” UN COVO DI VIPERE ” DI ANDREA CAMILLERI- SELLERIO
4 Novembre 2013” DETECTIVE HANSCHICHI- misteri e indagini nell’antica Edo “- voll.2- DI OKAMOTO KIDO’- 0barra0 edizioni
9 Novembre 2013Martin von Bora lo ritroviamo con il grado di maggiore presso Verona. Opera contro i partigiani, ma le SS lo sorvegliano perché politicamente non lo considerano
affidabile. Lui ha perso una mano per un attentato, ma più che le ferite di guerra gli pesano quelle dello spirito, non è convinto della causa per cui sta combattendo.
Gli viene affidato un caso, principalmente per fare un favore agli alleati italiani. E’ stato ucciso un grosso esponente del fascio, ricchissimo, e molto popolare. E’ stato
travolto da un’auto, si sospetta della moglie, che si atteggia come fosse una diva del cinema. Va anche aggiunto che attorno alla vittima gravitava un mondo assai va-
riegato e di dubbia moralità Sull’omicidio indaga anche la polizia italiana ma tra l’ispettore Guidi e Van Bora non c’è simpatia, Guidi non ama i tedeschi. Ma alla lunga
comincerà ad apprezzare questo rude soldato ammirandone l’infelicità per il suo stato, quel suo distacco dalle cose, quella sua ricchezza di qualità umane.
I due seguono piste diverse, d’altra parte se Bora è uno che soppesa le mosse, gli indizi, si affida al ragionamento più logico l’altro invece segue il suo istinto. Si susseguono
le morti, e non si capisce quanto sia colpa della guerra e quanto di un efferato assassino.
La guerra è sempre più feroce e l’animo dell’ufficiale tedesco è sempre più attanagliato da un dilemma, agire da buon soldato che non può contravvenire agli ordini
ricevuti o invece ribellarsi al tiranno che guida il suo Paese. E in un certo senso le indagini sono per lui un antidoto al male che lo circonda.
Martin von Bora dopo aver vissuto la tragedia di Stalingrado e aver salvato i suoi soldati è ora in Italia. Sotto la rigida scorza dell’ufficiale tedesco si avverte il pulsare
di un’anima umana tormentata dai dubbi sulla liceità del comportamento della Germania.
BenPastor con Luna bugiarda torna nelle librerie con questo titolo la cui prima edizione risale al 2002. E’ uno dei primi romanzi dedicati alla saga del militare-de-
tective che riincontriamo nel Veneto, reduce dalla tremenda esperienza vissuta in Russia, che gli ha lasciato profondi segni fisici e psichici. Qui lui accetta di condurre
una indagine su un omicidio più forse che per il caso in sè per una specie di fuga dall’ideologia nazista. Va anche osservato per amore di verità che gli uomini del tempo
e della condizione del barone von Bora, tutte persone colte e di buon livello sociale e morale, hanno sempre ritenuto la guerra come un dovere a cui non ci si può sottrar-
re. Lo stesso spirito di dovere che lui mette quando da la caccia ai criminali. E la Pastor sembra quasi voler palesare un parallelo tra due tipi di orrori, la dittatura
e gli omicidi.
Un altro elemento portante di questo libro è l’ambiguità, che è poi tipica del vivere dell’uomo, un vivere fatto anche di equivoci, di menzogne, di doppi sensi. E natural-
mente quando c’è di mezzo un crimine questi comportamenti negativi sono ancora maggiori.
Significativo è il titolo Luna bugiarda, allude a quella luna che è proprio lei stessa sinonimo di…bugia,è detta crescente infatti quando ha la gobba….in somma una metafora
e linguistica e esistenziale.
In questo romanzo sono due i protagonisti principali, con Bora abbiamo l’ispettore Guidi, i due caratteri sono assai diversi. E’ un po’ il classico gioco di coppia, con due uomini
diversi per cultura, origine, stato sociale. E quindi anche il loro approccio all’inchiesta avverrà con modalità differenti, anche se poi un po’ per forza un po’ perché
finiranno se non altro per apprezzarsi dovranno venire a una conclusione comune.
Interessante anche la figura della vittima, un ras del fascio locale,potente e ambiguo la sua parte, che forte del suo grado è portato ad agire fuori delle regole. Accanto a
lui la moglie Claretta ( none emblematico…), costruita come una di quelle belle e patinate attrici del tempo dei telefoni bianchi. Lei è un po’ l’emblema della bella oca
svampita, però assai abile nel conquistare i favori degli uomini.
L’azione si svolge in un periodo particolarmente cruento della guerra, pur se nel libro prevale la storia propriamente “gialla” e alla investigazione dei due detective, ma la
cornice in cui si muovono è quella degli eventi bellici e di tutto quello che comportano per beni e persone, condizionando inevitabilmente anche l’agire quotidiano dei due
protagonisti.
Martin Bora è sicuramente un buon ufficiale ma il suo atteggiamento verso la guerra e le deportazioni non è allineato ai voleri del regime, del resto questa è una costante
che si ripeterà nel corso delle sue inchieste e questo suo atteggiamento gli costerà sempre maggiori problemi.
Su lui pesano anche i caratteri e gli atteggiamenti degli uomini che ha difronte e che certamente hanno influito su quella generazione e il romanzo cerca di dare una
risposta presentando nel corso della vicenda altri personaggi, ora asserviti alla causa nazista, ora contrari, ora “nascosti” sotto lo scudo del “dovere”.
Von Bora dovrebbe avere anche una vita privata, ha una moglie, Benedikta, ma a causa della guerra si vedono raramente, lui è sempre lontano e quindi l’intesa tra
di loro sembra ridursi sempre più. In questo Luna Bugiarda ci fa vedere come l’amore sia tra le prime vittime della guerra.
Durante la sua indagine il barone conosce un vecchio gentiluomo di campagna, un nobile decaduto, nella cui casa trova un pianoforte. Questo incontro per lui sarà assai
significativo, si trova bene con chi appartiene alla sua stessa classe, e funziona anche il richiamo della musica, suo padre era un musicista provetto e lui stesso era giunto a
un buon livello. Nando Moser, il nobiluomo, e Bora chiacchierano molto, in entrambi è vivo il ricordo del passato, il che spiega anche l’atteggiamento verso la vita del
tedesco, ma quel che colpisce è quell’aria di soffusa malinconia e di grande pessimismo che si respira nei loro discorsi.
In quella casa ci sono vecchi trofei che ricordano conquiste del passato, il nemico da sconfiggere. Questo esisterà sempre, e la guerra che Bora e gli altri stanno vivendo ne
è l’esempio. Ci sarà sempre da prendersela con qualcuno ” diverso” da noi, e ognuno vivrà questo secondo la propria coscienza.
UN libro ricco di prospettive con la chiave del giallo adoperata per cercare di aprire un a porta sulle generazioni che ci hanno preceduto, e con la nostra autrice impegnata
a sviscerare attraverso queste pagine romanzate storie difficili e spesso tragiche. Non si vogliono dare giudizi o cercare giustificazioni, si prende atto delle cose che
furono certamente anche attingendo alle nostre passioni e alle memorie nostre e di quelli che ci hanno preceduti.
GIUSEPPE PREVITI