” PRIMA DI DIRTI ADDIO ” DI PIERGIORGIO PULIXI- e/o
7 Luglio 2017AURORA NEL BUIO – DI BARBARA BARALDI—GIUNTI
13 Luglio 2017-
ggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggUna Roma insanguinata e impaurita da un mostro che è capace di dare ” forma al buio”. Le folli visioni di un misteriso killer si sostanziano in una serie di
feroci uccisioni, e poi lui acconcia le sue vittime tarsformandole secondo la sue terribile immaginazione. Infatti il suo modo di agire non è limitato allo
scempio delle vittima, poi lui plasma i corpi, li mette in posa, dando loro la parvenza di creature mitologiche. Semina la scena del crimine di indizi
che però nessuno sembra in grado di interpretare.
Si ricorre allora all’opera del miglior profiler della questura di Roma, il commissario Enrico Mancini. A lui il compito di interpretare eventi e tracce, analiz-
zando la scena del crimime, e cominciando a tracciare un profilo.
Certamente Mancini non è più l’uomo di un tempo, dopo la morte della moglie e il rimorso di non averla potuta assistere al momento del trapasso. E i suoi
uomini che lo hanno sempre affiancato e sostenuto non sanno più come fare ‘per aiutarlo a usci9re da questo stato di depressione.
La stampa ha ribattezzato il killer ” lo Scultore ” e sempre nuove vittime vengono scoperte in tanti luoglhi casratteristici della capitale, dalla Casina delle
Civette a Villa Torlonia, dal vecchio giardino zoologico alla galleria Borghese, ora nei condotti della rete fognaria.
Ma tant’è, la situazione è talmente critica che il questore è costretto a richiamare in servizio Mancini per una vera e propria caccia all’uomo contro un
mostro che non arretra diu fronte a nulla.In una Roma oscura, tormentata, piena di simboli e di misteri con La forma del buio Mirko Zilahy si ripresenta c0n una sfida al lettore che è la stessa
che il killer protagonista del libro lancia al mondo esterno per liberarlo o liberarsi dei mostri che insidiano la sua anima.
Dopo E’ così che si uccide ancora Roma con i suoi palazzi, i suoi monasteri, i suoi cunicoli sotterranei, ma principalmente si parla di uomini, della loro
realtà e del loro doppio. E tutto visto sotto l’ottica di un serial-killer che il commissario Mancini si deve sforzare di capire e interpretare. Ed eccoci
proiettati in un mondo di visioni, di illusioni, di prospettive il che poi porta a parametri di giustizia assai diversi da quelli usuali. In certi individui col-
pisceche il loro concetto di verità, di realtà è un qualcosa che loro configurano secondo le proprie visioni.
Duello implacabile quello tra Manicni e la sua squadra e lo Scultore, ci si muove nella Roma delle ville, dei parchi, dei musei, luoghi ora antichi ora mo-
derni, che custodiscono ” i fantasmi del tempo”. Molti capolavori, ora pittoriali, ora scultorei sono custoditi in questi posti. Ma ce ne sono anche altri che
conservano quel senso tipico della paura che è tipico dell’infanzia, come il giardino zoologico, i luna park, dove troviamo custoditi gli animali esotici op-
pure i mostri delle fiabe della nostra infanzia.
Chi meglio dei mostri per colpire, impaurire, stravolgere la città ? Esempi di figure che vanno oltre la nostra realtà, sono fuori dell’umano, del naturale, del
reale. E tra le punizioni in cui possono incorrere c’è la trasformazione, vedi i compagni di Ulisse mutati in porci, ma è ricorrenhte la trasformazione di uomini in animali, di animali in figure mitologiche.
E questa ambiguità di fondo nell’animo umano è alla base di questi romanzi, con le susseguenti trasformazioni a cui i vari personaggi sono inesorabilmente
destinati. Questi personaggi-mostro possono accompagnare la nostra vita, le nostre fantasie, le nostre visioni, trasformando in incubo che Zilahy ci fa in-
contrare nel suo libro.
Un trailer denso di temi l’autore mette in evidenza l’aspetto psicologico, ma anche l’influenza dell’arte, della religione, della credenza nei miti. Il tutto in una
Roma sconvolta dalle gesta di questo sciagurato serial-killer, che si serve delle sue vitime per riprodurre dei quadri dove erano protagonisti personaggi presi
dalla Gracia antica, metà uomini e metà animali. Su questa base parte la caccia al killer di Mancini e dei suoi collaboratori.
Le vittime aumentano di giorno in giorno, la città ha paura e le autorità premono sugli inquirenti. Intanto non si capisce il modus operandi del killer, che
si muove da un punto all’altro della città. Conosce a menadito il suo sottosuolo, si muove a suo agio nel buio, sembra conosceree a menadito i luoghi più
difficili da individuare e da raggiungere. Quel che sconcerta è che da una parte apppare persona estremamente razionale e organizzata, ma dall’altra appare
evidente l’irrazionalità del suo modo di agire. Non ha l’ansia naturale di chi vuole fuggiure, dopo i suoi barbari delitti non ha fretta. prima deve….creare
le sue figure e Mancini si vede sforzare di capire questo comportamento, evidentemente ispirato da una parte a un estremo grado di follia, dall’altra cerca-
re di entrare nella psicologia del Mostro e capire qual’è ” il supposto ordine” che vuole ripristinare.
Ma il killer è scaltro, accetta la sfida della polizia, addirittura riduce in fin di vita uno dei collaboratori del coimmissario.
Mancini non riesce a capire quali sono gli elementi che possano permettere l’individuazione del killer, o quanto meno quali sono quelli necessari a incastrarlo. Va pure detto che Zilahy non perde di vista l’aspetto umano della vicenda, che via via vede dei capitoli dedicati ai singoli componenti la
squadra, con i loro amori, le loro aspettative, le loro illusioni, le loro concretezze.
Mancini si sente sempre più inadeguato al compito,non riuscendo a trovare il legame tra i tanti indizi mentre le uccisioni si susseguono.
E poi lui se sente opprimere dal ricordo della moglie, una sorta di osssessione che gli toglie lucidità, raramente abbiamo trovato nella scrittura di
genere (che è comunque un termine inappropriato per una storia così complessa e articolata)un personaggio così complesso. Mancini si conferma
un grosso protagonista, l’alternarsi tra passato e presente, tra certezze e dubbi fanno di Mancini un uomo estrremamente reale, per cui il lettiore fa
subito il tifo.
Un romanzo scritto con grande intensità, con una tensione che tiene per tutta la durata del romanzo, pur se noi sappiamo sin dalle prime pagine
chi è l’assassino, un romanzo dove c’è anche molta azione. Ampio è l’uso dei corsivi, ci danno spesso il punto di vista del protagonista, assassino com-
preso.
Quindi non c’è tanto un assassino da scoprire ma le perversioni dei suoi pensieri, le sue tragiche fantasie, il suo feroce modo di agire. La forza del libro
sta anche nella sfida (ci ricorda i vecchi gialli)tra il Mostro e il commissario che dagli indizi che ha( non solo lui,anche il lettore) deve individuare
quali saranno le prossime mosse del fosco avversario
GIUSEPPE PREVITI