“LA SCELTA DI SIGMUND” DI CARLO A.MARTIGLI – MONDADORI
14 Maggio 2016FIORI, CIBO, CRIMINI: UN CERTO REX STOUT E IL SUO COMPARE NERO WOLFE (1)
25 Maggio 2016Un ex-sostituto commissario e vice dirigente della squadra mobile, il suo nome è Ferruccio Pammattone. Un ex-sovrintendente della Scientifica,
Eugenio Mignogna. Un ex-assistente capo all’immigrazione, Luc Merenda. Tutti in forza alla questura di Genova.
Molte le cose che li accomunano : sono amici da una vita, si sono arruolati insieme nel 1975, sono appena andati in pensione per raggiunti limiti di
età. Ma, altra cosa comune, alla pensione non vogliono abituarsi. Dopo tentativi più o meno estemporanei di passare il tempo, abituati come sono
a alzarsi presto, stufi di ciondolare a vuoto, hanno finalmente una pensata. Potrebbero rimettersi subito in azione dedicandosi alla soluzione di quei
casi che durante il servizio, spesso per motivi di tempo,hanno dovuto trascurare o addirittura abbandonare. Adesso che sono liberi e non devono più
rendere conto a nessuno, i soli poblemi che hanno sono legati alle loro condizioni fisiche e alle malattie piùo meno immaginarie che li disturbano.
Ed ecco che Ferruccio Pammattone, nome in codice Semolino (se mangia pesante si riempie di macchie rosse e deve quindi sottoporsi a una dieta
ferrea) , Eugenio Mignogna, nome in codice Kukkident (per festeggiare la pensione si è regalato una splendente dentiera) e Luc Santoro, nome in co-
dice Maalox (problemi di stomaco ) formano una squadra, anzi ” La squadra speciale mimestrina in brodo” e subito si mettono all’opera.
Promattone ci rimane assai male quando apprende che è stato assassinato un giovane vu cumprà che lui aveva conosciuto durante una indagine e
che lo aveva colpito per la paura che aveva letto nei suoi occhi. Gli aveva promesso aiuto e protezione, ma poi altri fatti lo avevano portato ad oc-
cuparsi d’altro, e in seguito era sopravvenuta la pensione.
Ora c’è tempo di rimediare per di più che godranno il sostegno degli ex-colleghi e del questore.
Sono in tre, sono poliziotti, o meglio lo erano sino al momento in cui sono andati in pensione, Non vogliono chiudersi in casa o vivere di ricordi e di
rimpiamti, e allora ripensano a tutti quei casi che sono capitati durante la loro carriera e che sono rimasti in sospeso. Ecco che rifanno squadra,
il nome non è tanto…marziale , ” squadra speciale minestrina in brodo” ma Maalox, Kukkident e Semolino sono lanciati, delinquenti tremate !
Roberto Centazzo poliziotto, scrittore di polizieschi , ha iniziato la sua carriera di narratore con il personaggio del giucice Toccalossi, tre romanzi pubblicati da Frilli,poi ha cambiato casa editrice passando alla Tea, pubblicando appunto ” Squadra speciale minestrina in brodo”. E’ la storia di tre pensionati di fresco, nel nostro caso dei poliziotti, con tutte le problematiche del caso, così come facendo riferimento alla loro passata professione si affronta più di un problema, quello degli immigrati e della vita grama che devono affrontare. Ma Centazzo non li fa piangersi addosso, e se è anche
vero che si parla di crimini e di delitti, tutto è però raccontato con molta leggerezza e molta ironia, anche quando i fatti che si svolgono sono fortemente drammatici.
I toni sono quelli della commedia, se si vuole usare un paragone cinematografico siamo più vicini a “I soliti ignoti” che a “Un borghese piccolo pic-
colo”, e tutto sommato le simpatie dei lettori è presumibile che si dividano tra questo trio di uomini ” soli” che ora che non portano più la divisa sem-
brano ancora più patetici nei loro sforzi per sopravvivere e i ragazzi di colore sfruttai da persone senza scrupoli.
Ma è poi è tutto da dimostrare che l’intenzione dell’autore sia quella di fare soltanto un giallo di denuncia, lui piuttosto ci racconta uno spaccato di
vita e quei poliziotti, con le loro difficoltà e le loro ansie,riescono nonostante tutto a sdrammatizzare quel che avviene intorno a loro e a servirsene
per trovare una nuova ragione di vita. E usando questa formula narrativa anche la denuncia sociale viene a essere più incisiva, quel che deve essere
detto è detto, ma con il sorriso sulle labbra, e questo colpisce di più.
Ebbene qui nessuno vuole divertire nessuno, tre sessantenni vanno in pensione, la professione c’entra poco, tutti avvertonoi la particolarità di quel
momento che segna una svolta decisiva nella nostra vita. Ed è naturale che temano il prospettarsi di giornate tediose e terribilmente lunghe.
I nostri nella precedente vita professionale erano dei poliziotti, benvoluti e stimati da tutti, e quasi inevitabilmente finiranno per essere….risucchia-
ti dalla loro antica attività, con l’intento di dare una mano a chi è rimasto in servizio. Centazzo ci racconta tutto questo con uno stile narrativo spon-
taneo e leggero, la sua è una storia di vita ( o di vite, se preferite), tutto si snoda in maniera molto naturale. Indagini e affari personali si susseguono
e si intersecano, non ci sono sovrapposizioni, pur se alla lunga forse il processo narrativo prende troppo campo rispetto all’analisi e alle motivazioni
dei singoli personaggi.
Roberto Centazzo, nella vita ispettore capo della Polfer, certamente conosce bene l’ambiente che descrive, qui poi ricorre a una ambientazione che
in qualunque giallo o noir che si rispetti non può essere che garanzia di successo, la città di Genova con i suoi angoli bui e pericolosi, quei vicoli
dove non penetra mai il sole, ma anche con quella visione del mare, sempre simbolo di apertura, di libertà, di bellezza, In questo scenario non da
cartolina ma estremamente reale nelle sue varie facce si muovono i nostri tre pensionati, certamente quando erano in servizio erano più forti e più
rispettati, qui non hanno più nè tesserini nè pistole né manette, ma con una sorta di sana incoscienza decidono di andare controcorrente, potenza
di non avere più la divisa, ora si da la la caccia ai pesci grossi e non a quelli piccoli…
Questo libro si sta avviando a divenire un caso di tiratura di successo oltre le megliori aspettative. Forse ha colpito lo strano titolo Squadra speciale minestrina in brodo, forse la visuale di quella panchina volta verso il mare, dove siedono tre vecchietti, che spicca nella copertina. Oggi che siamo
un popolo di vecchietti e di pensionati probabilmente la copertina ha avuto un effetto choc, probabile sensibilità generazionale, e allora via a leggere
a leggere la storia di questi tre poliziotti che non vogliono rinunziare a vivere una propria vita e a sentirsi liberi. Sono tre uomini con tutti i problemi
della loro età, uno è vedovo, l’altro divorziato, l’altro nella sua vita non ha fatto altro che il poliziotto, addirittuta a sessent’anni dormiva in un alloggio
di fortuna ric avato all’interno della questura. Problemi comuni a tanti della loro età, la professione come ragione di vita, e adesso ?
I loro problemi sono comuni a molti, ma loro ne escono bene…reinventadosi investigatori e per di più al servizio dello Stato.
Un romanzo forsepiù ironico che divertente, narrato con lo spirito giusto, non ci sono forzature o eccessi nei personaggi, contiamo di rivederli,
non è detto che un buon giallo deve essere per forza agghiacciante.
GIUSEPPE PREVITI