” La seconda domanda” di MARCO SCALDINI- AUGH ! edizioni
30 Maggio 2017” IL SILENZIO DI ADA ” di ROBERTO VAN HEUGTEN- HOMO SCRIVENS EDIZ.
6 Giugno 2017Siamo in una cittadina ldi provincia, dove una volta la settimana un gruppo di ragazzi si incontravano una volta la settimana in un garage per ” giocare
di ruolo “. Venti anni sono lunghi a passare, il mondo è cambiato in tante cose, ma loro sono sempre là, forse non sanno rinnegare il passato, o non
amano il presente come tale.,
Vanni Santoni costruisce una storia come fosse un romanzo, un romanzo sulla vita di tanti personaggi, un po’ storia, un po’ diario, un po’ cronaca. Filo
conduttore un gioco che viene ad assumere il ruolo di coprotagonista, qui se ne racconta l’ascesa che l’ha portato ad uscire da quel garage dove i nostri
eroi si ritrovavano per incidere sempre più sulla loro vita e dei tanti che hanno vissuto quel periodo. D’altra parte i giochi collettivi sono sempre più en-
trati nella vita di tutti i giorni, basta vedere l’uso che nella realtà facciamo di internet.
Vanni Santoni è ormai una presenza costante nel mondo della letteratura e la candidatura della sua ultima opera, La stanza profonda, al Premio Strega, lo conferma pienamente.
Santoni ha la particolarità di saper fotografare la realtà che stiamo vivendo e di cui i suoi protagonisti sono sempre buoni protagonisti e testimoni. Prima
con Muro di casse e adesso con La stanza profonda l’autore riesce a entrare nel mondo do oggi,” romanzandolo”, approfondendolo,in una maniera in cui
questo modo di vivere assurge attraverso il racconto della vita di un gruppo di ragazzi, un racconto che finisce per assumere le caratteristiche di un vero
e proprio saggio storico e sociale sulla nostra società.
L’autore indaga sulle pieghe di uno spaccato di vita provinciale partendo da una “mania” ludica degli anni Sessanta, i giochi underground che la cultura
del tempo non accettava o addirittura avversava. Ovviamente l’idea di Santoni è tutt’altra, lui confuta il pensiero dominante del tempo che questi giochi
fossero delle vere e proprie malattie e invece riaffermare la dignità dei giochi di ruolo.
Si prende spunto da una partita di Dungeons e Dragons che nel buio di una cantina si svolge senza limiti di tempo, assurgendo a simbolo di una nuova
cultura nata tra le generazioni successive al ’68.
Nei giochi di ruolo tutti giocano, tutti partecipano, non ci sono vincitori, praticamente quello che conta è la partecipazione.Vi è un narratore-conduttore
del gioco, il Master, sono necessaari un tavolo, delle matite, dei dadi, con il Master che può anche inventare qualcosa, essenzialmente non ci sono poste
in ballo. Potremmo dire che si gioca per amicizia, per amore al gioco, per solidarietà. Una cosa che colpisce in questa ricostruzione è il rilevare che
questi giocatori erano un po’ dei sognatori, fuori della realtà, si riunivano tra di loro, tessendo delle trame legate alla propria immaginazione, con una
serie di tanti incontri, ma anche qui non c’era regola fissa, ci si poteva limitare a poche sedute.
Ci si può semmai chiedere perché questo mondo, certamente un tempo ricco di proseliti, sia poi non diciamo scomparso, ma certamente si è di molto
ridimensionato. A questo proposito è significativo che una di loro, Leia, traduca Terre Desolate di Eliot in dialetto valdarnese.
Vanni Santoni canta un popolo di creatori, sia di fantasy che di reality, oggi forse questo mondo non c’è più di fronte all’avvento dei videogiochi che arri-
vano ovunque, e ancor più si registra oggi l’impero assoluto dei social network. Grazia alla virtualità digitale si salvaguarda l’io, anzi lo si moltiplica, mentre
chi giocava di ruolo, e qui si era in una realtà analogica, era limitato al proprio io, o quello o niente.
Ma Vanni ci porta tra passato e presente, con una vena nostalgica per quello che è stato, ricordando perspone, ambienti, edifici e contrapponendoli a quello
che è l’oggi. D’altra parte la generazione di Santoni è forse l’ultima ad aver vissuto delle realtà in cui c’era qualcosa da ricordare e tramandare, oggi è tutto
piatto, uguale, forse anche…..inutile.
Tornando a La stanza profonda questa era quella dove un gruppo di ragazzi comincia a sedersi attorno a un tavolo per giocare. Nel precedente Muro di
classe Santoni raccontava i party, la musica rave, in questo nuovo libr0 apparentemente tenta una impresa impossibile, parlare appunto del mondo dei
giochi e dei giocatori di ruolo. Abbiamo appunto un gruppo di persone guidate da un c.d.Master, sviluppano una storia lavorando su mappe, regole, inven-
tando e creando, usando i dadi. Ma chi sono questi giocatori ? E a cosa giocano ? Non è facile rispondere, questo favoloso e misterioso mondo di Dungeons
& Dracons alla sintesi poteva voler dire che si doveva risvegliare un qualcosa dentro di sè, un qualcosa che ti porta in mondi e eventi fantastici, colmi di
attrazioni.
Vanni Santoni fa scendere i suoi giocatori in un sotterraneo, ma è nella sostanza del Gioco scendere sempre più in basso, metaforicamente equivale a scavare
dentro di sè. Questo gioco era come se si liberasse un varco, una fessura, una finestra, con la possibilità di arrivare a una propria creazione.
Certamente l’ambientazione che l’autore ci mostra è quella ideale, come se si entrasse in un mondo selvaggio, da scoprire in tutti i suoi anfratti e in tutte le
sue pofondità. I protagonisti della nostra storia si ritrovano nelle fondamentaa di una casa, percorrendo passaggi,scale, sale buie da rendere visibili.
Ma Santoni ci narra anche del mondo che ammira questo tipo di gruppi, con i ” patiti” del genere che o si erano conosciuti nei rari negozi specializzati, oppure
si conoscevano da bambini e avendo condiviso tante esperienze di gioco sono arrivati ad approdare al “Dungeon&Dracons. Curiosamente giocatoti contrad-
distinti da fisici sempre più appiattiti e scoloriti, magari sull’appesantito, a vederli oggi.Ma il bello è stata la comunanza di idee e di intenti, con il ricordo che tende magari a essere sempre più ingigantito in senso positivo di memorabili serate. E certamente gli sfottò o addirittura le critiche dei mass-media del
tempo, assolutamente ostili e contrari a questi amanti del fantasy, portarono a rinsaldare questi gruppi nella loro passione per draghi, chierici e guerrieri. Ma principalmente, e qui sta il senso del libro del Santoni, c’è l’occasione perun viaggio in uno spaccato di uno0 dei linguaggi del Novecento.
Vanni Santoni si riferisce naturalmente anche a se stesso, a una sua passione, a un suo amore giovanile, con l’intenzione di riscoprire un qualcosa di negletto, guai allora definirlo cultura, e lui allora con questa sua opera vuole riparare a una ingiustizia…..
Non è facile certo solennizzare gente che non fa spettacolo, lui ha lavorato sui personaggi, sulla loro psiche. tutto partendo da un gruppo di ragazzi di provincia,
che poi ritroviamo nell’età adulta, ancora con la voglia di ritrovarsi, addirittura alcuni compiranno un viaggio alla ricerca dei Maestri del genere.
Ma il tempo è passato per tutti, non solo per loro, forse ci sarà da andare incontro a delle delusioni, anche gli ambienti si sono completamente trasformati,
ma il rovescio della medaglia è che poi , allora come oggi, il mondo virtuale non era poì così distante da quello reale…..
GIUSEPPE PREVITI
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