“..MI CHIEDETE DI PARLARE” SCRITTO E DIRETTO DA MONICA GUERRITORE CON LUCILLA MINIMO N°6
25 Marzo 2012“EVA CONTRO EVA” DI MARY ORR-REGIA DI MAURIZIO PANICI
4 Novembre 2012Cast: Massimo Popolizio Lucrezia Lante della Rovere Manuela Mandracchia Mauro Avogadro,Alex Cendron, Ilaria Genatiempo,Camilla Diana
Borkmam è un brillante banchiere incorso in un fallimento di grandi dimensioni, è stato condannato ad otto anni di prigione e da genio della finanza si ritrova ad essere un fallito. Toccato dal disonore, persa ormai la stima degli altri,non sembra però disposto a considerarsi un vinto, e continua a sentirsi un creatore,un genio della finanza. Accanto a lui è rimasto il suo solo amico,un ex-collaboratore,Foidal,autore di un testo mai pubblicato, accomunato quindi a lui da un qualcosa che non vedrà mai completamente la luce.
Alla vicenda del finanziere si incrocia quella delle due sorelle Reintheim, la moglie e l’ex-amante. Due sorelle che hanno avuto lui come uomo, senza tuttavia averlo mai comptetamente posseduto.
E nella storia entra anche l’altra generazione,quella dei figli ventenni,consapevoli della limitatezza del loro agire nel mondo, e quindi portati soprattutto a vivere la vita “bruciandola”, “aggredendola” , non consumandosi nell’attesa che si compia un programma ma nella certezza che sarà molto breve.
Un’analisi feroce e tragicomica del destino che poi è diverso per ognuno, un’aspettativa anche lucida e filosofica ma certo legata al concetto che ogni manifestazione di vita è alla fin fine un atto di violenza.
Un Borkman messo in scena per comunicare alle platee dei nostri giorni le geniali parole di Ibsen,in una ambientazione volutamente essenziale e storicamente più vicina a noi.Ma questo èp un dramma che va al di là della sua realizzazione scenica, Una oscura potenza, una grande solennità scaturiscono da queste figure che nel loro dilaniarsi assumono proporzioni quasi gigantesche.
Ibsen ci descrive delle vite, anzitutto una madre e una zia che si contendono l’avvenire del rispettivo figlio e nipote, ma la loro è una gelosia tutta mentale,senza alcuna commozione o manifestazione d’amore.Il ragazzo è figlio di quel banchiere Borkman che sognò di portare la felicità nel mondo creando ricchezza ma si approfittò per fare questo del denaro altrui pagando amaramente il fio con il carcere e la rovina sociale.La moglie odia il marito per il disonore portato alla famiglia e vive nell’intento che il figlio riporti onore al loro nome. Interviene la zia,sorella della madre,che vuole invece che il giovane abbia una vita sua, senza missioni impossibili o doveri per mali fatti da altri,una vita serena e felice.
Il giovane risolve la questione innamorandosi di una bella signora e fuggendo con lei. Diremmo che questa soluzione è molto ibseniana, il grande drammaturgo ha sempre auspicato che le personalità devono sbocciare liberamente senza opprimenti legami.Certamente resta un interrogativo sul perché le sorelle si scontrino così ferocemente in una disputa abbastanza astratta, il destino del giovane sembra interessare solo per un’affermazione di principio più che per un reale senso di amore.
Ma non abbiamo fin qui parlato dell’autentico protagonista,John Gabriel Borkman: uscito di prigione vive come un recluso al primo piano della casa da otto anni, se ne avverte il camminare su e giù per la sala, e colpisce l’incedere di quest’uomo che non accetta la sconfitta, spera sempre di far trionfare le sue idee. Un’immagine cupa ed esasperata che colpisce per la sua torva grandiosità.
La sua brama di successo ha calpestato tante vite, ha spezzato tanti cuori.Non amava Gunilde la donna che ha sposato e che ora vive nell’odio di lui;amava la sorella di Gunilde Ella,ma non esitò a farle sposare un uomo che poteva essergli utile.Il suo crollo fu fatale anche a Ella,bruciando in lei ogni desiderio d’amore o di felicità.Ma lui,del suo delirio di onnipotenza,non se ne cura, evita moglie e figlio e certo non si rimprovera del sacrificio di Ella. Vive nella speranza che prima o poi lo riabileteranno e gli chiederanno di riprendere il suo lavoro. L’unico che gli rimane vicino è quel Foidol,suo vecchio amico, ma anche questa amicizia si tesse sull’inganno,Foidol ha scritto in gioventù una tragedia che mai nessuno pubblicherà ma Borman lo blanda e lusinga come fosse un grande autore.
Ma alla fine anche lui sarà costretto a uscire dal suo isolamento, le donne stanno litigando furiosamente, il figlio annuncia che se ne andrà verso una nuova vita e anche lui ha un lampo di umanità:sente che deve uscire, deve affrontare la realtà, non importa che fuori nevica furiosamente, lui ancora cita i suoi vani sogni,ma il grande freddo,stavolta non solo metaforico,lo vince e lo uccide.Fine singolare per un uomo che aveva sempre dimostrato di non avere un cuore.
La figura di Borkman ha una sua grandezza,una sua maestosità, forse più di facciata che di sostanza, manca di calore,di passione, ma probabilmente è un difetto di origine,il grande drammaturgo scandinavo ha infuso a questa creatura un senso di freddo nell’animo e quindi tutte le dispute appaiono più pedagogiche che veramente sentite.
Piero Mancinelli ha cercato di sfrondare certe lungaggini del testo, ma le parole di Ibsen sono sempre geniali e fuori dell’epoca a cui risalgono, il testo è assai moderno nei suoi significati
e anche i distratti pubblici di oggi possono ben apprezzarlo.
Lucrezia Lante della Rovere e Manuela Mandracchia nei personaggi delle due sorelle mettono tutta la loro bravura e dedizione nel dare sostanza a due figure essenzialmente più…
teoriche che in preda alla passione.La Mandracchia da un tono vibrante alla passione di Ella, la Della Rovere conferisce una grande espressività alla tormentata figura di Gunilde.
Popolizio affronta con grande forza e coraggio il personaggio del banchiere, una interpretazione giocata più sul filo di una sofferenza sempre più incipiente che non sulla forza e la sopraffazione.
Il dramma si avvale dell’agile traduzione di Claudio Magris, funzionali le scene di Carlo De Marino,specie quelle del bel finale.
Un’ultima osservazione, ci si potrebbe chiedere perché Ibsen oggi? La grande drammaturgia non conosce confini temporali, questi finanzieri di assalto esistono ancora oggi,pu
se ai nostri tempi si ruba per arricchimento personale mentre il Borkman lo fece per una visione del mondo più utopistica. E anche i conflitti tra madri e figli avvengono tuttt’ora,
ma al di là di una più o meno presunta modernità di un testo, va sempre lodato lo sforzo di chi cerca di presentare qualcosa di nuovo,di diverso, e d’altra parte se la drammaturgia moderna latita allora ben vengano le “operazioni-recupero”.
GIUSEPPE PREVITI