IL RE E’NUDO
17 Luglio 2010LE DONNE NEL GIALLO
7 Agosto 2010Curiosamente su uno dei massimi quotidiani nazionali sono apparsi due articoli opera di due grandi scrittori
di gialli che discettano sulle origini della letteratura gialla. Ho detto “curiosamente” perchè al giorno di oggi si
abbonda sulla carta stampata in recensioni, lanci pubblicitari, presentazioni di autori, ma si trascura ogni considerazione su come sia sorta questa forma di letteratura, sugli ingredienti tramandati nei secoli sul come
si scrive un buon thriller. Ritengo che si sottovaluti l’intelligenza del lettore, se è vero che solo un grande lettore
può divenire uno scrittore, è anche da supporre che pure chi legge senza velleità di cimentarsi a sua volta
nella scrittura, sia lo stesso interessato a come è nato o si è formato un fenomeno che nella letteratura ha tanta
importanza.
L’argomento certo non è nuovo, molti gli studiosi, i saggisti che lo hanno affrrontato nelle tante storie del giallo,
il giallo moderno vede quasi all’unanimità indicare in Edgar Allan Poe il suo iniziatore, ma siamo già nel diciannovesimo secolo, ma prima cosa è successo? Qui le opinioni sono tante, i ricorsi storici infiniti, chi
parte dalla Bibbia, chi da Omero, chi dalle tragedie elisabettiane di Shakespeare, certamente dove c’è stato
intrigo, delitto, tragedia la parentela con un “poliziesco”in pectore può ben essere accettata.
Tornando al nostro assunto di partenza, ecco che nel giro di pochi giorni Asa Larsson e Don Winslow affrontano
l’argomento partendo da posizioni differenti, ma entrambi significative e rientranti in quelle che sono le posizioni
già note.
Asa Larsson rientra nel novero delle scrittrici svedesi oggi tanto di moda, Don Winslow è tra gli autori più importanti del noir americano contemporaneo.
La Larsson vede l”L’Antico Testamento” come una sorta di saga dove terrore e violenza emergono di continuo.
Ovviamente rende omaggio alla sacralità e alla grande psicologia della Bibbia, ma si dice colpita dal livello di
violenza che ne pervade le pagine, con tutta una serie di storie che ci parlano anche di omicidi, di guerre, di armi.
Il suo è un intervento abilmente provocatorio, perchè vuole arrivare a esporre la sua tesi che la Bibbia è piena di storie “Poliziesche”, e tra queste preferisce quella su Caino e Abele.La considera “un racconto poliziesco in
miniatura”, e oltre tutto un manuale perfetto per chi si accinge a scrivere una storia gialla. I fratelli fanno un’offerta a Dio che gradisce solo quella di Abele. Caino si adirò molto, Dio lo richiama, gli dice di non soggiacere al peccato dell’ira. Profondo è il conflitto interno che squassa l’anima di Caino, e in un buon thriller non ci si deve limitare solo alle apparenze esteriori come violenza e morte, è necessario evidenziare quanto agita il cuore.Un cuore nero, intriso di rancore e voglia di vendetta, per cui fatale è l’epilogo descritto, con la scena dell’assassinio di Abele. E qui avremo un altro elemento tipico del romanzo giallo, la punizione del colpevole. Questo ha sempre servito a rassicurare il popolo, nei tempi antichi, come in quelli moderni, uno
dei capisaldi della letteratura gialla è stato quello di assicurare il colpevole alla giustizia.
La Larsson poi evidenzia un altro fattore interessante, la storia di Caino e Abele può ben rifletterne tante
altre, tipiche anche dei gialli moderni, cioè la compassione verso l’assassino, l’identificarsi con il suo personaggio.
Infine la scrittrice si chiede perchè non venga spiegato nella Bibbia perchè Dio preferì l’offerta di Abele a
quella di Caino.E questo dubbio l’accompagnerà sempre, non le farà mai dimenticare questa lettura.
E qui fa un azzeccato paragone con i racconti polizieschi, dove spesso è più facile ricordare i personaggi
principali, con le loro storie e debolezze, senza però rammentare il racconto e la dinamica del delitto.
“Così non accade con questo libro,per via di ciò che era destinato a rimanere senza spiegazione”: Insomma
un mistero voluto, al di là delle considerazioni religiose, che serve ad aumentare l’interesse per la storia
e quindi un altro tassello per chi vuole scrivere dei buoni polizieschi,
Anche Don Winslow vuole risalire alle origini del noir, addirittura scoprendo un’affinità tra Skaspeare e Puzo,
l’autore del “Padrino”.Winslow considera l'”Enrico IV” di Shakespeare e il “Padrino” due dei più importanti
gialli prodotti nel tempo. Tutti i gialli vogliono arrivare a dimostrare la verità, a ricercarla, e specialmente nel
giallo moderno questa ricerca di verità coincide con una ricerca di identità personale, in una battaglia sempre difficile tra chi è onesto e chi non lo è. Winslow addirittura si chiede “Come si può vivere una vita onesta in
un mondo sostanzialmente disonesto?” Una domanda interessante che del resto è alla base di tutta la
letteratura noir.
Per Winslow l'”Enrico IV” può essere considerato il primo noir in assoluto della storia.Re Enrico IV dopo
tanti conflitti desidera la pace e si lamenta di avere un figlio dissipatore, amico di furfanti e ladruncoli.
Ma Hal non è cattivo, anzi questa fama di dissoluto gli servirà per apparire ancora più grande quando deciderà di tornare a una vita onesta. Riabbraccerà il padre, chiede perdono, fondamentalmente da gaudente e scanzonato si trasformerà in una maschera di sangue. Promette di uccidere e lo farà in duello, ammazzando
il feroce Hotspur. Ora è diventato “buono”, ma a che prezzo, ha perso innocenza e giovinezza. E ormai sarà
un perfido assassino, per diventare buono, si è trasformato in cattivo.
Due pareri interessanti, con buone motivazioni, non portano niente di nuovo, ma allargano i confini delle
discussioni su questa branchia della letteratura, che merita certamente di essere studiata sin dalle sue
presunte origini.
GIUSEPPE PREVITI