“GIGOLO’ PER CASO ” DI JOHN TURTURRO
19 Aprile 2014” CONTROCORRENTE” DI ANNAMARIA FASSIO- MONDADORI
1 Giugno 2014In occasione di una cena a tema sulla letteratura gialla ci siamo interessati dei religiosi-detectives creati dalla fantasia
dei tanti scrittori che si interessano a questo genere.
GILBERT KEITH CHESTERTON
Scrittore, giornalista, artista, nacque a Londra nel 1874. Scrisse opere di vario genere, romanzi, racconti,poesie, biografie,
opere teatrali, non perdendo mai di vista nei suoi scritti il paradosso e la polemica. Appassionato giallista una serie dei suoi
racconti ebbe come protagonista PADRE BROWN.
Verso la fine dell’Ottocento Londra comincia a veder declinare il grande Impero vittoriano. Chesterton nasce da una famiglia
borghese e anglicana, impara a leggere molto in ritardo, ” o è un genio o è un idiota” disse di lui un medico. Ma ben presto
si rifece iniziando una feconda carriera di scrittore. Si avvicina al cattolicesimo, forte di una visione religiosa ben delineata
sì da convertirsi nel 1922. Intanto scrive molto, ma la sua fama sarà legata principalmente al personaggio di Padre Brown.
Una serie di brevi racconti di genere poliziesco con protagonista un prete originario dell’Essex, un uomo schivo, semplice, ma
dotato di una incredibile intelligenza e capacissimo di entrare nei misteri della psiche umana.E questo gli permetterà di risol-
vere numerosi casi. Cinque le raccolte dedicate al prete di campagna: L’INNOCENZA DI PADRE BROWN LA SAGGEZZA DI PADRE BROWN
L’INCREDULITA’DI PADRE BRTOWN IL SEGRETO DI PADRE BROWN LO SCANDALO DI PADRE BROWN, tutti scritti tra il 1911 e il 1935.
Il prete-detective cerca sempre di comprendere il reo, è predisposto al perdono, lui cerca di penetrare all’interno dell’assas-
sino,penetrando nell’anima del suo avversario, immedesimandosi anche nella sua malvagità. Lui vuole recuperare l’animo umano,
così ad esempio procederà con Flambeau, che conosciamo come ladro ne LA CROCE AZZURRA e IL PASSO STRANO, ma qui sceglierà di
servire la legge diventando investigatore. Il suo vero bersaglio non è la malvagità ma la cattiva coscienza che troviamo sia nei
carnefici che nelle vittime.
Sono racconti con una capacità di riflessione morale e psicologica veramente notevoli e pressoché assenti in altri prodotti del
genere. Tra le pieghe dei misteri polizieschi sapeva inserire la riflessione sui misteri più alti e fondamentali.Fu molto apprez-
zato anche per la qualità dei concetti,
Per molti era addirittura superiore a CONAN DOYLE. Come ogni investigatore che si rispetti Padre Brown ad onta dell’apparenza<
di pretino rozzo e dimesso, considerato dai suoi avversari un credulo e sciocco esponente di una religione oscurantista e
sorpassata, sapeva invece trovare la soluzione ai casi più disparati. Era un prete di bassa statura, dal " volto inespressivo<
come gli gnocchi di Norfolk " e " gli occhi incolori come il mare del Nord ( I RACCONTI DI PADRE BROWN).
Ma Gilbert Keith Chesterton lo aveva voluto diverso, ingenuo, lontano dalla realtà del mondo per meglio far risaltare il suo
acume, la sua saggezza: un genio dietro un aspetto trasandato. Ecco quindi la figura di un prete-investigatore che rientra in
quel filone del genere giallo che appartiene all'Inghilterra di Sherlock Holmes. Il nostro autore amava il genere,e su Padre
Brown costruì degli incantevoli puzzle, dove c'è sempre una morale, ma mai fine a se stessa. Lo scrittore approfittava di questi
racconti per infilare delle battute polemiche a sostegno delle sue tesi. Padre Brown è l'opposto di Sherlock Holmes, questi si
riteneva superiore a tutti, specie ai poliziotti, che sfida e batte regolarmente. Padre Brown rispetta gli uomini e la legge,
ma non è la legge degli uomini che lo preoccupa, a lui non basta consegnare il colpevole a chi rappresenta la giustizia terrena,
lui si occupa di quella divina, non cattura criminali come tali, si preoccupa invece delle loro anime e sarà sempre il colpevole
a costituirsi come segno di pentimento e di conversione. Per lui sarà invece una sconfitta quando si suicidano, rifiutando il
suo perdono. La giustizia è fatta di leggi e di condanne ma per padre Brown importante è il pentimento, la confessione del reo.
E quando il colpevole tenta la fuga, e l'amico Flambeau gli chiede se deve fermarlo, lui risponde di " lasciarlo passare, tanto
appaertiene a Dio ". I racconti di Chesterton hanno inoltre ambientazioni molto varie sia in Inghilterra che in Francia, Spagna,
Sudamerica, Italia, anche questo lo distingue da Sherlock Holmes.
Un'altra curiosità è che ha scritto solo racconti e mai romanzi.
Ebbe grandi estimatori, da JOHN DICKINSON CARR che lo considerò uno dei maestri della letteratura poliziesca a ELLERY QUEEN che
parlava all'uscita dei suoi racconti di " libro-miracolo". Chesterton era anzitutto un grande scrittore e poi le sue trame poli_
ziesche erano sempre eccellenti, plausibili, rigorose e logiche. JORGE LUIS BORGES lo considerò il vero erede di Edgar Allan Poe.
Sapeva spiegare con freddo raziocinio gli eventi che si succedevano, pur non mancando di una certa dose di magia e di ambiguità
che impreziosivano questi racconti.
Per gli amanti della statistica sia Holmes che Padre Brown sono raggruppati in cinque raccolte, la lunghezza media delle storie
è sulle venti pagine.Di Holmes furono scritti 56 racconti, di padre Brown 51.
Chesterton o meglio Padre Brown sapevano scavare nella coscienza di vittime e colpevoli, ne mostravano i sentimenti. molti racconti
sono commoventi,facevano dei rei anche delle vittime,ma la sua è una pietà autentica, quella che ci deve essere tra gli uomini, al
di là dell'essere sacerdote o credente.Padre Brown sapeva essere un uomo prima che un prete e sapeva calarsi nei panni del criminale,
come se egli stesso avesse commesso quel crimine.
TV: Nel 1970 con laq sceneggiatura di EDOARDO ANTON e la regia di VITTORIO COTTAFAVI la Rai produsse una miniserie televisiva di
sei puntate, protagonisti RENATO RASCEL ( un perfetto, anche fisicamente, Padre Brown) e ARNOLDO FOA', l'inafferrabile ladro conver-
tito dasl prete e poi suo fidato compagno. Nel 2013 la BBC ha ripreso il personaggio con protagonista Mark Williams.
DON MATTEO
E' una serie televisiva italiana trasmessa da Raiuno a partire dal 7 gennaio 2000.Nasce sul finire degli anni'90 da un'idea del
regista cinematografico ENRICO OLDOINI, prodotta dalla Lux Vde in collaborazione con Raifiction. Don Matteo è interpretato da
TERENCE HILL, un prete che aiuta abitualmente nelle indagini i carabinieri.Con lui NINO FRASSICA, FLAVIO INSINNA e poi SIMONE
MONTEDURO. Terence Hill stava preparandosi a interpretare la figura di un sacerdote-detective per Mediaset ma il progetto saltò,
e siccome la Rai stava lavorando ad analogo progetto fu allora contattato e scelto Terence Hill. Il protagonista doveva chiamarsi
Teodoro ma Hill impose il nome di Matteo (Dono di Dio ).
La serie non è tratta da format stranieri, ed è stata esportata in vari paesi.Nove stagioni, 194 episodi su Raiuno, ambienta-
zione in Umbria, a Gubbio ora è successa Spoleto, con un'audience superiore a 8 milioni.
Don Matteo cambia…ma non cambia, il promo della fiction dice "Tutto cambia, ma i personaggi sono sempre uguali ", ulteriore
motivo d'orgoglio per la serie TV record d'ascolto di Raiuno.
Le storie si basano su un parroco che sa risolvere le indagini mentre ai carabinieri è dato il compito di trovare gli indizi e
da questo lavoro il colpevole è assicurato alla giustizia. Così si garantisce al telespettatore una collaudata sensazione di conti-
nuità con il passato e si è pertanto reso immutabile negli anni il successo di Don Matteo.
Il pubblico delle fiction si differenzia da quello dei libri perché non vuole cambiamenti, cerca sicurezza, ha già i suoi guai da
affrontare nella vita e allora predilige questi schemi rassicuranti dove il bene trionfa sempre. Vi sono ovviamente esigenze di
ascolti, legate agli introiti pubblicitari, " perché cambiare una cosa che funziona ?". Non sarebbe male se queste serie così
tradizionali ( che poi, per carità, sono così anche all'estero, dove però sono più crude e meno sdolcinate )fossero meno ripetiti-
ve, siamo poi così sicuri che il pubblico non le accetterebbe ? Però anche uno spostamento di location, Spoleto per Gubbio,non è
stato gradito….insomma meglio cancellare lo scorrere degli anni e far sì che Terence Hill e Nino Frassica diventino…."eterni".
Comunque il personaggio di questo religioso ha superato brillantemente lo scorrere degli anni, Terence Hill con la sua umanità e
la sua simpatia va ben oltre l'usura del tempo.
UMBERTO ECO
Nella narrativa si parla di ROMANZO POSTMODERNO , quello di tipo tradizionale, vedi il romanzo storico o quello giallo o quello
fantastico,tutti generi letterari che a lungo non sono stati graditi da una certa critica snob. UMBERTO ECO assume un atteggiamen-
to abbastanza ironico e quasi distaccato intorno alla storia che sta raccontando e che potremmo far rientrare tra i postmoderni.
IL NOME DELLA ROSA è un vero e proprio giallo ambientato in un monastero dell'Italia del Medioevo, ma è anche un romanzo infar-
cito di tante citazioni letterarie e filosofiche. Il protagonista è un frate francescano inglese, Guglielmo di Baskerville ( non
dice niente questo titolo agli appassionati di Sherlock Holmes ?)che applica nel suo metodo di indagine i metodi dell'investiga-
tore creato da Conan Doyle. Si " Il nome della rosa" si può discutere a lungo, sicuramente è un romanzo giallo o d'investigazione,
questo indipendentemente dai tanti elementi che lo compongono, perché risponde ai criteri base del poliziesco classico: si indaga
su un fatto criminoso, si cerca un colpevole, si fa trionfare l'ordine. E' il monaco-scienziato Guglielmo che si trova a indagare
su una serie di morti terribili avvenute in un convento dell'Italia del Nord e collegate anche con la scomparsa di un libro dalla
biblioteca-labirinto dell'abbazia. La storia viene rivissuta attraverso il racconto di Adso da Merk che era un novizio ai tempi
di Guglielmo. Eco scrive da una parte un giallo vero e proprio, con morti ammazzati, segreti, misteri, dall'altra un trattato di
storia, arte, teologia. Una vicenda complessa.difficile quindi da sciogliere,e non ci riuscirà nemmeno il nostro Monaco.
Ma il vero scopo di Umberto Eco è di aver voluto scrivere una storia dove non c'è apparentemente niente da scoprire, anche
perché nessuno è innocente, tutti siamo colpevoli. E questo romanzo e i suoi personaggi sono anche un modo di guardare il passato
in modo diverso dal solito, riscoprendolo attraverso la chiave del giallo.
GIUSEPPE PREVITI