“VENTI CORPI NELLA NEVE”DI GIULIO PASINI-FANUCCI TIME CRIME
19 Giugno 2012Marco Vichi presenta “TOSCANA IN GIALLO”(Fratelli Frilli editore)-aa.vari-antologia a cura di Giuseppe Previti
22 Giugno 2012<Tre eventi lontani nel tempo ma legati tra di loro cadenzano lo scorrere della narrazione.
Alba,aprile 1945. Va spartito il tesoro della Quarta armata,frutto di requisizioni e di altri fatti di guerra. Spetta alla Curia e ai partigiani,ma il capo dei partigiani rossi tiene la propria parte per se.
Alba,aprile 2o11.Quel capo partigiano infedele Domenico Moresco è diventato un grande industriale del vino,uno dei boss della città. Suo rivale l’altrettanto potente Antonio Tibaldi,padrone della Tibaldi vini, che in quella lontana storia del 1945 fu altrettanto protagonista,quale uomo di fiducia del vescovo.
Alba 1963.Uno scrittore famoso,legato alla città,si sente prossimo alla morte e vuole lasciare una memoria storica dei fatti del 1945, dal tesoro alla guerra, dalle lotte partigiane agli
personali,dagli amori ai tradimenti. E in questa sua ricerca finisce per imbattersi e immergersi in un passato ricco di personaggi, partigiani,comunisti,fascisti,sacerdoti,moglie tradite e traditrici,tante passioni,violenze,sadismi.E in questo suo ritorno ad altri tempi riesce ad intuire i fili di una storia che poi negli anni duemila sfocerà in un delitto.
“La mia anima è ovunque tu sia” segna l’esordio nella narrativa di un giornalista assai noto come Aldo Cazzullo, che è assai abile in questo romanzo ad evitare il luogo comune che i giornalisti non sanno scrivere i romanzi, troppo attaccati come sono alla stringatezza della cronaca, lui qui mantiene velocità e precisione nel narrare, ma sa anche muoversi tra leggenda e realtà costruendo una storia dal sapore epico.
Sin dalla prima riga troviamo il morto,quel Domenico Moresco rinvenuto cadavere in un bosco.
Nella seconda scena torniamo al 1945 quando proprio quel Domenico Moresco in una notte d’aprile penetra nella canonica facendo saltare con una fucilata la serratura.
Alla terza scena,Amilcare Braida,lo scrittore ex-partigiano tesse l’elogio del mese di novembre che considera il meno crudele dei mesi,quello ideale con i suoi malinconici colori per morire.
E’ evidente che si tratta di una storia ad incastri,del resto molto indicativo è il lungo sottotitolo del romanzo “un delitto,un tesoro,una guerra,un amore”che raffigura i vari elementi del rac- conto.Un romanzo che è poi un omaggio a tanti generi letterari, il giallo(con il delitto),l’avventura(con il tesoro),l’epica(con la guerra),il rosa(con l’amore). Tutto viene condensato in uno spazio narrativo abbastanza breve(circa 12o pagine) dove spicca anche il grande amore per il territorio delle Langhe,un sentimento assai forte che viene impresso a tutto il libro.
Il romanzo parte da una leggenda,non sappiamo quanto vera,secondo la quale il tesoro della Quarta Armata accumulato in tanti anni di guerra sia nei territori francesi che in Italia, era finito senza più padrone nella cittadina piemontese. Tanti lo cercavano ed erano disposti a tutto pur di impossessarsene, tanto che un prete pensò di dividerlo con un capo partigiano. E questo tesoro servì a far nascere due grosse imprese in dustriali.
Nel romanzo di Cazzullo le due imprese diventano due grosse aziende vinicole.Una appartiene a quel Moresco che troviamo morto all’inizio del libro,l’altra a Antonio Tibaldi. La storia dei due è in un certo senso uno spaccato della storia del nostro Paese, Moresco è comunista,ha fatto la Resistenza, Tibaldi è cattolico, forse un democristiano. Durante la guerra si è imboscato protetto da quel sacerdote che poi avrà l’idea di spartire il bottino tra bianchi e rossi(decisione salomonica o molto…italiana). Due uomini assai diversi,e tali lo saranno anche negli obbiettivi delle loro imprese,più esclusivo e più caro il vino di Moresco(con il Barbaresco), più popolare,da supermercati,il Barbera del Tibaldi. Ma entrambi si costruiranno una grossa fortuna.
Quando viene scoperto il cadavere del rivale Tibaldi pensa subito a un delitto e ingaggia una detective svizzera,ma indaga anche la polizia ,con un ispettore e un commissario entrambi meridionali.Per i due poliziotti non è facile muoversi in un ambiente pregiudizialmente ostile ai meridionali, ma anche loro si sono fatti un’idea abbastanza precisa della terra in cui operano,considerando le Langhe una terra crudele,forse anche più dell’Aspromonte…
In questo romanzo l’immagine di Alba non è effettivamente delle migliori, i suoi abitanti sono considerati”giocatori d’azzardo,suicidi,truffatori”, gelosissimi delle loro origini,molto campanilisti,per loro già Torino è terra straniera.
Ma Alba,le Langhe, sono terre di eccellenza gastronomica, il tartufo,la fonduta, la bagna cauda,il vino e ovviamente anche il nostro autore rende il debito omaggio.
Ma ovviamente la storia segue il suo corso, i due investigatori proseguono la loro indagine che li riporta in tempi assai lontani, cose avvenute durante il periodo della Resistenza,anche storie d’amore finite tragicamente. Tanti intrecci sentimentali, relazioni adulterine, anche ritmi da pochade pur se l’atmosfera di quei giorni non è certo allegra. Tante storie che poi sono servite per i suoi mai finiti romanzi a quell’Amilcare potenziale scrittore,finito a lavorare per la Tibaldi vini ,in gioventù partigiano anche lui, con il nome di battaglia di Johnny(altro evidente tributo a un ennesimo mito di quei posti,Beppe Fenoglio).
Alba,aprile 1945. Va spartito il tesoro della Quarta armata,frutto di requisizioni e di altri fatti di guerra. Spetta alla Curia e ai partigiani,ma il capo dei partigiani rossi tiene la propria parte per se.
Alba,aprile 2o11.Quel capo partigiano infedele Domenico Moresco è diventato un grande industriale del vino,uno dei boss della città. Suo rivale l’altrettanto potente Antonio Tibaldi,padrone della Tibaldi vini, che in quella lontana storia del 1945 fu altrettanto protagonista,quale uomo di fiducia del vescovo.
Alba 1963.Uno scrittore famoso,legato alla città,si sente prossimo alla morte e vuole lasciare una memoria storica dei fatti del 1945, dal tesoro alla guerra, dalle lotte partigiane agli
personali,dagli amori ai tradimenti. E in questa sua ricerca finisce per imbattersi e immergersi in un passato ricco di personaggi, partigiani,comunisti,fascisti,sacerdoti,moglie tradite e traditrici,tante passioni,violenze,sadismi.E in questo suo ritorno ad altri tempi riesce ad intuire i fili di una storia che poi negli anni duemila sfocerà in un delitto.
“La mia anima è ovunque tu sia” segna l’esordio nella narrativa di un giornalista assai noto come Aldo Cazzullo, che è assai abile in questo romanzo ad evitare il luogo comune che i giornalisti non sanno scrivere i romanzi, troppo attaccati come sono alla stringatezza della cronaca, lui qui mantiene velocità e precisione nel narrare, ma sa anche muoversi tra leggenda e realtà costruendo una storia dal sapore epico.
Sin dalla prima riga troviamo il morto,quel Domenico Moresco rinvenuto cadavere in un bosco.
Nella seconda scena torniamo al 1945 quando proprio quel Domenico Moresco in una notte d’aprile penetra nella canonica facendo saltare con una fucilata la serratura.
Alla terza scena,Amilcare Braida,lo scrittore ex-partigiano tesse l’elogio del mese di novembre che considera il meno crudele dei mesi,quello ideale con i suoi malinconici colori per morire.
E’ evidente che si tratta di una storia ad incastri,del resto molto indicativo è il lungo sottotitolo del romanzo “un delitto,un tesoro,una guerra,un amore”che raffigura i vari elementi del rac- conto.Un romanzo che è poi un omaggio a tanti generi letterari, il giallo(con il delitto),l’avventura(con il tesoro),l’epica(con la guerra),il rosa(con l’amore). Tutto viene condensato in uno spazio narrativo abbastanza breve(circa 12o pagine) dove spicca anche il grande amore per il territorio delle Langhe,un sentimento assai forte che viene impresso a tutto il libro.
Il romanzo parte da una leggenda,non sappiamo quanto vera,secondo la quale il tesoro della Quarta Armata accumulato in tanti anni di guerra sia nei territori francesi che in Italia, era finito senza più padrone nella cittadina piemontese. Tanti lo cercavano ed erano disposti a tutto pur di impossessarsene, tanto che un prete pensò di dividerlo con un capo partigiano. E questo tesoro servì a far nascere due grosse imprese in dustriali.
Nel romanzo di Cazzullo le due imprese diventano due grosse aziende vinicole.Una appartiene a quel Moresco che troviamo morto all’inizio del libro,l’altra a Antonio Tibaldi. La storia dei due è in un certo senso uno spaccato della storia del nostro Paese, Moresco è comunista,ha fatto la Resistenza, Tibaldi è cattolico, forse un democristiano. Durante la guerra si è imboscato protetto da quel sacerdote che poi avrà l’idea di spartire il bottino tra bianchi e rossi(decisione salomonica o molto…italiana). Due uomini assai diversi,e tali lo saranno anche negli obbiettivi delle loro imprese,più esclusivo e più caro il vino di Moresco(con il Barbaresco), più popolare,da supermercati,il Barbera del Tibaldi. Ma entrambi si costruiranno una grossa fortuna.
Quando viene scoperto il cadavere del rivale Tibaldi pensa subito a un delitto e ingaggia una detective svizzera,ma indaga anche la polizia ,con un ispettore e un commissario entrambi meridionali.Per i due poliziotti non è facile muoversi in un ambiente pregiudizialmente ostile ai meridionali, ma anche loro si sono fatti un’idea abbastanza precisa della terra in cui operano,considerando le Langhe una terra crudele,forse anche più dell’Aspromonte…
In questo romanzo l’immagine di Alba non è effettivamente delle migliori, i suoi abitanti sono considerati”giocatori d’azzardo,suicidi,truffatori”, gelosissimi delle loro origini,molto campanilisti,per loro già Torino è terra straniera.
Ma Alba,le Langhe, sono terre di eccellenza gastronomica, il tartufo,la fonduta, la bagna cauda,il vino e ovviamente anche il nostro autore rende il debito omaggio.
Ma ovviamente la storia segue il suo corso, i due investigatori proseguono la loro indagine che li riporta in tempi assai lontani, cose avvenute durante il periodo della Resistenza,anche storie d’amore finite tragicamente. Tanti intrecci sentimentali, relazioni adulterine, anche ritmi da pochade pur se l’atmosfera di quei giorni non è certo allegra. Tante storie che poi sono servite per i suoi mai finiti romanzi a quell’Amilcare potenziale scrittore,finito a lavorare per la Tibaldi vini ,in gioventù partigiano anche lui, con il nome di battaglia di Johnny(altro evidente tributo a un ennesimo mito di quei posti,Beppe Fenoglio).
Questo di Cazzullo è un romanzo avvincente,ben costruito, che passa dal noir alla storia d’amore ma che possiede anche il respiro della “storia”rivisitando gli eventi che hanno fatto la storia dell’Italia,mescolando però gli eventi ufficiali con quelli”privati”,mettendo a fuoco appunto le vicende di uomini e donne che le vissero in prima persona.
Realtà,immaginazione,amori,odi profondi,tutte cose che poi sono state alla base della rinascita del Paese. Cazzullo utilizza tutti questi elementi a piene mani,pur se nella nota finale
si concede e ci concede un margine di dubbio, quel che racconta -dice-è frutto di fantasia, però potrebbe anche essere tutto vero……
GIUSEPPE PREVITI