” GRAND BUDAPEST HOTEL ” DI WES ANDERSON
14 Aprile 2014“GIGOLO’ PER CASO ” DI JOHN TURTURRO
19 Aprile 2014Una storia un po’ diversa dal solito, con il Cardo sempre in primo piano e Ribò sullo sfondo. Diversa perché qui non abbiamo la solita indagine, Massimo Tallone lavora
sulla psicologia del Cardo. Un Cardo che si innamora e che si mette a lavorare, un Cardo che qualcuno crede immortale e di nobili discendenze. Cardo non vuole fare
vedere a nessuno l’oggetto del suo amore, neppure ad Angela, la sua “amante-prostituta” che però non vuole ferire. Un nuovo amico della combriccola della boccio-
fila, il Rombo, gli procura un lavoro a Monforte, dove dovrà dipingere un trompe l’oeil in una villa di proprietà di un vecchio e ricchissimo signore che giace in un
lettino immobilizzato.
Si scatenano una serie di equivoci e di malintesi, alla cerca di un elisir di lunga vita, di cui il Cardo dovrebbe conoscere la ricetta.Una storia che si fa sempre più
complicata, con morti, fighe , inseguimenti, il Cardo sempre più nei guai, chi lo vuole bruciare, chi lo vuole annegare, chi lo prende a revolverate, ma lui forte del
suo amore non si da mai per vinto…..
Solo al Cardo può capitare di innamorarsi di un’asina abbandonata. Ma ormai questo scombiccherato individuo nata dalla fantasia di Massimo Tallone non ci fa mera-
vigliare di nulla. Un po’ filosofo, un po’ bugiardo, molto scansafatiche, ma anche molto più intelligente di quel che non sembri, abile anche nel soddisfare i suoi biso-
gni…primordiali, e a modo suo dotato di un’etica che andrebbe presa ad esempio: questo è il Cardo !
In L’amaro della immortalità-Le metamorfosi dell’immortalità- abbiamo quindi un Cardo innamorato, addirittura in cerca di lavoro perché, e qui viene fuori la mo-
rale del nostro, un uomo deve poter provvedere alla propria innamorata. Poi ovviamente ci sono gli altri suoi compari di bevute e di sghignazzi che lo vedono cambiato,
come la stessa Angela che comincia anche ad essere gelosa.
Il Cardo è un clochard un po’ sui generis, vive alla giornata, con poche necessità da soddisfare e normalmente ci riesce bene. M lui è anche un buon pittore e questo gli
procurerà un’offerta da parte di Rombo che lo porta a dipingere un trompe l’oeil in una antica villa. L’autore ci fa entrare in un mondo misterioso con un vecchio infermo
che dal letto impartisce ordini su ordini. E’ un vecchio danaroso immobilizzato da una grave malattia. I suoi duetti con il Cardo sono ricchi di doppi sensi e di allusioni
che il nostro sembra non capire. Ma la situazione si fa incandescente quando si scoprirà che il Cardo viene ritenuto l’unico che conosce la ricetta di un elisir di lunga vita,
anzi ne sarebbe la prova vivente. Lui non ne sa ovviamente niente, ama solo il vino, ma visto che il dispotico padrone di casa e i suoi uomini hanno atteggiamente tut-
t’altro che rassicuranti, il C ardo decide di collaborare con i suoi aguzzini, non intuendo però le conseguenze del suo gesto. E sarà costretto a recarsi con Rombo nelle
cantine di un antico convento dove passato e presente sj intersecano continuamente.
Questo romanzo segna appunto un nuovo passaggio nella serie dedicata a questo simpatico vagabondo e al suo amico, l’ex-poliziotto Ribò, che però, ripetiamo, in questa
avventura ha un ruolo molto defilato. Cardo è un uomo che vive alla giornata, ha un suoi concetto della felicità, tanto più che ha tanti amici, ha una donna cui è molto
legato, ed è sempre pronto ad affrontare le più complicate avventure. Molti i personaggi che ruotano intorno a lui, da quelli ormai classici a quelli di nuova entrata.
Stavolta comprimaria di lusso è un’asinella, Nella, Cardo se ne è innamorato alla follia e cerca di tenere il segreto per sé.
Cardo non è uno stupido. al massimo si fa passare per tale se gli conviene, ma le sue osservazioni, il suo modo di guardare il mondo sono tutt’ altro che banali e la sua visione
morale del mondo può apparire grottesca ma certo non è priva di valori. Tallone ha saputo creare un personaggio dotato di una grande carica di simpatia, certo non è
da portare ad esempio per che ama la buone maniere, ma è indubitabile che il suo modo di giudicare e di riflettere sulla realtà che lo circonda sono da approvare e da
accettare.
Nel periodo in cui si trova nella villa spesso di fronte al commendatore e ai suoi scherani fa la figura del sempliciotto e dell’ignorante perché non conosce i personaggi
famosi che loro citano, ma il suo cervello lavora sempre e la sua filosofia, definiamola di ” strada”, fa intuire che da ogni esperienza si può trarre insegnamento e
esempio da seguire.
Questo rozzo personaggio nel romanzo la fa da padrone regalandoci led sue divertenti ma mai scontate digressioni sulla filosofia, sull’amore, sul vino, sul dolore,sulla
vita. La sorpresa in questa trama è quella di trovarsi difronte a un Cardo innamorato, ma chiaramente trattandosi del Cardo non può essere un amore facile, e lui si
innamora di Fiorella l’asinella…..D’altra parte le trame di Massimo Tallone sono sempre molto surreali e paradossali, non è certo una novità. Stavolta si esce dalla città, si
va nelle Langhe, si parla di vigneti, di terre belle e ricche, si scoprono vecchie realtà industriali ormai desuete.
Il titolo del romanzo è anche un omaggio al famoso amaro Bairo dovuto all’antico ricetta di Pietro Bairo e ovviamente l’autore si è documentato sulla storia di quella
zona dove la distilleria dell’Amaro conobbe momenti di splendore e di grande notorietà, con la produzione prima dell’Amaro Bairo e poi del Don Bairo.
Un giallo che è anche di forte intonazione locale, dove si mescola la realtà di quel che si produceva in loco e l’invenzione della storia di un gruppetto di criminali che
vogliono scoprire un’antica ricetta capace di dare l’immortalità.
Possiamo concludere dicendo che questo libro non è di facile collocazione, c’è un impianto che è sicuramente giallo, non manca l’azione ma il vero senso del
libro è nella scoperta che anche un essere “singolare” come il Cardo si può innamorare e perdere la testa, ma solo apparentemente, insomma lo studio di un carattere
quasi un ” noir cerebrale “.
E va anche lodato il tentativo, che ci sembra riuscito, di Massimo Tallone di dare un’immagine nuova di un personaggio seriale che non ci rimette certe ad essere
descritto con occhi diversi.