AA.VV. SEVEN, PIEMME
29 Giugno 2010Ormai è tradizionale l’appuntamento di Andrea Camilleri con i suoi lettori, appuntamenti anche abbastanza vicini nel tempo, ma la caratteristica comune dei suoi romanzi, non importa che riguardino le storie del Commissario Montalbano o siano ambientati in Vigata, è la serialità di personaggi e fatti, ma anche la presenza di un elemento nuovo che colpisce le aspettative dei suoi numerosi lettori.
Arriva in libreria “La caccia al tesoro” e nel commissariato di Vigata c’è un fatto nuovo e sorprendente, tutti sono annoiati da Montalbano a Citarella, tutto dedito a risolvere rebus e cruciverba…..si fa per dire e quindi più calmo del solito. Il commissario legge un romanzo di Simenon (“Il presidente”), sfoglia vecchie annate della Dominica del Corriere, addirittura sopporta al telefono le tiritere della querula fidanzata.
Eppure i motivi per vincere questa noia c’erano. Due anziani, fratello e sorella ottantenni, bigotti sino al fanatismo, si erano chiusi in casa, in una sorta di delirio mistico, minacciando di sparare a chiunque si avvicinasse alla loro casa. E così il commissario aveva dovuto organizzare una irruzione nell’appartamento. E qui le sorprese non erano mancate: insieme a crocifissi, turiboli, oggetti liturgici di ogni tipo, verrà trovata una mostruosa bambola gonfiabile, ormai logora e disfatta dall’uso. Tutto questo non sembra però destare dal suo “tedio strascicato”il nostro Montalbano. Eppure un’altra bambola uguale alla prima, egualmente disfatta, era stata ritrovata in un cassonetto della spazzatura, addirittura si era pensato al cadavere di una giovane donna seviziata. E da questa inedia non lo risvegliano nemmeno delle anonime ed enigmistiche lettere in versi che invitano il commissario a una singolare caccia al tesoro.Saranno proprio questi enigmi a risvegliare l’interesse di Montalbano, a fargli vincere quella sorta di ozio forzato, mancando dei delitti a cui applicarsi. E Montalbano decide di giocare e partecipare al gioco, facendosi aiutare da un giovane studente di filosofia che è venuto a studiare i metodi del commissario. Ma via via che procede la vicensa appare sempre più fosca e tenebrosa, si sprofonda negli abissi più cupi e sordidi dell’anima umana. Una demenza erotomane, una voglia di sangue, un non riconoscere il vero dal falso, un’atmosfera semre più pregna di terrore. E queste bambole con il loro tristo e tragico rituale che poi rinnova quello di altri scrittori e artisti famosi che hanno nelle loro opere decapitato, seviziato, oltraggiato le bambole simbolo poi di un tragico rapporto con le donne.
Camilleri scrive un noir degno della migliore letteratura nord-americana, con uno stile da vero horro-thriller. Non soltanto per un elemento classico di molti gialli made in Usa, quale la sfida enigmistica all’investigatore, quanto perchè il delitto che risveglierà Montalbano lo porta di fronte all’abisso senza fondo dell’animo umano, preda di una follia senza ritorno, e che neppure la cattura del colpevole può dare una parvenza di consolazione.
Se questa è una possibile chiave di lettura, con questa storia di bambole seviziate forse Camillere vuole farci riflettere sull’ossessione al giorno di oggi per la donna e il suo corpo.Ma all’autore, badate bene, non interessa tanto il corpo reale in carne e ossa, quanto l’immagine tanto ideale quanto fasulla che si ha dello stesso. E questo porta ad un’altra amara considerazione sulla perversione dell’uomo che questo corpo vuole governare a suo piacimento e quindi finisce per preferire la bambola……..
GIUSEPPE PREVITI