“PER MANO MIA”-Il Natale del commissario Ricciardi-DI MAURIZIO DE GIOVANNI-EINAUDI
24 Maggio 2012“IL RAGAZZO CHE IO FUI” DI SERGIO ZAVOLI-MONDADORI
30 Maggio 2012Rocco è un vecchio barbone che trascorre la sua misera esistenza tra le vie di Firenze e sotto i ponti lungo l’Arno.Una vita,la sua,ormai ridotta a pochi bisogni esistenziali,un po’di vino,i cartoni per ripararsi dal freddo che specie di notte lo attanaglia,i miseri avanzi di cibo con cui si sfama,tanta miseria.Eppure prima della seconda guerra mondiale era un ragazzo felice con un lavoro,una casa,una fidanzata amatissima con cui doveva sposarsi,un amico fidato,Rodolfo Stonzi.Ma poi all’improvviso il mondo gli precipita addosso:Rodolfo con un inganno gli porta via la fidanzata e gliela mette contro,lei si trasferirà a Torino dove finirà per fare la prostituta e trovare una morte orribile.Lui non regge a tutto questo, perde lavoro e casa,finisce per strada come tanti emarginati come lui.
Sono passati quasi cinquant’anni quando nel suo girovagare per la città vede su un manifesto l’immagine ,per lui beffarda,di Rodolfo,ormai divenuto una celebrità nel campo della genetica
negli Stati Uniti dove si era a suo tempo trasferito.Appunto si annuncia il suo arrivo a Firenze per una conferenza.
Per Rocco è una sferzata che lo riporta in vita,gli ricorda il suo passato, gli fa decidere che è il momento di vendicarsi per la vita distrutta,i sogni andati in frantumi,l’amicizia tradita…
Marco Vichi non viene mai meno alla sua caratteristica peculiare di scrittore cioè quella di praticare sempre più strade diverse usando linguaggi narrativi distanti tra di loro.Se c’è un certo connotato comune forse è nella serie dedicata al Commissario Bordelli,personaggio ovviamente seriale, ma questa serie ha consentito a Vichi di compiere un lungo excursus nella storia di
Firenze quindi andando oltre la stesura della vicenda poliziesca.Per il resto una serie di romanzi assai diversi tra di loro e naturalmente anche La vendetta può apparire diverso da tutti gli altri.
La vendetta ha il suo protagonista in Rocco,un emarginato della società,che vive sotto l’arcata di un ponte.Un barbone per rinuncia a vivere, cioè una persona che si capisce che più che per scelta si è trovato a ridursi a questa vita per tutta una serie di torti e umiliazioni subite.Ma è anche attraverso lo storia di Rocco il clochard che l’autore ci conduce attraverso cinquant’anni di storia, dai tempi che precedono lo scoppio della seconda guerra mondiale sino al secondo novecento.
Ma Rocco nonostante questa vita randagia e di rinuncia viene improvvisamente richiamato alla realtà quando riconosce il volto dell’uomo che gli ha rovinato la vita.E se fino a quel momento si era rassegnato al suo destino,adesso si sente tornato alla vita, ora gli sembra che questa meriti di essere vissuta, proprio per questa voglia di vendetta.
Ma un’ altra protagonista silenziosa del libro è la città di Firenze., con cui del resto Marco Vichi ha sempre avuto un rapporto particolare.Una Firenze disperata,non certo quella che percorrono giornalmente mandrie di turisti affannati.Non certo la Firenze della sindrome di Stendhal,la Firenze che abbaglia e affascina con i suoi meravigliosi monumenti sino a farti star male di fronte a tanta grazia….
Quella de La vendetta è una Firenze nascosta,brutta,sporca quella che “vivono”i barboni,con la loro miseria,le loro misere cose,con quel vino scadente che serve a riscaldarli e stordirli nello stesso tempo.Rocco,il protagonista di questa storia,è uno di loro,anche se ha avuto una vita normale, con i suoi sogni,i suoi affetti,poi tutto gli è precipitato addosso e si è ridotto così.Sarà quell’immagine del manifesto a ricordargli che è colpa di quest’uomo se lui si è ridotto a essere un clochard, con una nuova dimensione di vita all’insegna del lasciarsi andare,del trascinarsi da un giorno all’altro. E la sua vita è ormai talmente…depersonalizzata che quando realizza chi sia quell’uomo gli ci vorrà del tempo per sapere in quale anno sta vivendo e in cui gli sta riaccendendo una luce.Insomma Vichi ci vuol far vedere come il rinunziare a vivere annulla tante convenzioni,vedi pure le date….
Ma per Rocco questo ritrovare,sia pure in una foto,l’ex-amico vuol dire ricevere una nuova forza e un nuovo stimolo per tornare a vivere: la vendetta.
Questo libro è anche un viaggio nel tempo,che ci porta a scoprire il nostro passato,la nostra storia,fatta di desideri,fatti,occasioni,possibilità ma anche di incontri con il male.
Ma a questo punto della storia si evidenziano altri due protagonisti, due clochard,il gigantesco mendicante Steppa,un bestione brutto,mezzo demente,puzzolente,che si vanta di aver ucciso varie donne e Bobo. Questi sarà il vero deus-ex-machina della vicenda:è un ebreo sopravvissuto per puro miracolo al campo di sterminio di Birkenau,deforme,senza un occhio,la faccia devastata da tante cicatrici.Era rimasto in vita pur dopo i crudeli esperimenti dei medici dei campi di sterminio, tornando a Firenze ridotto a una larva umana,una specie di mostro difficile da guardare,nessuno lo voleva accanto,lui non aveva nessuno, ed era finito in strada.
Ebbene, sarà proprio Bobo a escogitare la forma di vendetta che servirà a punire il professor Stonti.
Tre barboni fin iti in miseria per motivi diversi,ormai irrecuperabili per la società,ma non per questo incapaci di forgiarsi un altro destino,o quanto meno di essere a loro volta arbitri del destino del cattivo di turno….
Uno spunto veramente originale dà quindi corpo e sostanza a questa storia di uomini,un tempo giovani, a cui poi la guerra e le devastazioni morali e materiali danno un’impronta diversa,e
ognuno si preparerà all’esame finale con i propri pesanti fardelli, vedi colpe,misfatti,arroganze, ma anche torti e dolori subiti da altri, e anche chi apparentemente ha conosciuto una vita
migliore non è che poi sfugga al suo destino.
Una storia strana, forse anche troppo marcato il confine tra i “buoni”(i tre disgraziati, pur se su Steppa ci sarebbero varie riserve da fare)e i “cattivi”, anche qui passi per Mengele e i nazisti,ma forse troppo scontato e prevedibile appare il personaggio di Stonti.
Ma Vichi realizza l’insieme con la consueta padronanza e la rituale ottima scrittura il che eleva di parecchio il livello del racconto.
Dal libro si ricava anche che è sempre labile il confine tra il bene e il male. E in questo significativa è la figura di Bobo,lui il male lo ha subito davvero in tutti i sensi,ma quando Rocco gli chiede aiuto lui non esita anche se non c’è da colpire qualcuno che ha infierito su di lui, la lui si erge a partigiano del bene e non esita a schierarsi contro chi ha fatto e quindi rappresenta il male.Questo in nome di un bisogn o di giustizia di cui lui si è fatto paladino…
“La vendetta è un piatto che va servito freddo”si dice comunemente, e Marco Vichi con la sua scrittura essenziale,diretta(“cruda”per alcuni)è molto adatto a servirci una pietanza del
genere.E’ sempre in grado di trascinarsi in atmosfere un po’malinconiche siano i libri “cittadini”di Bordelli o quelli più “aperti”di “Donne Donne” o quelli “storici”de Il Brigante.
Abbiamo iniziato queste note parlando di autore sempre capace di imbroccare “strade diverse”, anche La vendetta è un ulteriore tassello di questo percorso, un noir di città, ma stavolta la differenza è che la città è vista dal basso, da sotto le arcate dei ponti…..
GIUSEPPE PREVITI