” GIOBBE TUAMA & C.” di AUGUSTO DE ANGELIS- OSCAR MONDADORI
12 Maggio 2015” IL SEGRETO DELLA CAMERA 3″- di COLIN DEXTER-SELLERIO
14 Maggio 2015In un casamento di Piazza del Carmine a Milano vive un boss della malavita e nell’androne viene fatto trovare il corpo senza vita di un giovane rampollo di una ricca famiglia
venezuelana, famiglia anche questa molto chiacchierata. E’ notte e chi abita nel palazzone pensa bene di trasferire altrove il cadavere.,lasciandolo nei pressi della casa dove
abita. Il commissario De Vincenzi viene presto a conoscenza della vita dissoluta dello scomparso e anche del passato della sua famiglia, addirittura di origini piratesche, e
costretta a venire in Italia per sfuggire a una faida sempre più sanguinaria. Intanto De Vincenzi riceve in Questura la visita di un caro amico, l’ avvocato Vercelloni che teme
per l’incilumità di una sua giovane cliente che vive nell’appartamento del boss di Piazza del Carmine di cui è una sorta di figliastra. E poi c’è il mistero di un suo gatto che
passeggiando per cortili e androni, per inciso anche l’avvocato vive nello stesso palazzone, si è sporcato le zampette di sangue, sangue inequivocabilmente umano.
Augusto De Angelis sapeva scrivere i suoi gialli, struttura solida, bei personaggi, mistero portato avanti sino alla conclusione. E non gli faceva nemmeno ombra scrivere
nel periodo fascista quando questo generario letterario non era certo gradito, l’Italia doveva essere il paese della perfettibilità e del tutto in ordine, le trame criminose anda-
vano controcorrente. De Angelis veniva comunque se non ammirato tollerato perchè è stato lui sicuramente ad aver creato un “giallo all’italiana” che rifuggiva dai modelli
scontati di investigatori d’importazione poco consoni al modo di pensare e di agire della nostra società. E quindi De Angelis era pur sempre un valore aggiuntyo, e di alta
qualità, nel panorama letterario.Certamente esistevano delle regole, De Angelis non sempre le seguiva, ma in molti dei suoi romanzi si può notare come i delinquenti siano
sempre di origine straniera. Ma era anche il prezzo da pagare per fare ” passare” la figura di questo commissario, abbastanza scettico, poco marziale, mai entusiasta, ma
quello che appunto piaceva in lui era il non essere un eroe o un autoritario, sempre malinconico, dotasto di una grande cultura e molto attento nell’aanalizzare o compor-
tamenti degli altri.
In questo romanzo si trova a doversi occupare dell’assassinio di un giovane debosciato di ricca famiglia, il cui cadavere è stato fatto trovare sulla porta di casa. Ma qualcosa
non quadra, sembra che questo corpo abbia viuaggiato molto….anche da morto. E poi, giallo nel giallo, perché le zampette di un gatto di famiglia sono sporche di sangue ?
>Ma il gatto non abita nella casa dei venezuelani, ma da tutt’altra parte ? E allora cosa è successo ? Una manna per De Vincenzi che crede poco negli indizi ma che ama inve-
ce ama affidarsi al caso…. E così nasce questo giallo, assai godibile anche perché questa volta De Angelis non calca la mano sul drammatico, preferisce toni più leggeri.D
De Angelis era romano ma la prima parte della sua opera di giallista si svolge come ambientazione a Milano che gli apparve perfetta per questo grande ragionatore, amante
della filosofia e della psicologia, che era il suo commissario. De Angelis ha voluto fare un poliziesco italiano, anche perché in barba alle disposizioni del regime gli sembra
che l’Italia fosse un paese di delitti. E poco male che per arrivare a studiare i congegni del cuore e del cervello degli uomini De Vincenzi si doveva occupare di gangster vene-
zuelani e di gatti, almeno questi però nostrani……
GIUSEPPE PREVITI