” SINFONIA D’AUTUNNO” DI INGMAR BERGMAN- REGIA DI GABRIELE LAVIA’
2 Marzo 2015” DIPARTITA FINALE ” di FRANCO BRANCIAROLI
29 Marzo 2015cast: Carlo Cecchi Daniela Piperno Eugenia Costantini Vincenzo Ferrera Dario Iubatti Barbara Ronchi Remo Stella Loris Fabiani
William Shakespeare scrisse quando aveva 36 anni “La dodicesima notte (O Quel che volete), commedia in cinque atti, secondo molti ritenuta la sua migliore.
Ricca di personaggi, tutti sono folli senza saperlo, si muovono e si agitano con grande frenesia, pervasi o da un sottile gioco erotico o dalla voglia di divertirsi ma
a spese degli altri, e non importa che il divertimento sia crudele.
Ambientata nell’antica regione dell’Illiria, conosciamo il duca Orsino e la Contessa Viola. Il Duca si è fissato di amare la contessa e quanto meno lei lo ricambia
tanto più lui se ne invaghisce; la Contessa si è dedicata al culto del fratello morto e per sette anni non vuol sentire parlare di uomini. Ma ecco che il destino
si incarica di muovere le acque, e non solo, una nave fa naufragio sulle coste illiriche e si salva Viola, ma non sappiamo più niente del fratello gemello.
La ragga zi traveste da uomo e diventa paggio del Duca(di cui si innamora) e lo incarica di portare i suoi messaggi d’amore alla contessa.
Ma questa alla vista del ragazzo-paggio se ne innamora perdutamente e darebbe un bel guaio perchè la legge dei tempi era contraria alle unioni gay.Ma
l’arrivo di Sebastiano, gemello di Viola, ristabilerà gli equilibri e così i due fratelli impalmeranno lei il duca e lui la contessa.
Ma la commedia cela un’altra trama con protagonisti coloro che vivono a corte, il giullare Feste, Maria, la cameriera assai astuta, lo zio ubriacone Sir Toby,
il cretino di campagna Sir Andrew, e il personaggio più singolare, il maggiordomo Malvolio, un individuo rispettabile ma assai pedante, al quale una feroce
beffa intessuta dagli altri cortigiani fa perdere completamente il ben dell’intelletto, rendondolo lo zimbello di tutti, ma non è l’epilogo di una farsa fine a se
stessa, è il giusto tormento dato a uno snob, a un ipercritico, a un moralista da strapazzo. Assai più simpatico è Feste il buffone, un folle pieno di spirito e di
saggezza che cerca di far capire a tutti che il mondo va preso come viene. Certamente questa sottotrama ha un fine comico però pervaso di amaro, quasi a
voler ammonire ciascuno a restare al suo posto, a non spingersi oltre i propri limiti.
Una commedia sull’amore, ma anche una commedia sull’ambiguità e sulla confusione, serviti nel corso di una continua girandola di situazioni e di sospetti alimen-
tati da un raffinato gioco teatrale, che alterna sospetti, beffe, ad amori e languori . Una storia inframezzata di canti, musiche, duelli. La musica è particolarmente
importante, d’altronde è una commedia d’amore e quindi ne è il giusto commento e corollario.
La scena alterna le due corti ma principalmente è uno spazio dove via via si svolge questa sempre valida commedia. Tanti gli interpreti, inevitabili le differenze,
Carlo Cecchi che ha curato la regia è Malvolio, bravi in rapporto i più giovani della numerosa compagnia.
GIUSEPPE PREVITI