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27 Novembre 2023” SOLEDAD” (Un dicembre del commissario Ricciardi) DI MAURIZIO DE GIOVANNI – EINAUDI- O2.12.24
2 Dicembre 2023Il 19 maggio 1953 LEONARDO SCIASCIA scrive a ITALO CALVINO (funzionario dell’EinaudiR) e da qui nasce la loro
conoscenza e collaborazione , che durerà sino alla morte di Calvino nel 1985. Sono riportati in questo saggio
di cui ci stiamo occupando 145 tra lettere, comunicati, biglietti, telegrammi, a suggello di un rapporto di amicizia e di reciproca stima.Molte delle loro opere furono pubblicate grazie ai loro reciproci rapporti e al loro
intendersi e frequentarsi, pur se negli anni Settanta una certa frequenza venne meno. Il tutto in un’Italia democristiana, negli anni della guerra fredda, in quelli del boom, seguiti poi dal periodo del terrorismo. Ebbero*del resto visioni anche diverse, ma come pochi seppero interpretare quei tempi. D’altra parte evidenti le affinità intellettuali tra i due. Del resto non deve sorprendere, considerate le tante cose che li univano,
praticando un impegno civile e politico, e anche ribadendo il comune concetto che la letteratura era alla base di
tutte queste esperienze e storie diverse che si sono intrecciate per tanto tempo, basandosi su un dialogo sempre
fecondo.
Risale al 1956 la scoperta di un nuovo talento narrativo, poi destinato a diventare un Grande, Leonardo Sciascia,scoperta dovuta al Caffè Letterario e satirico di Gianbattista Vicari.Sciascia disse che tra i suoi
contemporanei preferiva CALVINO e BASSANI.
Di tempo ne è passato, ora questo binomio Sciascia/Calvino viene ora “santificato” con la pubblicazione de “L’ILLUMINISMO MIO E TUO”, che raccoglie il carteggio tra il 1953 e il 1985 tra i due autori, e infatti vi sono raccolte 145 lettere e altri scritti a documentazione di una continua frequentazione, anche se non sempre le idee coincidevano, e proprio per questo,l’interesse è ancora più significativo.
Un ampio quadro dell’Italia culturale dagli anni del boom a quelli tragici di Moro.E così si hanno elementi di prima mano per tracciare il clima culturale, civile e politico degli anni Sessanta e Settanta. E si possono anche trovare lettere, certo di nion facile interpretazioner di Sciascia, e anche cosa…bolliva nel calderone
Einaudi. Dal carteggio si evince la crescente simpatia tra i due, con Calvino che scriverà varie prefazioni per collane curate dall’amico.
Sciascia lo stimava molto e dichiarò a più riprese che solo Calvino e Basani sarebbero rimasti famosi nel tempo.
Tutti i suoi lavori Sciascia li sottoponeva al giudizio di Calvino, che tra l’altro lo apprezzò molto come narratore. Dopo IL GIORNO DELLA CIVETTA disse che fu il testo iniziatore del “documentaryfiction”, pur se venato da un insistito localismo. Anche sul CONSIGLIO D’EGITTO manifestò perplessità sul fatto di usare uno sguardo troppo contemporaneo su fatti del passato.
Calvino diventa più formalista, Sciascia non accetterà tutte le proposte collaborative fattegli anche in materia di progetti letterari.
Su quanto avviene attorno a loro ci saranno ulteriori divergenze,Sciascia ora è molto impegnato con la politica
attiva. Le loro visuali politiche sono molto differenti, nè ebbero lo stesso giudizio sul fatto delle giuria popolare che a Torino non volle esprimersi su alcune delle BR a processo. E giudizi diversi sul Manzoni de I
Promessi sposi e de la Storia della colonna infame, per Sciascia è la “storia terribile di come l’Italia era, di come è e di come non sarà”, per Calvino resta un romanzo sui rapporti di forza ma con un finale ben predeterminato.
Calvino e Scviadcia hanno superato con il tempo l’ossessione per la “ragione”, ma non vogliono neppure cedere
“al degrado dell’irragione”.
Certamente Calvino era autore congeniale a Sciascia che a sua volta lo gratificò di una bella recensione de IL BARONE RAMPANTE.
Perfetto…recensore Sciascia non faceva mai mancare le critiche e quindi era molto onesto e veritiero, come del resto lo era in tutti i suoi comportamenti.Ebbero molte passioni comuni, dal cinema alla letteratura inglese, che per lo scrittore siciliano fu sempre sinonimo di verità.
In seguito la corrispondenza si diradò e quindi il carteggio, ma forse non per cattiva volontà o ulteriori§
divergenze, ma semplicemente per l’avvento dei…tetefoni che imperavano sempre di più.Ma resta ben intatta
la validità di questo carteggio.
E in conclusione si ritorna al concetto affermato da Calvino sulla “terribilità della letteratura.
GIUSEPPE PREVITI