“L?INDIFFERENZA DELL’ASSASSINO” DI MAURIZIO CUCCHI- GUANDA
30 Novembre 2012“SOFFRIGGO PER TE”- Le mie frittate e poi…Il racconto delle cento ricette della mia famiglia- DI FABIO PICCHI- RAI ERI
6 Dicembre 2012Roma anni Settanta, il Libanese è in carcere. Lui è un ragazzo cresciuto nella strada, piccolo ma robusto, villoso,barbuto una fede fascista che si perde nella notte dei tempi, è un trasteverino, tifa per la Roma, è sempre stato una testa calda. Un piccolo delinquente di mezza tacca che però sogna in grande.
Quando gli rotola tra i piedi nel cortile del carcere il nipote di un pezzo da novanta non esita un istante, si getta nella mischia e lo salva da morte sicura. Viene accolto con tutti gli onori
dal detenuto zio, un capo-camorra e si assicura la loro protezione.
Il Libanese mira in alto, vuole diventare il capo della criminalità romana, anche se non è facile per uno che viene dai vicoli e non possiede che cervello e coltello… Dei suoi progetti non parla neppure ai suoi compagni più chiari, a la vita procede tra giri malavitosi, frequenze altolocate, sesso, droga, insomma una serie di alti e bassi. Incontra Giada, una ragazza dei
quartieri alti, ragazza ricca ma viziata, anche lei sogna di cambiare il mondo, è un a rivoluzionaria dei quartieri alti. Il loro rapporto sarà altalenante, si incontrano, si scontrano, si lasciano, si riprendono.
Un mondo dove si ca e si viene, si sale e si scende, ma cambiare uno come il Libanese è praticamente impossibile.
“Io sono il libanese” segna la fase iniziale di quel discorso che poi Giancarlo De Cataldo svilupperà in quel capolavoro che è “Romanzo criminale”. Anche stavolta De Cataldo centra il bersaglio con un romanzo assai serrato, ben curato nel linguaggio, forte nella descrizione dei personaggi e nella loro caratterizzazione.
“Romanzo criminale” ci ha lasciato tre protagonisti molto diversi fra loro: il Libanese, il Freddo e il Dandi. Quest’ultimo è un personaggio che segna il trasformismo dell’uomo, lui vuole gli agi, le belle donne, il denaro , insomma uno sfrenato adepto del lusso. Molto più tormentato il personaggio del Freddo, sempre agitato, mai soddisfatto, i n una eterna ricerca di un qualcosa che non sa nemmeno lui. Infine il Libanese, sembra estratto da un racconto di Pasolini, lui era, è e resterà sempre uno di borgata. L’immagine di uno dei tanti ragazzi di vita, destinati a restare tali.
Sono tre eroi particolari ma che certamente hanno un loro pubblico che li segue , essendo molti diversi anche le aspettative dei loro fan sono diverse, come appare inevitabile che chi apprezza l’uno è più freddo verso gli altri. Il Libanese è comunque assai amato e la risposta viene anche da questo prequel accolto con grande successo e di pubblico e di critica.
Del resto con Romanzo criminale si è registrato uno dei fenomeni più sentiti di questi ultimi anni, noi ci occupiamo di libri e possiamo parlare di una bellissima opera narrativa, ma raramente lo stesso successo si può registrare per il libro e il film e la fiction che ne sono seguiti. Ovviamente su questa scia la storia del Libanese da giovane parte in discesa ma nella vita mai dare nulla per scontato e quindi il rinnovarsi del successo del nuovo libro va registrato come una cosa a se stante.
Dalla cronaca al romanzo, dal romanzo al film, dal film alla fiction televisiva , se questa è stata la sorte del primo libro di De Cataldo, ora con il nuovo romanzo sembra si cominci daccapo.
Le vicende della Banda della Magliana fanno da base alle due storie, in “Io sono il libanese” si racconta della storia e degli inizi del Libanese che poi sarà il fondatore della banda.
Lui che era il figlio di un fornaio trasteverino sognava di essere un grande guerriero, ma non soltanto, la sua ambizione era di diventare re, “re di Roma”. E nel corso di questa storia
ci si meraviglia un po’ che da una affermazione vanagloriosa poi è seguito quel che è seguito. Eppure quando De Cataldo pubblica “Romanzo criminale” il Libanese non esiste, partiamo invece ad esempio da Er Negro(alias Franco Giuseppucci), un nome già noto alla polizia. De Cataldo studia varissime fonti, verbali di questura, atti giudiziari, libri sull’argomento e alla fine ne ricava Romanzo criminale, seicento pagine zeppe di storie e personaggi, il Libanese nasce con questo romanzo, anche se a onor del vero
il Libanese è un personaggio come gli altri. Saranno cinema e televisione a farne sempre più un mito. E dalla felice intuizione letteraria si passa all’agiografia vera e propria dei personaggi, manca la—-beatificazione, vedi ad esempio un documentario trasmesso da History Channel.
Questo per dire che i….romanzi criminali incontrano e creano anche tendenza, si può concordare o meno sul dato di partenza, la Banda della Magliana, ma pensiamo che non era intenzione di nessuno di elevarla a mito, sicuramente merito di De Cataldo è di avere innalzato una storia dalla cronaca da cui proveniva a un fatto di portata universale e generale. Una felice intuizione di fondo, una simbiosi tra finzione e realtà, ripetiamo in linea di principio si può anche dissentire e c’è chi lo ha fatto e per questo lo abbiamo segnalato.Resta il grande successo
di uno scrittore e dei suoi due libri, viene spontaneo di accomunarli visto che è lo stesso protagonista che li accomuna, possiamo ben dire che De Cataldo ha creato una saga, basterebbe
ricordare nei decenni andato il successo de Il Padrino di Puzo, e questo è dovuto e alle grandi capacità dello scrittore-magistrato e naturalmente anche alla scelta dell’argomento, una storia di vita con tutte le verità e le sofferenze tipiche della realtà.
“Io sono il libanese” prequel di Romanzo criminale è un libro, in conclusione, che vive di vita propria e rientra in quei grandi filoni di “eroi maledetti” che sempre hanno avuto un loro pubblico, ma chiaramente debbono essere ben strutturati e ben narrati, e queste sono doti che il nostro autore ha sempre avuto e che naturalmente si ripetono anche in questo testo.
GIUSEPPE PREVITI