IN RICORDO DI RENATO OLIVIERI ( 1925-2013)
10 Febbraio 2013E’ tornato il Commissario Sanantonio
13 Maggio 2013Damiano Damiani (1922-2013) è scompa. rso in questi giorni e con lui è venuto a mancare il più americano dei registi italiani, sicuramente un grande narratore di storie. Fu molto
coerente nella costruzione delle sue opere che se da una parte ambivano ad essere popolari dall’altra volevano sempre dare una rigorosa visione del Paese e dei suoi abitanti.
Friulano era nato nel 1922, parte come sceneggiatore di fotoromanzi e di fumetti, poi passa al mondo del cinema e grazie anche alla grande collaborazione con Pietro Germi approda
al cinema.
Pasolini in questa veste lo aveva definito ” un amaro moralista assetato di vecchia purezza”. Fu indubbiamente tra i più grandi registi cinematografici negli anni Sessanta e Settanta mentre
negli anni Ottanta eccolo approdare alla TV con La Piovra. Qualcuno lo ha definito un grande artigiano ma nel senso della capacità di confezionare temi e generi diversi anche perché
sempre nel suo cinema si è palesato un rigore morale e sociale.
Come regista parte dal genere giallo, con Il rossetto e Il sicario, due film girati con molta originalità, il primo ad esempio era una storia legata sì a un delitto ma anche basata sulla esile
figurina di una adolescente alle prese con i primi amori. Poi realizza due opere tratte da grandi romanzi, L’isola di Arturo di Elsa Morante e La noia di Moravia, discrete ma certo non
molto più che delle accettabili trasposizioni cinematografiche. Realizza poi quel che molti ritengono il suo capolavoro, La rimpatriata, un film da riscoprire che racconta una notte di sogni e disillusioni di un gruppo di amici quarantenni in giro per Milano. Per molti è la pellicola che fotografa meglio il pensiero di Damiani, una narrazione acuta e piena di malinconia, impreziosita anche dalla interpretazione perfetta di Walter Chiari, a suo agio nel rappresentare gli sconfitti dell’era del boom.
Il film ebbe poco successo, Damiani da quel momento sembra dedicarsi a film meno ambiziosi magari da un punto di vista artistico però sempre di alto livello.Anche in questa fase della sua carriera ebbe molti elogi, tra gli altri vogliamo riportare un giudizio di Ennio Flaiano : ” …sei il solo dei registi impegnati che amo sinceramente per il tuo stile “.
Nel 1966 uscì Quien Sabe ? un western che fu definito di taglio “politico” in contrapposizione a quelli più formalistici ed epici di Sergio Leone. Segue il periodo “siciliano” con Il giorno della civetta e La moglie più bella, film molti sentiti e partecipati, erano tempi in cui l’approccio sociale e morale attraverso il cinema era assai praticato, vedi le regie di Rosi e di Petri.
E’anche il periodo dei film sui poliziotti, i giudici, gli studenti, le varie trame che si manifestano in Italia, ad esempio sulle trame nere girò Io ho paura ( 1977 )e poi sulla corruzione e la criminalità nell’alta finanza ecco L’avvertimento (1981).
Un Damiani sempre corretto, sempre sorretto da un grande mestiere, autore di opere solide e desiderose di lasciare un qualche segno. A metà degli anni ’70 la stanchezza che affiora
nel cinema italiano sembra colpire pure il regista friulano.Ma al suo attivo ancora pellicole importanti come Girolimoni il mostro di Roma sugli errori giudiziari, e Io ho paura, tra le
più lucide analisi cinematografiche sul terrorismo. A questo punto ecco la grande intuizione offerta dalla televisione con il personaggio del commissario Cattani ne La Piovra, che diventa
un caposaldo nella lotta contro la mafia.
GIUSEPPE PREVITI