“MALASTAGIONE”DI FRANCESCO GUCCINI-LORIANO MACCHIAVELLI- MONDADORI
3 Novembre 2011“LA PORTA DI ATLANTIDE”DI GIULIO LEONI-MONDADORI
19 Novembre 2011Esce con “La forza del destino”di Marco Vichi una nuova avventura del commissario Bordelli. Siamo nella primavera del 1967,l’alluvione del novembre precedente
sembra ormai un ricordo e Firenze comincia a rinascere. Chi invece non trova pace è l’ex-commissario Franco Bordelli.
Se facciamo un passo indietro Bordelli,mentre indaga sull’omicidio di un ragazzino,si è scontrato con dei poteri occulti molti forti, e per convincerlo a desistere dalle sue indagini stuprano la sua donna,Eleonora,e minacciano di colpire tutte le persone a lui più care. Per proteggere i suoi amici Bordelli si è dimesso dalla polizia,ha venduto la casa di San Frediano e si è trasferito in campagna.
Non se la sentiva di continuare a fare il poliziotto sapendo che non poteva mandare in galera gli assassini del ragazzino.Ora la sua vita è tra i boschi dove fa lunghe passeggiate,si occupa della cucina e dell’orto. Ma in lui non si è certo placata la sete di giustizia, e quando un evento inaspettato, uno…scherzo del destino gli offrono la possibilità di fare giustizia e chiudere i conti con il passato lui non si tira indietro.
Con il commissario Bordelli ritorna anche Marco Vichi che ambienta questa storia nella seconda metà degli anni Sessanta.Bordelli ha lasciato la polizia perchè gli hanno impedito di fare il suo lavoro, il caso è stato “sommerso”peggio di come le acque hanno sommerso la città di Firenze nell’alluvione dell’anno precedente.
Lo ritroviamo nelle campagne dell’Impruneta,immerso nella nuova vita,pur se puntualmente i suoi vecchi amici e colleghi vanno a trovarlo.Forse hanno paura che si senta solo,che si annoi,ma sarà poi il destino a decidere altrimenti della sua vita.
La violenza è sempre stata un connotato della vita dell’ex-poliziotto,,lui ha sempre combattuto chi la commetteva,dal suo passato di soldato al presente di tutore della legge, adesso però si sente tarpato,bloccato nelle sue convinzioni.Il quesito che ci pone questo libro nel corso del suo svolgimento è prprio legato alla possibilità di fare giustizia anche uscendo dai canoni ufficiali.
Noi vediamo all’inizio di questa storia un Bordelli deluso,amareggiato per i motivi già detti, e lui quindi si è ritirato tra i colli, fa lunghe passeggiate,impara a conoscere le verdure nell’orto, si dedica alla cucina, riconosce e rispetta gli animali e i prodotti della natura.Principalmente ha imparato ad apprezzare il silenzio,ora ha molto tempo per pensare,rivedere il passato,ricordare le sue donne.
Ci vorrà l’incarico affidatogli da una vecchia contessa sua vicina di casa che vuol sapere se il figlio si sia o sia “stato”suicidato,per fare tornare in lui la voglia dell’azione tanto più che in precedenza sempre il caso lo aveva portato a una svolta inattesa nella sua vita di pensionato.
Ma a questo punto occorre procedere a un’altra considerazione. Da una parte tre losche e abbiette figure, il macellaio,l’avvocato,un monsignore hanno lanciato a Bordelli un avvertimento.Ma Bordelli non si sente in pace con se stesso,vuole vendicare la morte del ragazzino ma si vuole vendicare anche di chi ha stuprato la sua ragazza. Ma c’è di più, principalmente in lui è venuta meno quella fiducia nella giustizia che sino ad allora lo aveva ispirato.
Bordelli però non aveva tenuto conto della…forza del dstino,quel destino che gli offrirà l’occasione di vendicare i torti che sono stati fatti.Una storia quindi di giustizia e vendetta, anche se poi i confini appaiono molto labili…
Per comprendere l’evoluzione del protagonista di “La forza del destino” come fa Vichi anche il lettore deve mettersi nei panni di un ottimo poliziotto che sa chi sono gli assassini del giovane Giacomo Pellissari ma non può incastrarli , così come è rimasto frustrato per tutto quello che ne è conseguito dopo.
Marco Vichi lo trasforma a inizio libro in un novello Cincinnato, ma l’uomo Bordelli è in crisi e da questa libertà da ogni impegno ufficiale trarrà la forza per cambiare identità.
Può sorprendere questa metamorfosi da uomo delle istituzioni a giustiziere,anche se a pensarci bene Bordelli è sempre stato un poliziotto “scomodo”, non ligio ai potenti, un uomo duro che si è formato nel bataglione San Marco.
La risposta che si può trarre da questa storia è che Bordelli è un uomo vero,vivo,entusiasta delle cose che fa,basti vedere come si trasforma in agricoltore, in cuoco.
Ha un alto senso dell’amicizia,ha ancora voglia di amare ed essere amato,tutto questo serve a lui per primo per scrollarsi da quel senso di malinconia e di mestizia che sembra attenagliarlo, anzi gli da lo sprone per lanciarsi in una nuova impresa.
“Quando non si rispettano le regole del gioco,è bene smettere di giocare”.così in “Morte a Firenze”Bordelli chiudeva la sua vita di poliziotto restituendo tesserino e pistola al questore. Altro co-protagonista di questa avventura era stato il terribile alluvione che aveva sommerso Firenze,i suoi abitanti e le sue cose.Per Bordelli quella inchiesta non risolta equivaleva alla piena dell’Arno, anche lui e le persone a lui più care erano stati sommersi e lui aveva lasciato perr salvare non tanto se stesso quanto gli altri.
Con “Morte a Firenze”è rimasto qualcosa di incmpiuto, da un uomo “vero”, e il commissario lo è,ci si aspetta anche una reazione,un modo di affrontare la situazione,e quindi ancora all’opera Marco Vichi e il suo Bordelli.
Il concetto che viene fuori leggendo “La forza del destino”,al di là della storia ben narrata,ricca di fatti e di personaggi,è se sia giusto che i colpevoli non vengono perseguiti dalla giustizia ufficiale, e qui la risposta è semplice: non è giusto!. Acclarato questo il secondo punto è che non ci si può rimettere al giudizio divino,al pentimento del reo, anche in terra i colpevoli debbono essere condannati e puniti.
Marco Vichi affida “al destino”il compito di dettare le mosse all’ex-commissario per fargli chiudere i conti con il passato.Il suo è un romanzo di forte presa, ma con questo interrogativo di fondo che poi riguarda la coscienza e l’animo di ciascuno di noi.
Tra i meriti di questo Bordelli è di costringere chi legge a sua volta di interrogarsi sul quesito di “giustizia”, sul come è amministrata, sul come non sempre è assicurata, e allora in tale caso cosa avviene? Marco Vichi si richiama al destino ma induce anche a riflettere e di questi tempi non è cosa da poco…..
GIUSEPPE PREVITI