” LUIS ROLDAN NE’VIVO NE’ MORTO ” di MANUEL VAZQUEZ MONTALBAN – FELTRINELLI
21 Novembre 2013” LA NUOVA ECONOMIA- Un caso per il commissario Cesari ” DI ENRICO TOZZI-EDIZIONI ATELIER
1 Dicembre 2013Roberto Gandus ambienta questo suo romanzo nel Piemonte, anno 1945, la guerra è appena finita. Tre giovani siciliani, dei balordi senza arte né parte, sono
finiti in Piemonte e si arrangiano con furti e piccole rapine. Una di queste finisce male, uccidono una donna che li aveva scoperti, ma poi vengono catturati dai
carabinieri e internati alle carceri di Torino.
Nelle campagne torinesi vive in un cascinale la famiglia Odasso, sono dei contadini, padre e madre, tre figli grandi, Giovanni, Giuseppe e lo ” Smangia”, considerato
lo scemo del villaggio, avuto dal padre con una relazione adulterina, da lui imposto in casa, ma mai accettato dalla moglie e dei fratellastri.In questa vita di miseria
e di scarse soddisfazioni capita una donna Angela, che verrà sposata da Giovanni. Angela ha una figlia già grande, Annette, bella e giovanissima, che attirerà l’atten-
zione non sempre beevola dei maschi di casa.
E la situazione precipita quando la ragazza viene trovata uccisa, viene accusato Smangia, ma Angela che ha visto che il ragazzo è fondamentalmente buono, non crede
a queesta versione, va a visitarlo in carcere dove frattanto è stato rinchiuso e dopo un lungo colloquio capisce che è innocente.
Nel carcere di Torino Smangia condivide la cella con i tre balordi ci cui si è già parlato, a da questo incontro scaturirà una serie di fatti che si tramuteranno in una
tremenda vendetta. D’altra parte tutte queste persone erano abituate a “fregarsi ” l’un con l’altra, importante era sopravvivere.
Ora il loro vento in un modo o in un altro è cambiato, alla fine ci saranno anche le ultime esecuzioni capitali avvenute in Italia.
Un romanzo che ricorda una pena terribile come la condanna a morte, un romanzo che ricorda le ultime esecuzioni avvenute nel nostro Paese, una storia che
ribadisce anche il rischio che venga giustiziato un innocente.
Un altro tema di L’ultima esecuzione è la miseria che porta all’abbrutimento della condizione umana, al rincanaglimento delle relazioni umane, come è dimo-
strato dalle vicende della famiglia Odasso. Ci troviamo a Villarbasse, piccolo paese della provincia di Torino, la seconda guerra mondiale è appena finita.
e Roberto Gandus ci mostra un’Italia affamata da una grande crisi economica, il che porta miseria, depressione, violenza, lotta per sopravvivere. E ancor
peggio si vive nelle campagne dominate dal patriarcato, dall’ignoranza, dai pregiudizi. Gli Odasso ne sono l’esempio, vita di stenti, tutto è difficile e di poca
soddisfazione, e nel mangiare, sempre polenta, e nel lavoro, assai duro e di poco reddito, e nel sesso, per lo più mercenario. Tutto si svolge in maniera pri-
mordiale, sembrano più che degli umani degli animali. E poi il loro mondo è molto chiuso, non accettano gli altri che considerano dei “diversi”, il fratello
è mal tollerato con la scusa che è “scemo”, le due donne possono accendere la passione ma per il resto sono considerate poco più che delle serve.
In questo quadro ambientale e psicologico è ambientata la nostra storia , immersa in un’atmosfera nera e opprimente, in un clima di sofferenza senza
alcuna speranza di riscatto, questo è il quadro di un’Italia contadina storicamente in una condizione di alto disagio.
E’ un libro quindi molto realista che usa abilmente la chiave del giallo-cronaca per denunziare dei problemi, si può anche pensare a certe pagine di
Verga, ma andando oltre il nostro Paese, quell’atmosfera buia e dura fa venire a mente la famiglia Dominici, rigidamente controllata dal vecchio patriar-
ca. Ricorderete la bruttissima vicenda dell’eccidio di una famiglia inglese in vacanza e del comportamento della famiglia contadina francese “protetta”
dal vecchio patriarca.
E’ anche un romanzo di destini che si incrociano, tre sbandati che risalgono la penisola e che diverranno dei feroci assassini, una famiglia chiusa in se stessa,
due donne che sperano in un futuro migliore, nel corso del tempo verranno a incontrarsi ma con conseguenze abbastanza nefande.
Ma il romanzo riserba anche molta parte all’innocenza. Certamente era innocente la giovane Annette, fresa e fiduciosa negli altri, innocente pure Angela la
madre, la cui unica colpa è di aver sognato un avvenire migliore per se e la figlia. E innocente era anche Sgamba, a modo suo inconsapevole di quanto gli
avveniva intorno. E’ una vicenda di contrasti che mette difronte da una parte dei personaggi meschini, cattivi, senza principi, dall’altra dei puri, dei semplici,
in mezzo ci sono altre figure a loro modo significative. In primis i tre balordi che in questo clima di annullamento dei valori pensano di poter ottenere tutto
con la forza, ma anche la religione viene giudicata severamente, con la visione di un prete molto….Don Abbondio, che non sa capire cosa si vuole da lui, non
comprende né la ricerca di verità della madre di Annette né l’ottuso rifugiarsi nella preghiera della madre dei fratelli Odasso. E anche il direttore del carcere
non fa una figura migliore, anche lui se ne lava le mani….
Tutto questo non può che sfociare in un clima di violenza che l’autore ci narra con un ritmo secco, nervoso, senza sbavature. D’altra parte mette ben a frutto
la sua esperienza di soggettista con un taglio rapido e essenziale, privilegiando più l’azione che la descrizione.
Alla fine ci saranno delle condanne a morte, può far discutere quella di un innocente, ad essa si contrappone quella dei ribaldi divenuti belve sanguinarie. Ma
Gandus sembra non voler giudicare, lui presenta dei fatti, poi sta al lettore dare un proprio giudizio. Temi quindi importanti e da un punto di vista storico e da
un punto di vista culturale e da quello psicologico.
La storia della cascina di Villarbenne e dell’eccidio consumatovi è tristemente reale, Gandus se ne serve solo come spunto, la sua è una storia di fantasia con cui
vuole raccontarsi l’atmosfera crudele e senza speranza che si respirava in molti paesi nell’immediato dopoguerra. Un buio profondo che si ripercuote sull’animo
umano. Ne è scaturito un romanzo duro, aspro, con un evidenziarsi di vari personaggi, in cui il denominatore comune è la cupezza della loro esistenza.
Un bel personaggio è Smangia, questo gigante goffo e forzuto, sfruttato e maltrattato, che solo nell’affetto verso gli animali trova la sua ragione di vivere e che
poi nel finale ci riserva anche una grossa sorpresa….
Forse a Gandus si poteva chiedere un cenno di speranza, il nostro Paese è riuscito a risorgere da quei tempi oscuri, ma lui ha voluto evidenziare quel tragico
1945. Un romanzo dove si mescolano vari fattori, la storia, il noir, la morale, la violenza e massimamente la viltà dell’animo umano.
GIUSEPPE PREVITI