“CAFE’DO MAR- Vizi e delitti di gente perbene ” DI VINCENZO MARIA BRIZIO – GIOVANE HOLDEN EDIZIONI
30 Aprile 2013” MA PER FORTUNA E’UNA NOTTE DI LUNA (Trilogia pucciniana con un delitto )- DI CRISTINA PRETI- ECLISSI EDIORE
7 Maggio 2013Enrico Deaglio
, giornalista e scrittore ci racconta una storia, di un uomo mite ma coraggioso, quella del giudice Paolo Borsellino. Venti e poco più anni fa, il 19 luglio
del 2012, a Palermo in un condominio di via D’Amelio entra Borsellino, deve portare sua madre dal medico. Ma non fa in tempo a entrare che un boato tremendo scon-
volge la stradina, auto scaraventate in aria, muoiono Borsellino e cinque agenti della scorta.
Paolo Borsellino ripeteva spesso una frasse tratta dal Giulio Cesare di Shakespeare “…è bello morire per ciò in cui si crede….”. Ma se lui dall’Alto da dove ci guarda non
può avere rimpianti in questo senso, è anche vero che con quella morte inizia un mistero che ancora oggi non è stato chiarito. Con “Il vile agguato ” Deaglio affronta quindi
una storia tremenda che come recita il sottotitolo è una storia di “orrore e di menzogna”. Intanto negli anni si sono indicati sempre nuovi colpevoli, in un susseguirsi di
colpi di scena e di illazioni sempre diverse. Variano i nomi dei colpevoli. gente che si è autoaccusata addirittura del massacro, ma poi sono risultati dei mentitori. Perché
viene da chiedersi. Ancora, è colpevole la mafia, no lo stato, no mafia e stato collusi. <Sono stati dei politici, no sono stati i Servizi, anzi i Servizi deviati. E giacché ci siamo
i grandi industriali del Nord,no, un ministro. Per carità, è opera dei carabinieri.
Insomma misteri e uomini del mistero si intrecciano, si susseguono, le verità più incoffessabili si delineano sullo sfondo di un momemto storico e di un paese che ha
sempre avuto qualcosa da nascondere.
Paolo Borsellino era un uomo coraggioso, onesto, possiamo definirlo un eroe, anche se chi fa il suo dovere non ha bisogno di tanti superlativi, semmai l’onestà, il coraggio
sono mancati in chi ha condotto le indagini, non si è cercata la Verità con la V maiuscola, ci siamo accontentati di versioni di comodo, di finti colpevoli , di mezze verità.
Ancora oggi, per carità, si continua a scavare, il fatto è capire cosa è vero, cosa è falso, Deaglio con questo suo libro ha cercato di farlo.
Il vile agguato.Chi ha ucciso Paolo Borsellini. Una storia di orrore e di menzogna. Leggendolo si scoprono anni di depistaggi, di bugie, di falsità, di corruzioni, abbiamo
intitolato strade e scuole al magistrato scomparso ma sembra che ci siamo lavati la coscienza con questo. L’impressione è che non si siano voluti scoprire i veri colpevoli,
questo lima e abbatte la fiducia nelle istituzioni, la diffidenza verso coloro che dovrebbero dare delle risposte esatte.
Eppure le stesse domande, le stesse sensazioni si erano avute non molto tempo prima quando era stato assassinato in un altro attentato Giovanni Falcone. Anche allora ci
eravamo chiesti perché ? come ? chi ? E di nuovo oggi ci ripetiamo le stesse domande, ma come allora non ebbero risposta, anche oggi il timore è lo stesso.
Enrico Deaglio dice che a distanza di venti anni ancora non sappiamo che abbia ucciso Borsellino, ma il fatto che periodicamente sbuchino nuove versioni, nuovi presunti
colpevoli finisce per uccidere ancora una volta questa povera vittima. E il riesumare continuamente il ricordo dello scomparso finisce per trasformarsi in un rito macabro
e squallido che insulta la sua memoria ma anche la nostra intelligenza.
Si è parlato molto di un parallelismo tra Aldo Moro e Paolo Borsellino, ma le figure appaiono diverse, se non per la tragica fine che li accomunati, una fine oltre tutto
annunciata per entrambi. Ma Aldo Moro rappresentava lo Stato, uno Stato per i suoi giustizieri ideologicamente da abbattere. Borsellino invece credeva nello Stato, ma
in pochi giorni comprese che la sua era una utopia, lui era stato “semplicemente ” abbandonato e se ne era accorto da tanti segni premonitori, piccoli e grandi.
Abbandonati perciò dallo Stato entrambi andarono incontro verso un tragico destino, ma comunque con situazioni completamente diverse. E del resto su Moro
non è stato difficile arrivare alla soluzione del caso una volta ucciso. Per il giudice nessuno degli uomini di potere, visibile o occulto che sia, ha fatto niente per dirci
il perché di un simile sacrificio , forse richiesto ma in pegno di cosa ? Si è ipotizzato anche un auto-sacrificio pur di salvare la famiglia, di una riaffermazione della potenza
di Cosa Nostra. Per gli amanti del quieto vivere si è parlato anche del destino cinico e baro….
GIUSEPPE PREVITI