L’ANGELO DEL FANGO DI LEONARDO GORI – TEA
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3 Dicembre 2015Dopo Il piatto freddo e La nuova economia Enrico Tozzi ci presenta Kanun, una nuova indagine del commissario Cesari. Alla questura di Piovasco si
presenta un uomo, mal vestito, dimesso, visibilmente preoccupato, con evidenti segni di percosse. Ma perché vuole parlare soltanto con il commissario
Cesari ? Cosa ha da dirgli di tanto importaante ? L’uomo è un cittadino albanese, tale Prenka Alben, che poi Cesari ricorderàdi aver conosciuto tempo ad-
dietro perché aveva verniciato i terrazzi di casa sua. A Cesari rivela di essere minacciato da brutti ceffi, suoi connazionali, ma al momento di formalizzare la denuncia scompare. Dopo vari giorni un parente dell’uomo con una telefonata in questura avverte che non lo si è più visto.
Cesari , che al momento non aveva dato grande importanza al racconto dell’albanese, ora sente un po’ di rimorso e decide di avviare una indagine comin-
ciando dalla casa in cui viveva lo scomparso.Ma è un venerdi 17, giorno infausto per molti, siamo a dicembre, e la giornata in cui Cesari e il fido collaboratore Russo è infestata da una forte nevicata e per i due raggiungere l’abitazione sarà una mezza odissea.
Cesari, i cui comportamenti sono sempre poco ortodossi, come al solito in lotta con tutto il mondo, arriva con Russo alla casupola di Alben, nessuno
risponde e allora lui decide di entrare passando da una finestra, ma quando sono dentro si sviluppa un furioso incendo da cui si salveranno a stento
E’ una indagine che si rivela pesante e pericolosa, tanto più che nello scantinato verrà trovato un corpo carbonizzato, apparteneva a una donna che
era stata assassinata.
Cesari, che viene tenuto lontano da un’indagine importante, si butta a capofitto sul caso, spalleggiato, nolenti o volenti, dal fido Russo e da una poliziottta,
e pur tra lo scetticismo generale, arriverà ad immergersi nel mondo albanese che gravita tra Piovasco e l’amena Collecatena. Un mondo che si presenta
sotto varie facce, ci sono le persone per bene, ci sono i malavitosi, non mancano banditi, prostitute, magnaccia,e Cesari avrà il suo daffare a risolvere
il caso….
Da vari anni Enrico Tozzi periodicamente ci presenta una storia del commissario Cesari. Personalmente ne ho fatto conoscenza ai tempi di Piatto freddo,
in origine un’opera assai complessa con riferimenti storici al clima velenoso che aveva acompagnato la fine della seconda guerra mondiale, e che poi portò
ai fatti su cui si era basata la prima inchiesta del commissario Cesari. In origine l’opera era unica e abbastanza mastodontica, per esigenze editoriali venne
pubblicato solo il romanzo in cui la trama gialla veniva sviluppata. Ma già da allora si vedeva che Tozzi si servva della finzione per parlare delle realtà.
Cesari era e si è confermato nelle tre storie raccontate un personaggio scomodo, poco incline a oservare le regole, spedito a Piovasco per punizione e mai
inserito e nella città e nella questura dell’immaginaria ( ma non troppo….)Piovasco, e questo lo rende ancor più indisponente. E ne fa sovente le spese il
buon Russo, che lo venera, ma che ne subisce gli sbalzi d’umore e le troppe improvvisazioni. Ma Cesari rimedia sempre a tutto, fondamentalmente è un
eccellente investigatore.
Lui e Russo sono una coppia abbastanza singolare, a uno è permesso tutto o meglio è lui che si permette tutto, l’altro è un po’ la voce della coscienza, del
buon senso, ma Russo è un timido, subisce e si arrovella, ma non tradirebbe mai il suo superiore. Sono due personaggi complementari, battibeccano, si
fanno i dispetti, non si parlano, ma non potrebbero fare a meno l’uno dell’altro. Due personaggi che sono diventati sempre più reali perché i loro compor-
tamenti sono ” veri”, vanno oltre il piano narrativo.
Tozzi non ha perso la voglia di usare la chiave del giallo per parlare anche di altre cosae, qui tratta il tema dell’immigrazione, dell’integrazione, anche Piovasco è stata invasa, c’è chi si è inserito, ha trovato lavoro, c’è chi non ha avuto fortuna o non ha saputo adattarsi, poi ci sono i criminali per natura
che anche qui fanno il loro poco fulgido mestiere. e certamente anche Piovasco e la vicina Collecatena ne hanno patito le consegenze.
La storia di Kanun ( che sarebbe un codice albanese di comportamento tramandatosi di generazione in generazione nel corso dei secoli)prende le mosse
dalla scomparsa di un piccolo artigiano albanese, tale Prenka Arban, non proprio uno stinco di santo, che si era recato da Cesari per dirgli che si sentiva
minacciato.Ma il poliziotto prende un po’ alla leggera le sue dichiarazioni e si muoverà quando l’uomo risulta scomparso veramente.
Ne esce un romanzo denso di personaggi e di eventi, ricco di colpi di scena, al livello giusto di suspense, con Cesari deusw-ex machina, e con un finale
che fa pensare,
GIUSEPPE PREVITI