IL PRESCELTO ” di ANDREA GAMANNOSSI E NICKY GIUSTINI- FELICI EDITORE
13 Marzo 2014” SAVING MR.BANKS “DI JOHN LEE HANCOOK
17 Marzo 2014Leonardo Sciascia è senza dubbio tra le figure di maggior peso della letteratura italiana del secolo scorso, ma è stato anche uno scrittore ” civilmente impegnato”.
Nel 1972 comparve su Storia illustrata La storia della mafia. Da allora era andata praticamente dispersa, e viene recuperata dalla casa editrice Barion che unisce
a queste 35 pagine una intervista di Giancarlo Macaluso a un amico di Sciascia, Stefano Vilardo, e una postfazione di Salvatore Ferlita.
Secondo Sciascia la parola mafia è già inserita nel 1868 in un vocabolario in lingua siciliana pur se si ritiene che fosse parola importata dai piemontesi, Sarà successi-
vcamente Giuseppe Rizzotto con I mafiosi di la Vicaria a parlare di mafia come associazione , mentre per il magistrato Antonio Mirabile si può parlare di setta.
Nel 1838 l’allora procuratore gen erale Ulloa parlava di “oscure fratellanze”, di sette segrete appoggiate dal popolo e anche da alcuni magistrati.Tutto questo
porta all’assalto dei grandi capitali e all’acquisizione del potere.
Secondo Sciascia e altri studiosi del fenomeno sarà la rivoluzione francese a generare la mafia. Le grandi proprietà feudali passano alla borghesia, i contadini ne
vanno a formare l’esercito.Sarà un passo epocale, non ci saranno più le grandi personalità dei nobili terrieri, altre generazioni incombono e prendono il sopravvento,
ma la loro etica è inesistente, si guarda al profitto e al potere. Gli esempi secondo Sciascia si possono vedere in personaggi sbarcati in Sicilia con i Mille e poi si
assisterà anche alla neutralità verso il fascismo. Sintomatica una frase del principe di Salina ne I Gattopardi: ” Noi fummo i Gattopardi, i Leoni: chi ci sostituirà saranno le iene e gli sciacalli”. Iene e sciacalli che sempre poi veglieranno sull’isola, la condizioneranno, sceglieranno le alleanze politiche più congeniali ai loro disegni. E così nel
tempo li vedremo allearsi con gli Stati Uniti per lo sbarco in Sicilia delle truppe alleate, poi nel tempo saranno mandanti e esecutori di omicidi eccellenti, magistrati,
giornalisti, politici cadranno sotto il loro piombo.
Interessante e significativa è la definizione che Sciascia da di Cosa Nostra ” La mafia è un’associazione per delinquere con fini di illecito arricchimento….”.Ma quel che
ancora più colpisce nel proseguio del giudizio di Sciascia è che essa si pone come un organo intermedio tra proprietari e lavoratori, tra produttori e consumatori, tra
Stato e cittadini, e quel che è più grave è che esercita questa intermediazione ricorrendo alla violenza.
Nel periodo in cui Leonardo Sciascia sedette in Parlamento dedicò tre interventi al problema della mafia sempre come base dei suoi discorsi utilizzo La storia della mafia.
Mise sempre in rilievo che il fenomeno tendeva a crescere nel tempo, che addirittura allignava all’interno dello Stato stesso e si schierò contro la teoria di un ministro
degli Interni del’epoca che considerava la mafia come un fatto fisiologico e quindi non curabile, mentre per lo scrittore andava operato proprio dentro quelle sacche
dello Stato dove si annidava il male.
Tutto il pensiero di Sciascia sulla mafia è appunto contenuto in questo breve saggio ed è quindi importante che lo si sia riportato alla luce visto la fonte ed
anche perché può chiarire il suo pensiero, insistiti i suoi riferimenti alla relazione del 1887 del procuratore di Trapani Ulloa che parlava apertamente di collusioni
mafiose di magistrati, segretari comunali, preti, e Sciascia….maliziosamente dice che le stesse cose avvenivano anche al giorno d’oggi.
Certamente le posizioni di Sciascia spesso portarono a polemiche, fu molto critico verso tanti protagonisti del tempo, non sempre magari a ragione come
nel caso di Paolo Borsellino, di cui criticò la nomina a procuratore a Marsala, ma lui ne fece più una questione di forma, poi si chiarirono, almeno così è detto.
Certamente su Borsellino e Falcone si è detto molto, e forse Sciascia è stato anche “usato” in una chiave antimagistrati che però era lontana dai suoi intendimenti.
Come si nota nell’intervista di Giancarlo Macaluso all’amico di Leonardo Stefano Vilardo questi dice che Sciascia aveva visto in Italia sempre più soggetta alla mafia.
Uno dei pericoli, dice sempre Vilardo, che Sciascia aveva preconizzato era la trasformazione continua della mafia, non più contadina, ma una mafia che annovera
tra le sue file imprenditori, avvocati, medici, operatori finanziari, insomma la c.d. “Mafia dei colletti bianchi”.
C’è da aggiungere che Sciascia fu anche , con suo timore, un triste profeta. In Todo Modo anticipò la fine della DC e di Moro, ne Il contesto la trama del poliziotto
ucciso ricorda la sorte toccata al capo della Mobile di Palermo Boris Giuliano.
Sciascia non esitò a parlare di omicidi eccellenti, dove tutti avevano delle colpe, anche l’opposizione, questo gli procurò ulteriori critiche, ma le parole del suo
poliziotto sembrano stranamente profetiche: “….Il potere in Sicilia, in Italia…degrada in una forma di concatenazione che possiamo dire mafiosa”, insomma non
vi vengono in mente le presunte trattative tra Stato e mafia.
Sono passati decenni dai tempi di questo libro, la mafia è sempre sopravvissuta, e quindi è importante che se ne parli, l’opera di Sciascia resta basilare, anche perché
riflette lo sforzo di uno scrittore, tra i primi in Italia, se non il primo, ad affrontare e descrivere questo fenomeno. E se non sempre fu capito o non capì certe
situazioni resta di positivo che lui non esitò a mettersi in gioco.
GIUSEPPE PRVITI