IL PERSONAGGIO DEL GIORNO: LINO VENTURA
22 Ottobre 2014QUADO CINEMA E LETTERATURA SI INCROCIANO: SCIASCIA E ROSI, IL CONTESTO E CADAVERI ECCELLENTI
29 Ottobre 2014Dopo Il segno dell’Untore (2012) Franco Forte, scrittore e editor, torna con il suo notaio criminale Nicolò Taverna con un nuovo romanzo Ira Domini. La
vicenda è ambientata nella Milano del 1576, una Milano infestata dalla peste, si susseguono le morti, si levano ovunque colonne di fumo con i monatti che
vanno su e giù per le strade compiendo la loro triste funzione.
Ma Taverna non ha tempo di pensare a questo perché dovrà affrontare due casi, affiancato dai fidi Rinaldo e Tadino, e sia pure a modo su0, dalla bellissima
fidanzata Isabella, ragazza un po’…imprevedibile ma assai intelligente e determinata.
Mentre un assassino, provetto balestriere, semina la città di morti, tutte vittime senza un legame tra di loro, nel frattempo un gruppo di banditi ha sequestrato i
figli di un ricchissimo nobile spagnolo che vive a Milano. E rapitori e ostaggi si sono asserragliati in un magazzino di pietre e sabbia sulle rive del Naviglio grande.
Con le conseguenze che le autorità sono state costrette a bloccare la navigazione sul fiume dei barconi che portano i materiali necessari per la costruzione della
Fabbrica del Duomo fortemente voluta in quel tragico momento che vive la città dal cardinale Borromeo.
Entrambe le indagini sono affidate al notaio Taverna che dovrà trattare con il capo dei banditi, lo spietato Lasser de Bourgignac anche se ben presto il nostro
investigatore comincia ben presto a sospettare che il rapimento celi ben altro. E altrettanto piena di sorprese si rivelerà la caccia al balestriere killer.
Dopo il felice esordio del notaio criminale Niccolò Taverna Franco Forte ci ripresenta lo stesso personaggio nell’agosto del 1576 sempre a Milano quando la
città è infestata dalla peste e tutto è morte e distruzione. Ma Niccolò è anche chiamato a indagare su due casi contemporanei. Un misterioso assassino armato
di balestra uccide a caso chi gli capita a tiro, in seguito del banditi sequestrano i figli di un ricco nobile di Spagna e si rinserrano in un magazzino lungo il Navi-
glio. Vengono chiusi i canali e così si ferma la navigazione dei materiali necessari alla costruzione del Duomo, con grande disappunto del cardinale Borromeo.
Un giallo storico costruito con grande cura per quanto riguarda la vita e l’atmosfera della Milano del XVI secolo, una Milano che passa un brutto momento e
dove il notaio criminale Niccolò Taverna è chiamato come sempre a indagare su delitti e vicende criminose. Un romanzo che alterna verità e finzione, l’autore
ha evidentemente compiuto un’accurata ricerca storica sulla Milano del tempo e per quanto riguarda usi e costumi, ma anche per i particolari tecnici che ri-
guardano le armi. Tutto questo fa sì che la finzione letteraria sia ampiamente compensata da una evidente e profonda conoscenza dell’epoca in cui si svolgono
i fatti.
Ma al di là dei casi su cui indaga il notaioappassionante è la maniera in cui Franco Forte riesce a coinvolgere il lettore non annoiandolo con pedanti e stucche-
voli lezioni di storia come avviene in tanti thriller storici moderni, In Ira Domini si rivive invece la storia di Milano del 16° secolo quando nella città si fronteg-
giavano vari poteri. Milano sembra ridotta a un inferno dantesco, vi si respira aria puzzolente, fumi e miasmi infettano l’aria, ovunque patiboli e forche, e poi
tanta gente che urla murata nelle case perché non si espanda il contagio. In tutto questo guazzabuglio di colori, umori, fatti e personaggi si muove il notaio Ta-
verna, una sorta di investigatore moderno dotato di grande intuito e assai abile nel districarsi anche nelle situazioni più intricate. E lo dimostrerà nella faccenda
del rapimento quando dovrà affermare la sua autorità sui poteri che pretendono di guidare Milano da quello locale a quello spagnolo a quello della Chiesa.
Nel libro a introduzione di ogni capitolo sono inserite delle massime lasciate da quello che è stato il grande maestro di Niccolò, cioè il notaio criminale Amerigo
Taverna.
Niccolò è indubbiamente il grande protagonista di questa storia, non è un superuomo, applica concetti moderni e razionali alle sue indagini,in cui è coadiuvato da
due assistenti che stravedono per lui. Al suo fianco Isabella, la fidanzata, assai tenera nei momenti d’amore, ma una furia scatenata quando si mette in testa qualcosa,
con il povero Nicolò determinato con gli altri ma assolutamente impotente di fronte a lei. Un ritratto di donna assolutamente in anticipo rispetto ai suoi tempi, un
personaggio non stereotipato, dal comportamento assai spregiudicato, assolutamente prevaricatrice rispetto al suo innamorato, che di fronte a questo….folletto
scatenato fa un po’ la figura del babbeo, e anche questa è una maniera per rendere più credibile e reale il personaggio.
Una breve ma significativa….partecipazione (ci sono venuti in mente i film con l’elenco degli attori e poi con la partecipazione di….)è quella del cardinale Carlo
Borromeo, un uomo ” nato santo”, una figura apparentemente debole e sofferente ma dotato di una forza interiore che lo porta ad abbattere ogni ostacolo e a
superare ogni prova.
Già detto degli aiutanti di Niccolò, il gigante buono Rinaldo, un’altra vittima del fascino birichino di Isabella,,e lo scaltro Tadino, una figura inaspetta è quella
dell’arciere killer, anche per le motivazioni che lo portano a colpire le sue vittime. Se fosse una persona dei nostri giorni si potrebbe parlare della cattiva
influenza dei videogiochi…
L’eroe negativo della storia, ossia il cattivo di turno , lo spietato de Boussignac, come tutti i malvagi ha un suo fascino e l’autore ne…approfitta a piene mani.
Il libro finisce con un finale che unisce i protagonisti dei due casi di cui si è occupato il Taverna e il tutto serve da espediente per….lanciare un nuovo preve-
dibile episodio della saga.
Una scoperta di questi romanzi è la figura del ” notaio criminale”, abbastanza sconosciuta ai più. Per chi ha buona memoria storico/letteraria un precedente
illustre lo troviamo ne ” I Promessi sposi” dove è proprio un notaio criminale ( che era un funzionario addetto alla giustizia criminale)ad arrestare Renzo a Mi-
lano dopo che questi era rimasto coinvolti nei tumulti di S.Martino.
E appunto Forte fa del suo protagonista un ” notaio criminale”. I notai criminali lavoravano per il tribunale di giustizia, spesso venivano loro assegnati più casi,
usando tecniche investigative che possiamo definire all’avanguardia, applicavano già il metodo di indagine logico e deduttivo, e questo era una novità per
tempi in cui la superbia e la prepotenza dei più forti la facevano da padroni.
Niccolò Taverna riassume in sé tutti questi elementi, derivati dalla realtà del tempo, e Franco Forte di tutto ciò se ne è documentato e ne ha tenuto conto
nel creare il personaggio.
Un altro omaggio alla realtà sono ” i laboratori dei dottori” situati nelle viscere del Palazzo di Giustizia, dove i medici del tribunale( i Catelani) bollivano i
corpi delle vittime e li preparavano per il notaio criminale a cui spettava di esaminare le ossa per ricavare i dati sulle morti violente o sospette.
IN conclusione un romanzo ben scritto, sempre vivo come ritmo, certamente assai complesso e fonte anche di curiosità storiche.
GIUSEPPE PREVITI