“LA PORTA SULLE TENEBRE” DI MASSIMO PIETROSELLI-MONDADORI
20 Aprile 2011STORIA DEL GIALLO IN ITALIA:VERSO I CONTEMPORANEI
12 Maggio 2011Leonardo Sciascia fu scrittore,saggista,giornalista,politico, lasciò una grande impronta nel mondo culturale italiano della seconda metà del Novecento. In una virtuale storia del giallo italiano nel passaggio dagli anni sessanta al boom di autori dell’ultimo decennio del secolo scorso l’apporto di Leronardo Sciascia merita una qualche considerazione. Come si era visto in precedenza per Carlo Emilio Gadda anchr Sciascia quando si avvicina al poliziesco non lo fa per tuffarsi in una letteratura di evasione.
I temi prediletti da Sciascia saranno la giustizia e l’ingiustizia, l’innocenza e la colpa,la mafia e la sua convivenza con il potere,la corruzione e l’ignoranza,la mancanza di coscienza civica,l’assenza di ogni senso morale e di ogni impegno civico.Ha preso come teatro la sua terra e in maniera drammatica e molto realista ne ha tracciato un quadro assai crudo.
Nel 1961 pubblica forse il suo romanzo più noto: Il giorno della civetta, dove ci fa vedere lo sfascio culturale e sociale che sta minando il suo Paese.Per Italo Calvino si tratta di “un giallo che non è un giallo”,ambientato in una Sicilia dove tutto appare limpido,trasparent: passioni,oscuri interessi,psicologia,pettegolezzi,delitti,rassegnazione.Ma se si scava nel fondo della vicenda si vede che i veri misteri resteranno tali.La storia parte dall’omicidio di un modesto impresario edile che si è rifiutato di pagare il pizzo, e con lui scompare un’altra persona.Indagano il giovane capitano dei carabinieri Bellodi e il maresciallo Ferlis.Bellodi,investigatore di valore, risolve il caso e arresta i colpevoli,ma improvvisamente l’inchiesta si ferma, vengono privilegiate altre soluzioni e i due carabineri sono trasferiti altrove.L’onestà dei due nulla potrà con tro l’omertà mafiosa, e finisce con la vittoria del più forte in questo mondo di “uomi e mezz’uomini,omuncoli.piglianculo e quaquaraqua”.
Nel 1967 esce A ciascuno il suo a cui l’autore premette una frase di Edgar Allan Poe:” Ma non crediate che io stia per svelare un mistero o per scrivere un romanzo”.
Nello scrittore agrigentino il giallo non è un capriccio ne tanto meno un esperimento,ma piuttosto la chiave per entrare nei grandi problemi civili della sua terra.Il romanzo prende avvio con l’arrivo di una lettera anonima al farmacista di un paese, contenente minacce di morte.Arriverà un’altra missiva di morte, in seguito il farmacista verrà ucciso.Le due lettere sono composte con ritagli tratti dall’Osservatore Romano,quotidiano prestgioso,ma certamente di tiratura limitata. Ma chi lo comprava nel paese? I carabinieri indagano senza grossi risultati, sarà invec”e un professore di liceo a sfiorare la verità, ma non si decide a rivelarla, ha dei dubbi ha paura, viene rapito e non si ritroverà più.Un giallo esemplare lo definiremmo “alla Sciascia”. C’è sicuramente la trama gialla, la scrittura è come sempre in Sciascia non priva di ironia,ma asciutta, secca come nella migliore tradizione del poliziesco. Manca però il “protagonista”eroe, non lo sono nè il carabiniere che conduce le indagini n è il professore pieno di dubbi. Manca anche il lieto fine nel senso che non c’è l’arresto del colpevole, pur se come in ogni giallo che si rispetti il mistero è risolto.
All’autore preme tessere una trama, però non la dipana,anzi vi lascia impigliato l’unico che ha scoperto il colpevole,seminando timore e angoscia nel lettore.Anche in questo caso l’onesto professore si è spinto troppo oltre in una terra ormai simile al Farwes,dove banditi e disonesti l’anno spesso vinta.E mentre il corpo del povero professore giace abbandonato in una vecchia solfara il Paese festeggia la Santa Patrona,il parroco banchetta, i vecchi bevono al bar e i due adulteri si fidanzano ufficialmente. Il mondo, vedete, va avanti….
Nel 1971 uscì Il Contesto(sottotitolo Una parodia). Ad on ta del sottotitolo n on è un libro allegro,ma piuttosto una metafora di quel che sta avvenendo in quei tempi nel nostro Paese,, trasferendo però il tutto in una immaginaria nazione ispanica.Ma il riferimento alle italiche vicende è palese tanto che si inizia con l’assassinio di un procuratore generale(vedi coincidenza,proprio in quei tempi era stato uccico a Palermo il procuratore Scaglione, e Sciascia dovette precisare che il suo racconto era stato scritto prima di questo fatto). Ma la trama di Sciascia prosegue secon do i regimi parametri della “suspense”, molti delitti opera di un folle si susseguono, ma inseriti in un forte clima di tensione civile suscitano conseguenze imprevidibili, sino all’assassinio dell’ispettore Rogas e del leader dell’opposizione.Omicidi di chiara matrice politica, con la copertura del governo e della ragione di Stato.Anche in questo libro è tutto chiaro al lettore, però impera ancora quel senso di angoscia e lo scoprire i colpevoli lascia ancor più un senso più profondo di paura e sconcerto.
Leonardo Sciascia soleva dire che il giallo in Italia non può trovare una soluzione con il classico lieto fine.Non per nulla porta come esempio Gadda che ha scritto il più bel giallo in assoluto scritto in Italia, “Quer pasticciaccio brutto di via Merulana”, un giallo che termina senza darci una soluzione. Secondo Sciascia “il giallo in Italia”
va inteso come una parabola di cui è impossibile trovare una soluzione. Di ogni fatto molti sanno chi sono i colpevoli, ma è impossibile assicurarli alla giustizia.
Molti lavori di Leonardo Sciascia si sono ispirati alla cronaca reale che per lui “è sempre più terribile e nera della finzione”, inoltre per lo scrittore non c’è redenzione,n on ci sono eroi o buoni che vincono, spesso soccombono alla dura realtà.
GIUSEPPE PREVITI