“THE ARTIST”DI MICHAEL HAZANAVICIUS
2 Gennaio 2012“SCIALLA” DI FRANCESCO BRUNIu
8 Gennaio 2012Cast: Leonardo di Caprio,Judy Dench,Naomi Watts,Armie Hammer
John Edgar Hoover visse dal 1°gennaio 1895 al 2 maggio 1972.Lavorò per la FBI per oltre mezzo secolo, ne fu direttore tra il 1924 e il 1972, sotto otto presidenti americani da Calvin Coolidge a Richard Nixon.Un figura quindi assai importante,e ,per i motivi che diremo,assai controversa dell’impero americano e che non poteva non affascinare il cinema hollywoodiano. Una autentica congerie di assi cinematografici ha affrontato questo tema, da Clint Eastwood come regista al geniale sceneggiatore Dustin Lance Black, sino a un gruppo di grandissimi attori da Di Caprio alla Dench alla Watts.
Un film quindi che si basa su un personaggio reale e sulla sua storia, ovviamente lo possiamo giudicare da vari punti di vista, storico, cronachistico, se in grado di dare una verità su un personaggio molto discusso e molto discutibile, ma chiaramente se si parla di cinema occorre anche riferirsi al valore cinematografico del prodotto, ci
sembra che invece i nostri critici cinematografici si siano nel loro giudizio più soffermati sul personaggio reale che non su quello che Eastwood realizza nella sua pellicola.
Intanto diciamo che come sempre nelle regie di Clin Eastwood il film si basa sul chiaroscuro, sulle zone buie dell’animo umano,sullo scontro tra due verità,una soggettiva e l’altra oggettiva.In J.Edgar però questo gioco di contrasti non si riferisce alla stesura drammaturgica del racconto, ma principalmente alla costruzione del protagonista, quest’uomo che ha guidato per 48 anni il Federal Bureau d’Investigation, un uomo assai potente negli Stati Uniti dove era certamente il più temuto, anche dai vari presidenti che ha servito.Eastwood in questo film ne racconta la storia seguendo una “autobiografia”che lo stesso Hoover , ormai verso il suo tramonto,sta dettando a un giornalista, saltando continuamente tra gli anni iniziali(1924) e i tempi in cui sta vivendo(1971-72).Così conosciamo il primo Hoover, ragazzo timido e schiacciato dalla prepotente personalità della madre che lo spinge al potere,poi l’adulto fragile che farà della sicurezza il mito di una nazione,l’omosessuale nascosto, il grande ricattatore che costruisce una macchina formidabile che gli serve per ricattare presidenti e politici attraverso la catalogazione delle loro manie sessuali. Un uomo piccolo e fragile che si farà forte di questa formidabile macchina repressiva, che poi alla fine si ritorcerà su lui stesso. Costretto com’è a negare la verità sulle sue inclinazioni si inventerà negli anni Trenta una serie di imprese gloriose, dalla caccia ai grandi gangster all’arresto del rapitore di Lindberg, tutte storie di cui lui si vanta dell’averle realizzate in prima persona mentre la realtà è differente. Grosso usufruitore,e non per ragioni sempre lusinghiere,dei segreti legati alle vite altrui,nasconderà per tutta la vita l’innamoramento per il suo fedele braccio destro,Clyde Tolson, con il quale praticamente condivide tutta la sua vita.
A dare un volto a J.Edgar un grandissimo Leonardo Di Caprio, che vediamo giovanissimo partire da un accentuato anticomunismo sino ad una età assai più matura(e complimenti agli esperti truccatori capeggiati da Jack Taggart e Tania McComas che lo invecchiano di cinquant’anni).Una interpretazione memorabile con Di Caprio che lavora tutto su un carattere assai duro,dispotico,anche impenetrabile,certamente troppo succubo verso la madre(una intensa Judy Danch), con sussulti di imperiosità verso la fedele segretaria Helen(Naomi Watts), mai esplicito e troppo ambiguo verso Clyde(Armie Hammer). Una vita tutto sommato priva di equilibrio, apparentemente una vita senza compromessi, quasi alla ricerca di una impressione di normalità, di virilità,di forza, ma anche una sfuggire continuo alla verità,alla realtà.Un personaggio ambiguo,che di questa ambiguità fa la sua caratteristica,e di questo il film non può che risentirne, perchè Eastwood alla fin fine ci racconta questa perenne contraddizione che è in Hoover, un despota, un fanatico nelle sue vesti ufficiali, di ben altra pasta nei rapporti più intimi.
E che il film voglia evidenziare proprio questa visuale ambigua lo dimostra che il suo stesso braccio destro lo richiama più volte alla ragione e bocci quella storia enfatica e contraria alla realtà dei fatti che Hoover vuol lasciare come sua autobiografia.
Molti hanno visto una limitazione nel come è reso questo rapporto tra vita pubblica e vita privata , altri dicono che di Hoover non si sa poi molto,a parte i rapporti con le donne e l’omosessualità, si poteva dire ben altro sull’uso dei dossier segreti raccolti sulle tante personalità che gli hanno attraversato la strada.Ci si aspettava più coraggio da parte della regia nella denuncia e anche una maggiore emotività nel racconto autobiografico.Tutto sommato ripensando alla costruzione del fatto non crediamo che Clint Eastwood abbia voluto dirigere un film a sensazione,lui ci da il ritratto di un personaggio assai controverso che tanta parte ha avuto nella vita democratica e politica degli Stati Uniti del XIX secolo. E nasce un film cupo, amaro, senza illusioni che un uomo di ottanta anni può ben avere la forza di esprimere sulla scorta delle sue esperienze e delle sue speranze.Alla fin fine gli eroi dell’West che interpretava in gioventù, tanti protagonisti dei suoi film successivi lottavano per un mondo migliore che essi stessi sognavano e volevano lasciare ai loro discendenti.Con J.E.Hoover questi sogni scompaiono in un mondo cupo,buio,di bassezze,qui non c’è più posto per gli eroi, ormai ha trionfato il mondo dei delatori, delle spie, dei viziosi.
Eastwood costruisce un grande film, non mancano momenti toccanti, è molto sostenuto anche dagli interpreti, in testa Di Caprio e la Dench, figlio e madre, ma altrettanto eccellenti i comprimari dalla Hammer a Tolson.Cinematograficamente l’opera è riuscita, del resto i film di Eastwood sono sempre di grande fattura,
il personaggio Hoover è quello di un meschino che lavora nell’ombra,cela i propri sentimenti, è un paladino delle intercettazioni, ovviamente si poteva dire di più,
ma ci sembra che si è voluto dare un quadro di un mondo maleodorante e in questo il film riesce pienamente, nulla di più,nulla di meno.
GIUSEPPE PREVITI