“NOVA TEMPORA” DI OSCAR MONTANI-ROMANO EDITORE
23 Maggio 2011“IL MASTINO DEI BASKERVILLE”DI ARTHUR CONAN DOYLE-ALFA EDIZIONI
30 Maggio 2011Dopo “Tre
Dopo “Tre farfalle d’argento” torna alla ribalta ne “La porta do sangue”il vice-commissario Fernando Magnani,l’investigatore creato da Roberto Santini.
Nella Toscana occupata dalle truppe tedesche Fernando Magnani per un trasferimento provvisorio da Verona torna nella sua Firenze.Siamo nel marzo del 1944.
A volere questo trasferimento è stato l’avvocato Bertano che lui aveva conosciuto a Verona nella inchiesta legata a Galeazzo Ciano. A Firenze deve indagare sull’omicidio di una ragazza,Dora Canini, e questo fatto sembra legato al precedente assassinio della sorella di Dora,Mercedes.Ma il vero motivo della venuta di
Magnani a Firenze è legato alla misteriosa scomparsa di un ufficiale delle Waffen SS,Gert Brunner, legato a Mercedes, e che il poliziotto deve assolutamente ritrovare.
Ma la caccia a Brunner non è facile, oltre tutto fascisti e tedeschi perseguono lo stesso obbiettivo.Intanto nuovi delitti ingarbugliano la vicenda, con un suicidio di troppo…Magnani continua le sue indagini pur in una Firenze sotto assedio,tra allarmi aerei, partigiani comunisti,miliziani fascisti, fanatici nazisti, gente disperata e gente senza scrupoli, ma il nostro poliziotto ha la testa dura e ce la farà a risolvere l’intricata vicenda.
Siamo quindi nella Firenze del 1944,la città è sotto occupazione, quando vi viene richiamato Franco Magnani già conosciuto in “Tre farfalle d’argento”. Un poliziotto capace ma che aveva avuto vari problemi per via delle sue…frequentazioni femminili il che gli aveva interrotto la carriera.Ma fondamentalmente Magnani è una persona seria,ligio al dovere, uno che non ha pretese di perfettibilità,ma sa il fatto suo.
Roberto Santini lo ha creato dopo una serie di ricerche sulla polizia dell’epoca,colpito da un particolare, l’esistenza di alcuni funzionari un pò troppo “donnaioli” che erano stati accantonati per questo.Sulla loro falsariga ecco il personaggio di Magnani,escluso dalle grandi inchieste,e poi tornato misteriosamente in primo piano,prima a Verona,ora a Firenze.
“La porta di sangue” è stato pubblicato dopo la prematura scomparsa di Roberto Santini,un pò il suo addio di scrittore giallista per vocazione ma molto interessato ai fatti della storia.Lui amava e conosceva bene la storia, ma poi la utilizzava con perizia e abilità secondo le esigenze narrative.Per i facili “etichettatori”potremmo parlare di “gialli storici”, ma nel caso di Santini, pur se la storia, il processo di Verona ne “Le tre farfalle d’argento”, la Firenze del 1944 ne “La porta di sangue”fa da cornice alla vicenda ma non ne è la parte preponderante.Sono gli uomini e le donne che animano la vicenda,con le loro passioni,i loro amori,i loro tradimenti, i loro credo ideologici.Santini ci presenta una galleria di tanti “anti-eroi”che militano nei vari campi, introdue nelle sue storie anche dei personaggi realmente esistiti da Galeazzo Ciano a Mario Carità, ma importante per l’autore è ricreare quel clima cupo e terrorizzante che incombeva nella Firenze degli ultimi anni di guerra, e i suoi protagonisti non potrebbero vivere che in quel tempo.
Sono uomini e donne normali che vivono la loro vita quotidiana, che visti i tempi è certo piena di paura, di miseria, si vivono momenti difficili, stretti come sono tra oppressori e che si batte per la futura liberazione.Ma questi personaggi non vogliono essere “utilizzati”per dimostrare alcunc hè, non c’è in Santini l’intento di dare una lezione di storia.
Chi scrive “romanzi storici”certamente assolve anche al ruolo importante di “preservatore”della memporia storica, ma lo scrittore ha come compito principale quello scrivere una trama che ci faccia respirare l’aria,la vita,i pensieri di chi viveva in quell’epoca.
E Roberto Santini riusciva perfettamente ad assolvere a questa funzione, ha saputo ricreare e farci rivivere l’aria cupa,piena di sangue, di tensione della Firenze del 1944. Qualcosa di nero, di opprimente sovrastava Firenze, la condizionava, gli uomini e le donne che incontriamo sono pedine,con le loro paure,i loro ideali,a volte assolutamente terrificanti, ma sono tutti figli di un periodo dove il sangue,la violenza non possono che farla da padroni. Quindi più che di “ricostruzione”di un periodo della storia della grande Firenze parlerei di un romanzo dalle tonalità in nero che ci fa partecipi di quel tempo disgraziato. E il Santini riesce perfettamente ad andare a ritrovare il passato e a conservare il piacere,l’emozione di questa rivisitazione con l’intento poi di trasferirlo a noi presentando e facendoci provare le stesse sensazioni.
Roberto Santini non si considerava uno storico,però aveva raccolto un’ampia documentazione sul fascismo,dagli albori alla tragedia finale,leggendo molti libri e svolgendo un grande lavoro di ricerca nelle biblioteche, ma anche visitando i vari luoghi dove si sono svolti questi fatti e quando ha potuto ha anche “intervistato”cittadini che avevano vissuto in quel periodo.Sicuramente era un “altro mondo”dove la famiglia aveva una sua forte peculiarità, che poi in quei tempi di dissoluzione morale perderà forza.Anche le donne rivestono un ruolo per lo più subalterno, pur se a onor del vero in questi romanzi di Santini l donne hanno invece un ruolo forte, e per amore sono pronte a fare qualsiasi cosa.Siamo in un’Italia devastata dalla guerra, con una dittatura che si avvia alla fine, un alleato che si è trasformato in invasore con tutto quel che ne consegue.E questa è l’epoca su cui il nostro autore si è dovuto cimentare.
Come nel precedente romanzo Santini fa una mescolanza tra cose realmente accadute e altre di pura fantasia,e la stessa commistione la si ravvisa tra i vari personaggi, ora veri,ora inventati, ma tutto questo dà maggiore credibilità a quanto racconta.
Il protagonista di questi racconti è un vice-commissario di polizia, ci è subito simpatico perchè non si ritiene infallibile, ha attraversato momenti difficili che ne hanno un pò pregiudicato la carriera.Magnani,ci dice l’autore,è un personaggio immaginario, ma è un pò la somma dei tanti poliziotti che hanno operato nel regime fascista e che Santini ha conosciuto nelle sue ricerche. Era rimasto particolarmente colpito dai tanti che avevano subito provvedimenti disciplinari per via di relazioni femminili.Se questo poteva dar loro un alone ambiguo tra il romanticismo e il machismo, il regime li avversava per non fare brutta figura con gli alleati tedeschi, molti ligi al dovere e all’osservanza delle regole.
Il libro si svolge quindi su due piani paralleli, la storia vera e propria con un’accurato rispetto dei canoni del giallo, e la dimensione quasi da incubo che la città vive.
Se “Tre farfalle d’argento”si svolgeva Verona, “”La porta di sangue” ne è il seguito,sono pochi infatti i mesi che dividono i due romanzi,con Magnani che da Verona scende a Firenze. Poteva,questo vice-commissario-essere destinato a una lunga vita? Roberto Santini nelle sue storie precedenti aveva sempre cambiato personaggio,più volte aveva dichiarato di non voler crearne uno “seriale”,rischiando poi di doversi occupare soltanto di lui.Per Magnani aveva fatto una eccezione, perchè “sentiva”che si prestava molto a un seguito.
Poi il destino ha disposto altrimenti….
Vogliamo chiudere queste note ricpordando lo spirito con cui Roberto Santini si avvicinava alla stesura di queste storie, da una parte il creatore di fatti,dall’altra il suscitatore di vecchie emozioni, a lui nello scriverle,a noi nel leggerle, e l’impressione era di “avere accanto qualcuno che non c’era….”.
GIUSEPPE PREVITI