“TRE,NUMERO IMPERFETTO” DI PATRIZIA RINALDI- e/o
10 Dicembre 2012“COSA SAI DELLA NOTTE” DI GRAZIA VERASANI- FOXCRIME<FELTRINELLI
13 Dicembre 2012Siamo ai tempi dell’occupazione nazista e una famiglia di ebrei trova rifugio in una parrocchia. Giacomo, il padre, ha affidato il suo negozio in Roma a un commesso fedele, ed ogni tanto
si reca nella capitale per vedere se tutto va bene e prendere dei soldi. Ma qualcuno lo ha notato e lo tradisce, cosicché viene arrestato davanti al negozio.
Finisce la guerra e la moglie rimasta con le due figlie si chiede chi abbia tradito il marito. Sarà un interrogativo che la tormenterà tutta la vita anche se poi, una volta scoperta la verità,
la terrà per sé, non la rivelerà mai alle ragazze, non vuole che crescano con il peso di una tragedia che ormai è avvenuta e non può condizionare tutta la loro vita.
Questa è l’intenzione della madre, anche se poi le cose andranno diversamente, è impossibile per le figlie dimenticare questo padre finito e morto ad Auschwitz e il suo ricordo non potrà
non influenzare la loro vita futura.
Ma quel che colpirà e peserà maggiormente su Dora,una delle due, è che se il “silenzio” scelto dalla madre per non turbare loro potrebbe avere una qualche giustificazione assai meno
comprensibile è il silenzio “generale” che perdura e perdurerà per decenni su questa tragedia, quasi che la gente la voglia rimuovere dal suo collettivo. Viene quasi da domandarsi se
lo sterminio sia una invenzione giornalistica. E le due giovani non potranno non fare a meno di fare i conti con il passato.
“La notte dell’oblio” ,romanzo di Lia Levi prende spunto da una storia vera, quella di una madre il cui marito fu deportato in seguito a una spiata. Su questo fatto di cronaca la scrittrice prende lo spunto per parlarci di valori che dovrebbero essere universali, la verità, la memoria, il tradimento, la colpa, l’espiazione, la vergogna di una cattiva azione.
La Levi ci racconta una storia realmente avvenuta, quella di Elsa e Giacomo e delle loro figlie Milena e Dora, costretti a fuggire perché ebrei dalla Roma occupata e rifugiarsi in una canonica di campagna. Ci troviamo in un paese molto piccolo, per non destare sospetti frequentano pure la messa, mentre Giacomo per procurarsi dei passaporti e del denaro scende spesso a Roma
con la corriera. Una sera non torna, poi si saprà che è stato arrestato e deportato, per morire ad Auschwitz.
Lena nel frattempo dovrà pensare a far crescere le figlie e a proteggerle da certi ricordi, vuole che abbiano una vita serena. Ma lei non smette mai di interrogarsi su chi abbia tradito il marito, a un certo punto verrà a sapere la verità, ma allora tace, la tiene per sé, non la vuole dire alle ragazze. Si prende in carico tutto il dolore possibile trovando sfogo nel lavoro di
sarta, che le assicurerà una certa agiatezza. Oltre che contro le proprie incertezze dovrà pure combattere in famiglia, dove alcuni suo familiari le chiedono invece di non nascondere la verità, nell’interesse di tutti, nel Paese c’è troppa omertà su quanto è accaduto e certi fatti potrebbero tragicamente ripetere nel disinteresse generale. Lei resiste a ogni pressione, sente che
il suo compito non è di cercare i colpevoli o di avere vendetta, le figlie devono avere una vita normale, bando al passato. E tutto filerebbe liscio se una storia d’amore di Dora non finisse
per portare a galla tutto quel che è successo, la Storia, il Passato,la Memoria non si possono cancellare.
La Levi è di origine ebraica, ha diretto il mensile Shalom, si è sempre occupata di questi problemi, qui affronta con una narrazione assai intensa i problemi di una famiglia, dei caratteri da Lena
e le figlie sino agli altri personaggi, il marito di Milena, il fratello di Lena, nonna Hélène, il sacerdote, il commesso del negozio.
La Levi vuole mettere in evidenza, a parte la storia in sé, anche un altro elemento importante, cioè quello dei tanti cittadini che si sono prestati alla cattura degli ebrei. Delatori, spie, spioni,
traditori e non sempre in nome dell’antisemitismo ma per lo più per denaro o per motivi opportunistici. E questo fa temere che certi atteggiamenti potrebbero ripetersi pari pari. Ed ecco la
necessità di continuare a parlare di queste cose, specialmente rivolgendosi ai giovani che per lo più le ignorano. Ecco che la letteratura, la narrativa possono dare il loro efficace contributo.
“La notte dell’oblio” è un romanzo che merita di essere letto anche perché scritto da una persona che queste cose le ha vissute, anche lei nel dopoguerra, avendo la stessa età delle figlie di
Elsa ha condiviso anche la scelta di non parlare, di fare calare il silenzio sulle brutture degli anni precedenti, i giovani volevano vivere, dimenticare il passato, quindi accettavano il silenzio.
E del resto anche tanti reduci dai campi di sterminio non volevano raccontare quel che avevano subito e visto, lo rimuovevano come una vergogna da dimenticare il più presto.
Un libro che ci ricorda un Paese che ha rigettato molto spesso memoria e responsabilità e questa è la sua colpa maggiore, nel contempo è il grosso merito del romanzo l’avere sottratto
all’oblio una “memoria di comodo”, la storia Lena e delle sue figliole è emblematica, il tradimento, la colpa non si possono sotterrare, e questo sembra dire la Levi vale per tutti.
GIUSEPPE PREVITI