” CHIUNQUE IO SIA ” DI BIAGIO PROIETTI & DIANA CRISPO- HOBBY & WORK
16 Marzo 2013CHIACCHIERANDO CON L’AUTORE. CARLO PARRI
20 Marzo 2013Nella sua lunga carriera d’autore il binomio Loriano Macchiavelli/Antonio Sarti sembra veramente indissolubile. Inizia una nuova avventura con L’ironia della scimmia, una storia
abbastanza complessa. Non c’è pace per Sarti Antonio sergente della questura di Bologna. Addirittura il gran capo l’ispettore Raimondi lo ha costretto a bardarsi in tenuta antisommossa
per servizi di ordine pubblico. Ma non fa in tempo a cambiarsi che gli viene affidato un altro caso, riguarda il ricchissimo imprenditore Giulio Mesini a cui è stat appena rubata una
lussuosa jeep Grand Cherockee. E Sarti pensa subito alla giovane fidanzata del Mesini, Marcella Carlotti che lui conosce da tempo e a cui sta dando la caccia sospettandola di una serie di furti di auto di lusso a Bologna.
Ma la vicenda si presenta presto assai ingarbugliata, alla presunta ladra e alla jeep (dove oltre tutto viene trovato il cadavere di un’altra ex-fidanzata dell’imprenditore assassinata) sono
in molti a dare la caccia, oltre tutto dal munitissimo caveau di casa Mesini è sparito un quadro del ‘700 La scimmia che ride. Frattanto Carlotta è sparita e si rifa viva per chiedere
aiuto a Sarti che viene così spedito a L’Aquila per cercare la fuggiasca. Ben presto si accorgerà che non è il solo a cercarla, sono in azione uomini spietati dal grilletto facile,killer a
pagamento, la Cia, i Servizi, i Carabinieri, bande militari, tutti protesi un una frenetica caccia all’uomo e al quadro, orchestrati sullo sfondo da un misterioso uomo politico.
Un intreccio mozzafiato di crimini del passato e del presente, cospiratori, potenti che tramano, sullo sfondo la città dell’Aquila che con le sue macerie fa da cupo e silente testimone.
In tutto questo è coinvolto Antonio Sarti, eroe controvoglia. Il nostro sergente è un uomo tutto di un pezzo, crede nel suo mestiere, non si tira mai indietro, agisce in ossequio
ai suoi doveri e alla sua coscienza, e questo non gli consente mai di tirarsi indietro.
Sarti Antonio è una vecchia conoscenza, le sue prime avventure risalgono agli anni settanta. Lui e la sua Bologna sono ancora al centro di questo intrigo a cui si unisce la città del-
l’Aquila. Infatti il romanzo si apre con una dedica agli aquilani e alla loro pazienza, con Macchiavelli che maliziosamente chiosa: “….Se la perdessero hanno la mia totale comprensio-
ne….”.
Ma questa storia è un po’la summa dei romanzi dell’autore bolognese, con Bologna e l’antieroe Sarti Antonio che lo scrittore aveva provato ad eliminare salvo un…precipitoso richiamo
in servizio in prima linea. Accanto a loro i personaggi di sempre da Rosas, l’eterno universitario all’agente e fedele compagno Felice Cantoni, con la Prenotato, Raimondi, la Biondina.
E Sarti si conferma come sempre un gran lavoratore, ma bisognoso degli altri quanto a analisi e deduzioni.
La nostra storia parte da lontano, dalla Bologna del ‘700 con i sotterranei e le gallerie che riunivano i vari palazzi. Anche il ricchissimo e abbronzatissimo Mesini vive in un bellissimo
palazzo con un grande sottosuolo dove si trova una sorta di favolosa galleria d’arte. Il furto di una jeep di marca e di un quadro dalla singolare galleria mettono in moto Sarti. Dal
furto dell’auto Sarti risale a Carlotta, ladra seriale di auto, ma ben presto l’affare si ingrossa. Furti di auto e di armi, molti omicidi, rapimenti e cacce all’uomo s incrociano.
eonardo Macchiavelli con la sua fantasia colora una storia che sotto la chiave del giallo tocca momenti tra i più caldi della storia del nostro Paese. Intrecci politici e criminosi ,
cospirazioni e corruzioni, affari illeciti, moti studenteschi , servizi deviati di più paesi tutto serve a formare L’ironia della scimmia.
Le indagini porteranno Sarti da Bologna all’Aquila da dove Rasputin( alias Carlotta) ha chiesto aiuto a Sarti, che addirittura corre il rischio di essere accusato di favoreggiamento. Ma
quali sono i collegamenti tra quadri, armi, morti ? Sarti non è mai stato quel che si dice l’investigatore lesto nello sciogliere gli enigmi, lui è uno che rimugina, non ha il colpo di
genio, ma è anche conscio dei suoi limiti ed ecco che ricorre, e non lo disdegna, a Rosas e c.
Bella e indovinata la similitudine di questa storia di “MalaItalia” con una città, L’Aquila, devastata da un terribile terremoto. Entrambe sembrano non interessare più nessuno, l’una
assuefatta e indifferente alle nefandezze del potere politico, l’altra abbandonata a se stessa ma con quelle macerie che impietosamente ricordano quanto è successo.
E’ con vero piacere che abbiamo quindi ritrovato Sarti Antonio e tutta quella schiera di comprimari che gli fanno da contorno. Tutti loro, più dei nuovi personaggi, sono i protagonisti
di una storia che è una sorta di intrigo internazionale, legato a un vecchio testamento e a una serie di disegni eversivi, e che poi sfocerà in fatti e vicende che ci porteranno nella
disastrata città abruzzese.
Sarti fa ormai parte della galleria di personaggi che sono ormai nella storia del giallo italiano. Ha dei tratti che lo caratterizzano e che Macchiavelli ci ricorda sempre: il rito del
caffè, la fastidiosa colite, il non portare mai armi. Con lui si risveglia una vecchia dizione, “questurino”, forse un po’ dispregiativa nell’uso comune. Ma alla fine indicava uomini
attaccati al lavoro. Sarti è uno di questi, non si tira mai indietro pur vessato dal superiore, apparentemente è uno zoticone, ma poi chi ha a che fare con lui non può non apprezzarlo.
Un’altra sua qualità è quella di agire secondo un proprio codice morale sicuramente rigido ma che lo porta a volte ad agire fuori del coro o a chiudere un occhio quando la sua etica
va fatto. Non ama i potenti e i prepotenti, Raimondi lo considera un incapace, ma lui va avanti per la sua strada.
E significativi al riguardo sono gli immancabili e immaginari dialoghi con l’autore, che fa un po’ da coro e da sfondo a quanto pensa il protagonista.
Il titolo del romanzo fa riferimento a un quadro del ‘700, di un certo Francesco Malagoli, dove era raffigurata una scimmia, un quadro che Sarti aveva visto prima del furto e che lo aveva
messo a disagio: “…una strana scimmia, ha l’aspetto più di un uomo che di una scimmia, e il sorriso ironico e gli occhi ti scavano dentro a cercare quello che sei. Ti guarda e ti prende
per il culo”. Si parte quindi da uno sguardo ironico, ma a parte quello della scimmia, quel che conta è quel saggio approccio alla vita mescolato con uno sguardo indulgente
e un pizzico d’ironia tipici della scrittura e del pensiero di Loriano Macchiavelli.
Un succedersi di crimini, alcuni del passato, altri vissuti in diretta, c’è molta azione in questo romanzo, intrighi e menzogne del potere e della politica, con la città dell’Aquila
che vuole simboleggiare quelle colpe che tutti sembra facciano a gara a dimenticare. Certo i misteri sono tanti, lo stesso Sarti fatica a stare dietro a tutto, ma con la sua cocciutaggine
non si arrenderà mai. E sullo sfondo questa immagine della scimmia che irridendo troneggia su tutto, emblema di una visione che vorrebbe illuminare tutto questo brutto mondo.
Se l’Aquila è una sorta di memento delle colpe dell’umanità, Bologna come sempre riveste un suo ruolo particolare, Macchiavelli riesce sempre a farcela apparire come nuova, come
se si rigenerasse di storia in storia.
Quarantesimo romanzo per Loriano Macchiavelli, una prosa sempre sciolta e avvincente, molto spazio ai dialoghi. La curiosità maggiore quanto a stile di scrittura è che se il libro
è scritto in terza persona a volte l’autore cede al vesso di inserirsi tra le righe del dialogo interloquendo con il suo questurino.
Il libro consta di tanti capitoli, 30, tutti incentrati sul caso si cui Sarti indaga, mentre ci sono dieci quadri che fanno da contraltare alla vicenda principale. Un uomo potente e
misterioso è stato rapito e viene tenuto prigioniero, la partita è tra i suoi carcerieri e ci lo vuole rapire. Anche qui molti riferimenti, e non tanto velati. a storie del passato.
GIUSEPPE PREVITI