” QUARTET” REGIA DI DUSTIN HOFFMANN
6 Febbraio 2013” GANGSTER SQUAD” DI RUBEN FLEISCHER
25 Febbraio 2013Cast: Daniel Day-Lewis Davis Strathairn Hal Halbrook Tommi Lee Jones Sally Field Joseph Gordon Levitt
Un film abbastanza innovativo nella cinematografia di Steven Spielberg questo Lincoln dove il parlato supera di gran lunga il visivo. Infatti la vera forza del film è nel dialogo, nella “parola”,
una parola non fine a se stessa ma usata per conquistare e mantenere e spiegare il potere. Questo anche perché fondamentalmente la pellicola che si intitola Lincoln ci parla non tanto della storia di Lincoln ma di come lui ha esercitato e conservato il potere. Non ci viene raccontata la vita del presidente, ma ci vengono descritti i giorni del gennaio del 1865 quando ci si batté
per fare approvare il tredicesimo emendamento alla Costituzione che avrebbe abolito la schiavitù. Una lotta senza quartiere addirittura anteposta alla firma della pace con gli Stati del Sud dopo una guerra civile che dura da quattro anni. Una scelta essenzialmente politica ma determinante nella storia degli Stati Uniti d’America e ovviamente anche nella visione del film.
Il film di Spielberg vuole fare vedere che non si può governare con una politica di piccoli passi o strettamente legata alla quotidianità ma ci vogliono scelte radicali, di grande visione
futura, vedi quindi la modifica all’emendamento anche a costo di continuare la guerra contro i confederati. E per cambiare radicalmente il cammino politico di un Paese non ci si deve
meravigliare che i mezzi usati per raggiungere il fine voluto non siano sempre adamantini in base al vecchio detto “il fine giustifica i mezzi”(mai Macchiavelli si è deve essere cosiì
rivoltato nella tomba…..).
Casualmente questi giorni è nelle sale il Django di Tarantino, che propugna il ricorso alle armi contro i razzisti, qui invece li si vuole combattere con le leggi e con le parole. Certamente
Spielberg non rinuncia a certe visioni il suo film, infatti, contiene due grandi scene all’inizio e alla fine, pochi minuti rispetto al minutaggio complessivo assai elevato del film, dove la crudeltà e la violenza della guerra vengono brutalmente mostrate allo spettatore. Ma il film è molto più girato in interni, la Casa Bianca, le abitazioni, con molto ricorso al dialogo.
Un film ben fatto, patriottico che persegue un suo fine, quello di nobilitare un modo di agire che può anche essere discusso ma che deve essere approvato per quanto porterà di nuovo e di giusto. Si è parlato di film “politico”, si è parlato di Machiavelli, si è parlato di ideologia, tutto in questa struttura data da Spielberg al suo Lincoln può essere accettabile, principalmente
vorremmo dire che normalmente l'”eroe-protagonista” vince come il più forte, solo contro tutti, l’eterno mito dello sceriffo tramandatosi nei secoli, ecco in questo senso Lincoln o
questa immagine di Lincoln se ne distacca totalmente, gioca sull’abilità della parola, sulla trama tessuta nell’ombra. Qui fanno da…eroi, il patteggiamento, la tratattiva, il…tradimento.
Un film che è una sorta di dramma politico, che ricostruisce con assoluto verismo un’epoca nelle immagini dei senatori e degli altri protagonisti come pure negli oggetti, ma che è
anche l’esaltazione della Realpolitik del presidente. Anche questa è una novità se si pensa al trattamento che il cinema ha riservato a altri presidenti….
Lincoln è una grande figura sicuramente, il film evidenzia una scelta, un metodo per conseguire un fine certamente nobile e foriero di ben altre prospettive, vedi la stessa elezione
di Obama, lo fa anche, come detto, dando spazio a infinite schermaglie dialettiche e politiche. Questo appesantisce un po’ il film, ma per carità, ben venga chi esalta lq qualità civili.
Un grande apporto alla riuscita della pellicola lo danni gli attori, dal presidente Daniel Day Lewis (doppiato da un sontuoso Pierfrancesco Favino) al segretario di stato (David Strathairn ),
dal leader conservatore (Hal Halbrook ) all’abolizionista ( Tommy Lee Jones ), dalla moglie di Lincoln (Sally Field ) al figlio ( Joseph Gordon Levitt).
Un film sui meccanismi della politica, ma anche una grande ricostruzione storica con una vsione abbastanza fredda dei fatti, in conclusione uno Speilberg meno spettacolare del solito.
Il vero protagonista del film è comunque Daniel Day-Lewis, e proprio nell’essersi adattato a un ruolo di “interprete” del senso del film, non quindi un personaggio di spessore ma un personaggio “astratto”, quasi vanificato dalla regia, quel che conta non è lui ma quel che dice, lui non agisce per tornaconto personale, ma per affermare delle idee, ecco quindi un uomo un pò curvo, braccia lungo i fianchi, cappello a tuba, non richiama l’idea dell’eroe, ma quella di un uomo giusto!
GIUSEPPE PREVITI
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