” ALLACCIATE LE CINTURE ” DI FERZAN OZPETEK
25 Marzo 2014” QUANDO C’ERA BERLINGUER” di WALTER VELTRONI
10 Aprile 2014Cast: Jean Gabin Pierre Fresnay Erich von Stroheim Dita Parlo Marcel Dalio Julien Carette Georges Peclet Werner Florian Jean Dasté Sylvain Itkinde Gaston Modot
Nel 1916 due aviatori francesi, uno proveniente dal popolo, il tenente Marechal, l’altro dall’aristocrazia, il capitano de Boieldieu vengono abbattuti dall’asso dell’avia-
zione tedesca barone von Rauffenstein e subito i due nobili simpatizzano. I due vengono trasferiti in un campo di concentramento e poi in un altro diretto proprio
dal Rauffenstein.
Renoir ottenne un grande successo con questa opera, doveva vincere il Leone d’Oro alla Mostra di Venezia, ma siamo nel 1937, il nazismo e il fascismo imperano,
così il massimo premio andò al più…innocuo Carnet di ballo di Duvivier, pur se un premio gli venne assegnato lo stesso. Non erano tempi che potevano apprezzare
il pacifismo universale, si stavano ormai delineando le mire del nazismo. In questo film sono rivendicati dei grandi temi, ad esempio la breve relazione tra Marechal
e le vedova di guerra tedesca ci fa vedere che i sentimenti possono germogliare tra chiunque, senza questioni di nazionalità. E un’altra lezione di umanità ci verrà
dalle guardie di frontiera che non spareranno sui due fuggitivi che stanno per passare il confine. E certamente non poteva piacere la solidarietà e la reciprocità tra
Marechal e l’ebreo Rosenthal suo compagno di fuga.
Il film è però anche la storia di uomini che non accettano la prigionia e fanno di tutto per evadere, quindi un film che attraverso la chiave dell’avventura induce anche
a pensare.
E’ un film quindi con tante aperture avveniristiche anche se poi tenuto conto dell’epoca in cui è nato, così ad esempio viene evidenziata la solidarietà di classe
tra i due “nobili” ufficiali. Marechal è un simpatico guascone che tutti amano e apprezzano, il capitano si sacrificherà per far riuscire la sua fuga, ma le distanze
tra loro rimangono. Insomma Renoir sferza, colpisce, critica ma non cede alla retorica o al sentimentalismo, la sua è una analisi lucida e senza illusioni di quel
particolare momento.
Cinema di grandi attori, ricordiamo il grande von Stroheim, il cui personaggio si amplia man mano che la pellicola va avanti. Renoir costruì il suo film sull’idea che
il mondo si divide per affinità, certo anche questo si rivelò una…grande illusione.
E’ tornato nelle sale italiane, grazie alla edizione restaurata dal laboratorio della Cineteca di Bologna, La grande illusion. Questo capolavoro pacifista fu realizzato
nel 1937 e subito fu inviso al regima nazista tanto che Goebbels considerava questo film ” il nemico pubblico n.1″.
Renoir seppe intuire che il secondo conflitto mondiale sarebbe stato catastrofico, del resto lui aveva provato sulla sua pelle i terribili guasti della prima guerra
mondiale e quindi si era schierato con chi propugnava il pacifismo. Ma i personaggi a cui Renoir affida il suo messaggio sono uomini, giovani, ragazzi uomini che
non si odiano tra loro, semplicemente ci sono dei tedeschi e dei francesi., anzi dei buoni tedeschi e dei buoni francesi. E attraverso il ritratto di alcuni di questi il
regista ci presenta la sua verità, uomini che fanno il loro dovere pur avendo una propria personalità.
La storia di questo film è assai travagliata, pur se al suo apparire nel 1937 ebbe subito grande successo e alla Mostra di Venezia si vide assegnato il Premio per il
miglior complesso artistico, inventato lì per lì per non dargli la Coppa Mussolini. Uscì in Francia, ma ben presto verrà vietato durante l’occupazione nazista.
E non poté ovviamente uscire in Germania, come pure in Italia, dove fu proiettato solo nel 1947.
Tornò ad essere proiettato in Francia nel dopoguerra pur se ebbe delle critiche per il personaggio della vedova tedesca che dovette essere praticamente abolito.
Soltanto nel 1958 grazie a un montaggio compiuto dallo stesso Renoir fu realizzata una pellicola simile all’origine, ma sarà soltanto grazie al ritrovamento del
negativo originale che era stato trovato a Berlino e portato poi in Russia dai sovietici che si è potuto, dopo uno scambio tra la cinematografia russa e quella fran-
cese che finalmente il negativo tornò in Francia. E grazie a un nuovo restauro ecco La grande illusione restituita alla sua veste originale e ora finalmente anche
in Italia nel progetto dei classici restaurati per il Cinema Ritrovato, iniziativa promossa dalla Cineteca di Bologna.
La grande Illusione è il più celebre film girato in Francia e fu il maggiore successo, anche commerciale, per Jean Renoir. Lui si era ispirato alle memorie di alcuni
suoi compagni d’arme della prima Grande Guerra ed ebbe anche un notevole successo per la grande interpretazione dei vari Jean Gabin, Erich von Stroheim,
Dita Parlo, Pierre Fresnay. Il tema che Renoir sviluppò fu quello della solidarietà tra i popoli simboleggiandola attraverso l’amicizia e il rispetto tra i due aristo-
cratici ufficiali. Ma come non c’era odio tra i popoli, non ce ne doveva essere neppure tra gli appartenenti a diverse classi sociali. L’amicizia, la nobiltà d’animo,
lo spirito di sacrificio sono alla base di questi sentimenti, e il regista predica il suo credito nella bontà dell’animo umano, l’uomo deve sempre essere salvato.
GIUSEPPE PREVITI