” FURY” DI DAVID AYER
11 Giugno 2015” IL PONTE DELLE SPIE” di STEVEN SPIELBERG
29 Dicembre 2015Cast: Jamie Backley, Joaquin Phoenix, Parker Osey, Emma Stone, Meredith Hagner
Woody Allen sempre più portato a presentare dei personaggi ” estremi” per cui lui stesso è il primo a non avere simpatia. Come già per Cate Blanchett in Blue Jasmine,
anche qui il protagonista è vittima di un suo atteggiamento sbagliato e troppo supponente, che lo porta a essere vittima di un mondo di ” precisine” che una volta soddisfat-
te le proprie voglie lo abbandonano al suo destino.
Irrational man è la storia di un professore di filosofia che giunge in una nuova università con la fama del grande intellettuale, ma anche dello sciupafemmine e dell’alcoliz-
zato. In effetti l’uomo è vittima di una grande forma depressiva che lo porta a condurre una esistenza assai tribolata. Vuole scrivere un saggio su Heidegger e il fascismo ma
non riesce a andare avanti, macerato di dubbi e di paure a affrontare e il mondo e qualsiasi argomento. Ma è pur sempre un uomo piacevole, una collega vuole assolutamente fare sesso con lui, mentre, l’altra, una studentessa ne cerca l’amicizia e la compagnia, finendo per attaccarsi sempre più a lui. Ma la situazione cambia quan do i due ascoltano casualmente lo sfogo di una donna contro un giudice che deve decidere sull’affidamento di un minore,e della cui imparzialità lei dubita assai.
Allora il professor Lucas vede in questo fatto l’occasione per redimersi, per fare qualcosa di buono, anche a prezzo di doversi macchiare di un delitto. Per lui si tratta di
fare giustizia, anche se non è tutto è nobile nel suo intento che è esclusivamente dato da una esigenza di riscatto personale, tramite il ritrovamento di un interessa a una
impresa, non importa se criminosa. E per ritrovare il gusto alla vita dovrà toglierlo a un altro elimandolo senza pietà, per di più lui non conosce minimamente la sua vittima.
Sarà la ragazza a sfuggire a questa sorta di fascino ammaliatore e altamente immorale scoprendo le sue colpe e ritrovando un barlume di giustizia.
Un film molto intellettuale, pieno di interrogativi filosofici, ricco di tante citazioni, un film che all’inizio sembra appunto interessarsi di una esistenza fallimentare
salvo poi finire in un trangolo amoroso, con un innamoramento sempre più esplicito della giovane studentessa, che non si fa molti scrupoli nell’insidiare il professore
e abbandonare il devoto e inespressivo fidamzato. La storia poi si fa “gialla” con la preparazione e l’esecuzione di un delitto che dovrebbe e lavare le colpe del mondo e
ridare una verginità al nostro affannato protagonista. Protagonista che ha una sua forza espressiva, che cresce con il procedere della storia, ma ad Allen non è simpati-
co, e quindi non gli concede alcuno sconto. Agli spettatori non resta che mantenersi al di fuori, Phoenix ha la caratura giusta per questo individuo che bene o male è
strappato dal suo apatismo dalla devota e insinuante studentessa che ne risveglia sensi e calore umano, salvo poi condannarlo senza appello come lo steso Allen fa.
Tra i due francamente non sappiamo chi sia il più condannabile, certamente è lui che ha commesso il delitto e basta questo a condannarlo, ma non è che il personaggio
di lei sia senza macchia.
Woody Allen è al suo cinquantesimo film, dedicato all’uomo irrazionale, cioè colui che vuole costruire un mondo a sua misura, film che rientra tra i lavori più “sgrade-
voli” del grande regista, una commedia gialla, intensa nel suo dedicarsi esclusivamente al male, passano le scene ma ben poche sono le occasioni per sorridere.
Molti i riferimenti a grandi della letteratura e della filosofia, da Dostoevsxkij a Gide, ma anche a altri lavori dello stesso regista, vedi un cammeo di un vecchio film di
Mia Farrow, oppure il riferimento al delitto senza castigo di Match Point, ma quello che manca in questo eccesso di verbosità è la leggerezza, poi si arriva a un finale
che non è del tutto imprevisto e neanche del tutto originale.
Riaffermato che il Caso può tutto nella nostra vita, in effetti se il professore non avesse ascoltato casualmente una conversazione in un pub, non sarebbe uscito dalla
sua apatia di uomo deluso dalla vita, incapace anche di fare sesso, e che ha trovato rifugio solo nell’alcol.
Molta filosofia, troppo nichilismo, tutto sotto le spoglie di un giallo elegante ma freddo, questo forse è il maggior difetto della pellicola, citiamo comunque un buon
Joacquin Phoenix.
GIUSEPPE PREVITI