si legge tutto d’un fiato, bella la struttura narrativa, i personaggi sono delineati con grande umanità,la
trama è sviluppata come in un romanzo d’avventure, e come in ogni romanzo d’avventure che si rispetti non può mancare il finale consolatorio.
Un altro pregio di Morchio è nell’essere bravo nel raccontare la sua storia, facendolo senza sbavature, con una scrittura
semplice e concisa. Vari i personaggi che incontriamo, di tutti è ben curato il profilo psicologico. Un romanzo che al-
terna passato e presente, e poi, tipico del resto degli scritti di questo scrittore, c’è Genova con la sua storia, le sue atmo-
sfere, le sue paure,le sue congiure.
Per il nostro autore un passaggio dal mitico Bacci Pagano a questo ” gigante buono” che si può pensare di ritrovare presto.
C’è anche la riscoperta di un tema, la spy-story, certamente modernizzata, dice un vecchio agente ” E’cambiato tutto,
è l’alta finanza ad avere il controllo dei popoli, agli altri non resta che mettere le bombe……”
Ma un finale consolatorio non chiude la porta alla speranza……
GIUSEPPE PREVITI