” CUCCIOLI ” Per i bastardi di Pizzofalcone- di MAURIZIO DE GIOVANNI- EINAUDI
20 Febbraio 2016” FERRO E FUOCO “di ROMANO DE MARCO- PENDRAGON
23 Febbraio 2016Come già nel precedente romanzo, L’ultima esecuzione, Roberto Gandus in La sarta si rifà a un episodio realmente avvenuto nella città di Torino nel
l’inverno del 1942, quando Gemma, un’anziana sarta, viene ritrovata morta nel suo appartamentoin un vecchio palazzo del centro storico. Il dilemma è
se si tratti di omicidio o suicidio. Conduce l’indagine il commissario Mercatalli, uomo zassai ligio al fascismo, poco incliner alle regole, e tutto sommato
personaggio abbastanza sgradevole. Subito i sospetti del poliziotto si accentrano su un anziano commerciante Samuele Cohen, principalmente perché è
ebreo e quindi ” colpevole ideale”, e poi perché, essendo proprietario di un negozio di stoffe e confezioni si recava quasi giornalmente dalla sarta per
portare o ritirare dei capi di abbigliamento da correggere. La sarta aveva un figlio, Oreste, uno scansafatiche che viveva alle spalle della madre incallito
giocatore, sciupafemmine opportunista e che visti i tempi che correvano si dichiarava naturalmente di fede fascista.Oreste sapeva dei buoni rapporti di
Samulele con la madre, che più si era fatta prestare dei soldi dal commerciante anche per coprire i debiti del figlio Oreste ha uno strano rapporto con
l’uomo, da una parte sembra volerlo ingannare e sfruttare continuando a chiedergli dei soldi dall’altra però a suo modo è attaccato al vecchio tant’è che
si reca in questura per fornirgli un alibi e scagionarlo.C’è poi Myriam, la dolce e bella figlia di Samuele,anche lei diffidente verso Oreste che pensa voglia
raggirare il padre, ma al tempo stesso ne è attratta.
Una trama quindi assai fitta ricca di altri persomaggi, ad esempio due ragazzi, Fabio e Giorgio, che allevano colombi viaggiatori nella soffitta del palazzo,
poi Giorgio sparisce e Fabio non se ne da pace e lo cerca dappertutto. Tante storie, ma ve ne sono anche altre, tutte sapientemente intrecciate tra loro e
che poi porteranno a scoprire cosa è veramente successo.
Secondo Giallo torinese per Roberto Gandus architetto, pittore, scrittore, sceneggiatore per cinema e Tv. Anche qui si intreccia la storia ,siamo nell’in-
verno del ’42, con un fatto di cronaca reale. In evidenza la tragedia italiana che si sta avviando alla fase più tragica con la caduta di Mussolini e l’occupa-
zione tedesca.Nel contempo c’è anche la morsa sempre più ferrea verso gli ebrei con l’applicazione delle leggi razziali. Sullo sfondo Torino, una Torino
viva, popolare, animata da tante figure che, vista la diversa estrazione sociale e provenienza, risulta appunto molto reale e variegata.
Gandus, pur dando rilevanza a diverse storie che ci danno un quadro di quelle giornate ,è anche un ottimo confezionatore di trame gialle, e infatti
porta avanti un corollario di possibilità sino a un finale dove il colpo di scena è sì sorprendente ma anche credibile. Siamo in piena guerra, in un periodo
dove le vendette, le sdelazioni, anche i tentativi di salvare vite umane sono sempre possibili, ma le reazioni sono le più svariate possibili, e può succedere
che i buoni si possono trasformare in cattivi e viceversa. Il tutto in una Torino grigia, fredda, dove si muove una congerie di personaggi, eroi, poliziotti,
delatori, cialtroni prostitute, amanti, gente per bene, addirittura dei ragazzini, tante donne.Insomma un universo abbastanza variegato, tutti cercano di
sopravvivere, c’è chi non bada al pericolo per salvare gli altri,. chi si muove per il proprio tornaconto, la prosa di Gandus scorre agile, alternando momenti
di tragicità ad altri più divertenti.
Varie storie si intrecciano, con al centro Samuele Cohen l’ebreo, ma lui è ottimista, è fiducioso, si sente torinese, ma presto dovrà difendersi dalle leggi raz-
ziali oltre che dall’accusa di omicidio della sarta Una brava persona, forse troppo ingenua e fiduciosa negli altri. La pensa diversamente la figlia, la bella ra-
gazza che molti vorrebbero ma lei è meno ingenua del genitore e si batt5e per sopravvivere, non accettando queste regole assurde e discriminatorie.<Il
terzo grande protagonista Oreste,il faccendiere, amante dellas bella vita, abituato a vivere alle spalle degli altri, fascista per convenienza. E infine il commis-
sario, patetica espressione di un regime senza valori morali.
Come detto non manca un finale a sorpresa, ma pensiamo che in questo libro il giallo è servito all’autore per costruire attraverso le vicende e i comportamenti
dei suoi personaggi la storia di un’epoca. Molte le sfumature, le sfaccettature, una scrittura mai enfatica che ti avvince e ti porta a appassionarti ai protago-
nisti di questi fatti, ma non solo per arrivare a come è morta Gemma, ma per capire cosa avveniva in un microsomo dove c’era tutto e accadeva di tutto.
Finale amaro , come del resto avviene soltanto nella realtà , che è sempre più buia quella di un “giallo di carta” che vuole sempre il colpevole punito. Qui
Gandus ci lascia nel dubbio ma d’altra parte l’interrogativo principale riguarda ” il cosa faranno” tutti questi individui, e quanti di loro si riscatteranno.
GIUSEPPE PREVITI