“L’UOMO D’ORO”- Delitto all’ippodromo di San Siro- DI PAOLA BANCHI-MARCO DEL BUCCHIA EDITORE
7 Maggio 2012“LA SENTENZA DI MARC’AURELIO” DI GIANCARLO GORI-MARCO DEL BUCCHIA EDITORE
10 Maggio 2012Nella storia della Seconda Guerra Mondiale tra le tante battaglie combattute per noi italiani El Alamein riveste un ruolo molto importante.In verità le battaglie furono tre,tra il luglio e il novembre del 1942, e vennero tutte combattute nel deserto, in un luogo quindi aperto, libero da ogni condizionamento,dove gli eserciti si scontrarono lontani dagli orrori delle battaglie
combattute intorno ai luoghi abitati.
Per i ragazzi dell’Ariete,della Trento,della Folgore,della Trieste,della Littorio,della Bologna,della Brescia,della Pavia, del 4° e del 50°stormo d’assalto segnò l’appuntamento con un destino ingrato,che ognuno cercò di onorare al meglio. Colpevoli di una situazione che si rivelò presto insostenibile furono Mussolini e gli altri gradi della Marina. Il Duce preferì inviare undici divisioni e la migliore artiglieria sul fronte sovietico,mentre dalla Marina vennero fatte conoscere le rotte dei trasporti verso Tripoli e Bengasi e così gli inglesi privarono le nostre truppe dei rifornimenti.Ma oltre a questa carenza nei rifornimenti va pure aggiunto che i nostri generali dell’esercito erano ancorati per forma mentis e formazione militare alle strategie della prima guerra mondiale combattuta per lo più tra le montagne. Qui gli scenari erano totalmente diversi, e poi anche il progresso nei mezzi e nella logistica aveva la sua importanza.Davanti a tutto ciò i nostri alti comandi si rivelarono del tutto impreparati e inadeguati, non comprendendo ad esempio l’importanza dei carri armati oppure la necessità di garantire un flusso continuo nei rifornimenti.
Ma nonostante tutto bersaglieri,parà,fantaccini,genieri,aviatori si batterono al limite dell forze a dispetto anche di chi li aveva cacciati in quella situazione per poi abbandonarli al loro destino.Ma gli italiani si comportarono da uomini veri, non scapparono, non si arresero,molti caddero in silenzio per difendere la loro postazione.
E del resto la nostra opera in Africa fu notevole da vari punti di vista,ad esempio molti successi di Rommel sono legati alla mirabile operazione di spionaggio condotta dal maggiore dei carabinieri Manfredi Talamo, che poi ritroveremo tra le vittime delle Fosse Ardeatine.
Alfredo Caruso con L’onore d’Italia conclude il suo lungo viaggio attraverso la Seconda Guerra Mondiale con un racconto che non si limita ai quattro mesi dei combattimenti tra il Mediterraneo e la depressione di El Qattara ma rivisita tutta la campagna d’Africa.Intanto ricorda il fallimento della Marina incapace di proteggere i convogli addetti al rifornimento via mare, pur se,come già detto, ci sono addirittura sospetti di tradimento.Poi ci conferma l’incapacità dello Stato Maggiore ad affrontare questa guerra anni Quaranta. Inoltre dopo le campagne di Etiopia e di Spagna scarseggiano mezzi e risorse ma Mussolini non ne tiene conto. La parola d’ordine è che si doveva vincere, trascurando ogni precauzione,ad esempio vengono impartiti ordini di avanzare sconsideratamente allungando pericolosamente la distanza con le retrovie.
Mussolini voleva entrare in Alessandria come un imperatore romano,tutto il resto viene trascurato.La spinta delle truppe dell’Asse inizialmente è fortissima, si arriva ad El Alamein, si rinuncia ad invadere Malta,e si finisce per arrivare alla resa finale in inferiorità di uomini e mezzi.
Insomma i tempi della disfatta hanno origini ben lontane.
Caruso fa parlare i reduci, studia documenti, si appropria delle analisi militari fatte a suo tempo, tiene conto delle notazioni socio-politiche.Non fa retorica, cerca semplicemente di dire la verità su quanto accadde, non cade nel giochetto che si fa spesso in queste rievocazioni, o troppa esaltazione o troppa denigrazione.
El Alamain è importante anche per i riflessi che ha generato , legati alla mitizzazione della battaglia e di chi l’ha vissuta.Quando entrarono in azione i paracadutisti della Folgore furono portati ad alto esempio di determinazione e valore individuale, in contrapposizione ai soldati inglesi.E questo mito della Folgore troverà larga eco negli schieramenti che si contrapporranno nella guerra civile, molti reparti della Repubblica di Salò adotteranno quel nome.Di contro nel Sud uno schieramento del Corpo di liberazione fu chiamato Folgore,insomma un nome bipartisan.
E Caruso ricorda anche la figura del conte Paolo Caccia Dominioni,esule lontano dal fascismo, ma che qui si batte da eroe a capo di un reparto di guastatori,per impegnarsi poi nella Resistenza. E lo ritroiveremo nel 1947 in Egitto con la missione di recuperare le salme dei caduti italiani e con il sogno,poi realizzato,di costruire un degno mausoleo a loro ricordo.
Gli italiani giunsero a 110 chilometri da Alessandria e una lapida lo ricorda: “Mancò la fortuna,non il valore”, ma Caruso non apprezza molto,dice che è vana retorica,anzi una retorica che offende quegli sfortunati ragazzi che si immolarono sul campo. Recita il sottotitolo de L’onore d’Italia:El Alamein,così Mussolini mandò al massacro la meglio gioventù….,e quindi l’autore sembra voler dire, ricordiamo questi ragazzi ma con rispetto!
Del resto proprio da El Aalamein comincia la presa di coscienza di questa gioventù sfortunata e tanti dei pochi sopravvissuti non per nulla dopo l’8 settembre si arruolarono con gli anglo-americani.
GIUSEPPE PREVITI