” SE QUESTO E’UN BAMBINO ” – Infanzia e shoah – di SARA VALENTINA DI PALMA GIUNTINA
12 Maggio 2017” I CALZARI DELL’ABATE GIOACCHINO ” e altri racconti – di LAURA VIGNALI- EFFIGI
18 Maggio 2017Siamo in Toscana, anno 1911, zona tra Livorno e Pisa, la famiglia Martigli è tra le più ricche e conosciute della zona. Questa famiglia è la protagonista di
una storia che partendo appunto da quegli anni coinvolgerà vari familiari alcune persone al loro servizio, amici, ma anche sfruttatori, truffatori e gente
di pochi scrupoli.
Pietro Martigli, il conte, è il capofamiglia, vanta molte amicizie, è assai considerato, è mazziniano e massone. Rosa è la moglie, hanno due figli, Angiolo e
Giulio, che in un certo senso rappresenteranno le due facce della famiglia. Già perché Pietro ha un fratello, giusto il suo opposto, Adolfo, detto “Il folle”,
il dongiovanni di casa, esattamente l’opposto di come si può considerare il discendente di una nobile famiglia, ossequiosa alle regole, unica trasgressione
una vera passione per il cibo. Per completare la conoscenza di casa Martigli dobbiamo aggiungere che in cucina impera Finimola, grande cuoca, e ormai
considerata una di famiglia.
A minare la quiete magari un po’…turbolenta della famiglia arriva la guerra di Libia con il conte Pietro richiamato e ben presto dato per scomparso.
Questo fatto da ancora più via liberi agli estri e alle licenze di Adolfo, che agisce per il proprio tornaconto, andando incontro a spese folli per conquistare
una chanteuse, finendo per intaccare pesantemente il patrimonio di famiglia, con le conseguenze che si possono immaginare.
Carlo A.Martigli è autore di gialli, di thriller, di romanzi per ragazzi, con La follia di Adolfo, ci sorprende confezionando una storia tra il serio e il faceto che lo
riguarda da vicino, in quanto parla di coloro che sono stati i suoi avi,. La nostra storia è ambientata in Toscana, al centro di tutto Adolfo il cadetto di una fami-
glia nobile, rispettata da tutti e rispettosa delle regole del buon vivere. Adolfo è invece la pecora nera di casa, una vena di pazzia in questo incallito dongiovan-
ni dalle mani bucate, sempre a caccia di donne, pronto a spendere per un capriccio o per giocarseli soldi su soldi.
Altra caratteristica della famiglia l’amore per il buon cibo, grazie anche alla cuoca di casa, la corpulenta Finimola, una specie di santa protettrice della famiglia
oltre che un autentico genio dei fornelli.
La saga dei Martigli inizia per noi nol 1911 con la partenza del capofamiglia per la guerra di Libia, ma prosegue poi con le storie di amori, passioni,, tradimenti,
matrimoni. Tanti quadretti familiari che si susseguono nel tempo, ora leggeri e divertenti, ora più tragici, addirittura incontreremo mafia e usurai…..tanto
rendere un omaggio al Martigli giallista dei nostri giorni.
Il personaggio più sanguigno nella sua illogicità, nel suoi menefreghismo, nella sua incoscienza è certo Adolfo, una vera e propria “pecora nera” che non si pe-
riterà di procurare la rovina dei suoi familiari, con riflessi anche sui discendenti.
Martigli abbandona ne La follia di Adolfo i suoi amati thriller, i suoi gialli storici per farci conoscere la storia della sua famiglia, percorrendo il cammino della
stessa dal primo decennio del novecento alla seconda guerra mondiale. Ci fa una cronaca alla ” minuto per minuto” delle vicende ora amene ora commoventi
della sua famiglia, ma sempre con quel rigore storico che contraddistingue sempre le sue opere, e riuscendo anche, pur di fronte a fatti talvolta tragici, a con-
ferire al libro un tono molto scanzonato e leggero , che poi è proprio della vena toscana.
La storia ha un prologo raccontato in prima persona da un giovane discendente dei Martigli che cercherà, con una vena di sana follia(si vede che era nel dna
di casa Martigli)di chiudere i conti con il passato. Già quella follia attribuita ad Adolfo ma forse….tipica di tutti coloro che portavano quel nome, non ce ne
voglia il nostro autore.
Il testo scorre come una ricerca del tempo perduto partendo dal bisnonno Pietro, uomo integerrimo, di vedute aperte e moderne, e dal di lui fratello Adolfo,
un tipo tutto sommato simpatico per le sue guasconate, per i suoi folli amori, ma anche una vera “sciagura” per i familiari che per soddisfare i propri capric-
ci non esita a mandare sul lastrico o a mettere in situazioni a dir poco imbarazzanti o anche pericolose.
Poi c’è Finimola, la vera depositaria del buon senso in tutta la casa, dodicesima figlia di una famiglia assai prolifica, anche lei con una certa dose di simpatica
follia, si dice che abbia anche fatto da nave-scuola a Adolfo… Il quale Adolfo si improvviserà impresario teatrale per i begli occhi di una subrettina affittando
il più grande teatro di Livorno, finirà nella Legione, usa a raddrizzare gente perduta ma con lui senza successo….
E poi mentre Pietro, tornato dalla guerra, cerca di risistemare le scassate finanze della casa , una parte importante nella storia la recitano i suoi figlioli,
Angiolo, bello come un attore ma sempre posato, tranquillo, anche quando si troverà a dover fronteggiare la mafia, ma come il padre buono e un po’ …co-
glione, e Giulio, una vera serpe in seno, ma l’opposto di Adolfo lo scialaquatore, lui invece gretto e meschino.
Martigli fa muovere con leggerezza questi personaggi da commedia, tutti tratteggiati con brio ma giusto distacco, quasi un estraniamento brechtiano.
Un’opera in cui si intrecciano vita, amori, gusto, questo raffigurato nelle splendide pietanze di Finimola, e con un omaggio alla moda, tutte le ricette
sono raccolte alla fine del libro.
Un libro sapido e bello, dove , sotto la maschera del divertimento compaiono i concetti di famiglia, di casa, di cibo, tutto reso come un omaggio a un
passato lontano ma molto reale e veritiero. Ma c’è anche molto affetto nel rievocare queste storie e questi protagonisti, anche perché alla fin fine si vede
sempre che l’affetto non viene mai, quell’affetto che deve legare sempre una famiglia nella buona e nella cattiva sorte.