” VENERE IN PELLICCIA” DI ROMAN POLANSKI
23 Novembre 2013” UN CASTELLO IN ITALIA ” DI VALERIA BRUNI TEDESCHI
5 Dicembre 2013Cast: Elio Germano, Ricky Memphis, Alessandra Mastronardi, Virginia Raffaele, Ubaldo Pantani, Massimo Wertmuller, Maurizio Battista, Francesca Antonelli,
Francesca D’Aloja, Matilda Anna Ingrid Lutz, Elena Di Coccio, Luis Molteni con Alessandro Haber, Sergio Rubini, Dalila Di Lazzaro.
Ernesto Fioretti è il figlio di un tappezziere romano, grande tifoso della Roma, e noi lo seguiamo nel corso della sua vita, bambino, ragazzo, uomo e quindi anziano.
Nel fare questo percorso inevitabilmente ci occupiamo di trenta anni della storia del nostro Paese, la morte di Moro, il dominio e la fine del socialismo, l’ascesa di
Berlusconi, in tutto questo prosegue la vita di Ernesto e dei suoi amici, che a loro volta vivono queste svolte, sognando di diventare ricchi, sporcandosi anche le
mani cercando le vie più facili e magari non pulite. E la famiglia di Ernesto ha il suo corso, il figlio cresce, lui lavora sempre, arriverà il periodo delle malattie, ma
comunque vita privata e fatti pubblici si intersecano, ma ad Ernesto, suffragato anche dall’amore sincero per la fedele compagna della sua vita, va dato il merito di
avere sempre tenuto la barra dritta.
Giovanni Veronesi ha preso spunto da un personaggio reale, Ernewsto Fioretti, autista di tanti registi e attori del cinema italiano, compreso lo stesso Veronesi. La
vita di Fioretti è una vita normale, ha attraversato come tutti quelli della sua età una fase ricca di eventi che hanno inciso sulla storia d’Italia, e come la storia del
Paese è piena di alti e bassi anche la vita di quest’uomo è ricca di fasi a corrente alternata.
L’ultima ruota del carro può essere considerato il miglior film di Giovanni Veronesi, merito di un soggetto particolarmente azzeccato, basato sulla vita di Ernesto
Fioretti( sullo schermo Ernesto Marchetti, ottimamente interpretato da Elio Germano ), una vita movimentata, che lo ha visto fare il tappezziere, il cuoco per le
mense scolastiche, il traslocatore, l’ autista dei divi, ora è alle dipendenze di Verdone. Scorre in contemporanea la vita del Pese, quarant’anni di sogni, di illusioni
e di amare delusioni. Come ha vissuto il nostro protagonista tutto questo ? Con una grande ingenuità di fondo ma anche con un rigore morale che si manifesta ivarie discussioni con gli amici, ” l’amicizia è una cosa e chi la tocca, ma il fare certe cose è un’altra…..”.Va riconosciuto agli sceneggiatori, gli stessi Veronesi e Fioretti, più Filippo Bologna e Ugo
Chiti, di non aver voluto fare un film sul craxismo e quel che ne è seguito,ma vuole essere un racconto su un dato periodo storico, reso con molta civiltà e veridicità senza
rifugiarsi nel sarcasmo o nella nostalgia e tutto quanto visto dall'” ultima ruota del carro “, altra cosa fondamentale viene usato un tono mai sovraccarico, gentile, sfumato.
Veronesi sembra volerci dire che la vita è fatta di piccole cose e di piccoli uomini e su questo lui particolarmente si sofferma. Grossa parte del successo della pellicola
è dovuta alla interpretazione di un Elio Germano che sa catalizzare su di sé il peso di ogni scena. Il racconto lascia spazio anche ai sentimenti forse più che di cronaca si
occupa di sentimenti, di gente comune, semplice, ritornando agli anni felici della “commedia all’italiana”. La storia tocca grandi temi, il ritrovamento del corpo di Moro,
le monetine lanciate a Craxi, il sorriso di Berlusconi, ma più i fatti in se interessa la vita dei personaggi mentre accadono questi fatti. Forse c’è anche troppa….melassa,
i semplici sono buoni, gli altri sono tutti cattivi, ma l’idea di raccontare la vita di Ernesto e i suoi con sullo sfondo i grandi personaggi della storia ha un sui fascino.
Si trovano tante figure particolari da donna Giulia che porta la colazione al ghepardo—-un innocente coniglio, al dissacrante pittore( un gigioneggiante ma commovente
Alessandro Haber), all’intrallazzatore di Sergio Rubini, ma la cifra migliore del film è in quell’aria di commedia pulita e sgargiante che lo pervade. E gli si perdonano anche
i toni di melodramma che affiorano qua e la, vedi il verdetto dell’ospedale ma anche qui c’è il colpo d’ala che l’aria di lutto si trasforma in una partita di calcio..” di qua quelli
quel tumore, di la chi non ce l’ha…”.
Veronesi ci racconta l’epopea di un non eroe, ripercorrendo ma con toni nuovi e moderni la strada della commedia, una commediache sappia divertire, commuovere ma
che faccia anche riflettere. E’ la storia di un uomo che ha fatto di tutto nella sua vita, alla fine del film fa la comparsa televisiva, ma ha sempre rifiutato i compromessi, a
differenza di tanti che lo circondano. In un paese dove primeggiano gli affaristi, i cialtroni. gli sbruffoni ecco appunto Ernesto doversi confrontare con chi invece è tutto
questo, l’amico di una vita Giacinto, un buon Ricky Memphis. Un uomo comune, la cui vita probabilmente non lascerà traccia ma questa è la sua vera forza, che ha di fronte
l’ambiguo amico, pronto ad adeguarsi a quel che passa il convento.
Con i due da spicco al proprio personaggio, perché sa dare un tono dimesso , quasi rassegnato,la brava Alessandra Mastronardi, e insieme a loro uno stuolo di ottimi caratteri-
sti. Ma su tutti svetta Germano, in molti hanno visto in questa parte un ricordo di Nino Manfredi, ingenuo protagonista di tanti film dell’epoca della commedia all’italiana: a noi ha ricordato anche Francesco Nuti, con quella comicità scanzonata che lo caratterizzava, anche se il tratto di Elio Germano è meno cattivo.
GIUSEPPE PREVITI