” ANIME DI VETRO – Falene per il commissario Ricciardi “- di MAURIZIO DE GIOVANNI- EINAUDI
21 Ottobre 2015” PER SEMPRE ” DI GIORGIO PULIXI – e/o
26 Ottobre 2015Siamo a Pistoia, mese di lugli0, piena estate, è il 25 luglio, festa patronale della città dedicata a San Jacopo. Due ragazzini che percorrono la via Bonellina,
alla periferia della città, trovano vicino a un fosso il corpo di una donna. Non ha addosso documenti, è stata evidentemente assassinata, da come è vestita
e truccata sembra una prostituta, probabilmente una extracomunitaria. I carabinieri si occupano del caso ma faranno pochi progressi al contrario di un
giovane cronista alle prime armi, acceso dal sacro fuoco del colpo sensazionale. E proprio per le sue indagini e le sue insistenze nel volerla identificare si
scoprirà che la donna uccisa era una maestra elementare, Efisia Caddozzu, una persona per bene, che tutti credevano in vacanza, mentre l’anziano padre
che non l’aveva più sentita si era sgolato inutilmente a segnalarne la scomparsa.
Efisia era una donna molto impegnata sul piano del volontariato, e aveva a che fare con molti immigrati. I sospetti si addensano sulla comunità albanese e
in particolare su un giovane che abitava nello stesso caseggiato della vittima e che, a detta di tutti, era molto legato alla donna. Ebbene, è scomparso senza
lasciare traccia.
Ma la vera indagine riguarderà non tanto la scoperta di chi ha ammazzato la povera Efisia ma il capire chi fosse in realtà Efisia Caddozzu.
Chi era Efisia Caddozzu ? Perché una maestra elementare, una donna molto attiva nel volontariato, a suo tempo impegnata politicamente in Lotta Conti-
nua. Come mai questa persona fondamentalmente irreprensibile era finita con il cranio fracassato sui bordi di una strada e per di più agghindata come
una puttana ?
Marisa Salabelle con L’estate che ammazzarono Efisia Caddozzu è al suo romanzo d’esordio, un romanzo forte,aspro nei toni ma molto vero, non è altro
che è la storia di una vita che del resto non era nata sotto i migliori auspici: “…Fu in quel giorno che Efisia Caddozzu venne al mondo. Mischinedda,pensò
la levatrice mentre la presentava ai parenti. Ellusu, pensò la nonna guardandola, una parola che nel suo vocabolario stava a significare molte cose diverse:
una disgrazia, quella volta….”. E certamente la vita di Efisia sarà per tanti versi disgraziata, bruttina amzichenò, incapace di fare amicizia, costretta da
piccola a lasciare la Sardegna perché il padre, direttore didattico, è stato trasferito a Pistoia.
Marisa Salabelle è anche lei nata in Sardegna e vive a Pistoia dove fa l’insegnante, quindi certi sentimenti, certe sensazioni le ha provate in prima persona.
In questo romanzo sviluppa poi tutta un’altra storia a metà tra l’indagine poliziesca e l’indagine introspettiva. Infatti la narrazione si sviluppa tra passato
e presente, delineando quello che era il carattere della donna, i suoi sogni, le sue speranze, la sua vera identità e genuinità che poi alla fine le saranno fatali.
Ma l’aspetto che rende ancora più interessante il romanzo è che va oltre la storia di Efisia per parlarci dell’Italia tra anni Cinquanta e Novanta. Una storia
raccontata attraverso le realtà vissute da una ragazza bruttina anzichenò, con la famiglia che presto si sfascia, vive prima nell’isola sotto l’alone protettivo
e soffocante dei parenti, poi ragazzina si tarsferisce a Pistoia e si abitua ben presto alla realtà delle città di provincia con pochissime amixizie.
La n ostra autrice si serve di queste varie fasi di vita per tracciare dei quadri, per lo più impietosi, delle famiglie, delle comunità, delle scuole che la nostra
protagonista frequenta, ma nel contempo non fa solo cronaca ma riesce anche a dare un quadro dell’Italia che via via si trasforma anch’essa. La DC,porto
tranquillo di riferimento, il ’68, Lotta Continua, il terrorismo, la dissoluzione della DC, l’avvento di Berlusconi, l’immigrazione e i problemi che si verranno
a creare, il mondo del volontariato, la Chiesa.
Efisia che sino allora se aveva avuto dei problemi erano per lo più legati alla sua scarsa…avvenenza, alla sua timidezza ma anche alla sua accettazione del
mondo come veniva, ma poi piano piano scopre il mondo che la circonda, fa qualche amicizia, supera lo choc della madre che abban dona lei e il padre,
e allora Efisia si responsabilizza, prende in mano la casa, lavora come insegnant, scopre la lotta politica, il sesso.
C<apirete quindi che Marisa Salabelle ha scritto sì un giallo ma non interessandosi soltanto alla ricerca della soluzione del mistero della donna abbando-
nata in un fosso quanto al voler scoprire i vizi e le ipocrisie della società contemporanea. Nel percorso narrativo per prima cosa c’è la scoperta di un de-
litto con le relative indagini,e quindi qui si respira l’atmosfera del gialo. Però poi l’autrice segue un’altra via, mostrandoci vari episodi della vita di Efisia,
partendo dalla nascita e ricorrendo anche a un artificio che da più forza alla narrazione, alternando cioé momenti della vita della protagonisti al prosegui-
mento delle indagini. Infine c’è una terza fase, quella che racconta un po’ di quanto è accaduto in Italia tra gli anni ’60 e ’90. Questa terza parte serve anche
per dare un guidizio sull’Italia di quegli anni.
Ma questo è anche un romanzo dai tanti personaggi , tutti, sia i principali che quelli di contorno, fortemente delineati e sfaccettati. Su tutti spicca il ritrat-
to di Efisia, una donna forte e generosa, che sa cogliere i valori della vita, molto aperta maurando verso gli altri, forse molto più di quello che il mondo è stato con lei. Però, c’è sì un però, l’autrice non le fa…particolari sconti. Ce l’ha presentata ragazza e poi donna, abbastanza bruttina mel fisico, a volte
sgradevole nel carattere, a un certo punto quella corazza di dedizione che si è imposta verso gli altri sembra sgretolarsi, quel carattere forte lo è poi meno
di quanto appaia, con certe inclinazioni, una volta scoperto il sesso, sempre più audistruttive. Forse arriverà a perderla l’infatuazione che lei prende per
un giovane albanese che lei ritiene un essere indifeso e che invece si approfitterà di lei, sfruttandola e cedendola ad altri.
In questo libro la bontà non esiste, ricordiamo un altro personaggio dalla doppia faccia, Saverio, l’aspirante giornalista che con la sua cocciutaggine e
intuizione riesce a trovare il filo giusto per arrivare a scoprire chi è la donna uccisa. Ma se come giornalista o imrovvisato detective è simpatico ed appare
un po’ come il deus-ex machina della situazione, come uomo è una vera frana, riesce a mettere due donne in cinta contemporaneamente…
E che dire delle donne ? La madre di Efisa è incapace di governare una famiglia e finirà per scappare con un’altra donna. La rivedremo al funerale della
figlia, ma non avrà il coraggio di manifestarsi e scapperà come una ladra. C’è poi Letizia, l’amica del cuore, tipica esponente della Pistoia bene, ma anche
lei cela pensieri incoffessabili, che però sa celare forte dell’armatura del suo supposto perbenismo.
Una storia compatta, intensa, che prende, imprevedibile nel finale come ogni thriller che si rispetti, ma è anche una finestra sulla vita italiana per circa
quarant’anni.
IL libro è ambientato nella provincia italiana, in particolare nella città di Pistoia dove l’autrice vive,e questo le permette di offrirci un quadro fedele
di quel è avvenuto e sta avvenendo, con l’intento di colpire le ipocrisie, le cattiverei, le maldecenzse, i pettegolezzi tipici dei piccoli centri.
GIUSEPPE PREVITI