” LACRIME DI DONNE TRADITE” DI ENRICO LUCERI- DELOS CRIME
20 Gennaio 2016” UNA MUTEVOLE VERITA'” DI GIANRICO CAROFIGLIO- Einaudi
29 Gennaio 2016Alessandro Orlando, giornalista, scrittore, appassionato d’arte, di libri non vuole essre considerato uno ” storico”, ma semplicemente una persona interessata ai fatti
della vita. Con ” Mamma perchè non abbiamo più la radio ?- Da Pistoia ad Ancona e ritorno_In fuga attraverso l’Italia delle leggi razziali ” ha voluto invece lanciare
“un sasso nello stagno” o meglio ha voluto ” non ” essere una voce che grida nel deserto. Il suo è un discorso che vuole riferirsi non solo a coloro che non sanno cosa sono
state le leggi razziali ma anche a chi si nasconde, si disinteressa con la scusa che di orrori ne hanno visti anche troppi e ne hanno abbastanza e quindi chiudono gli occhi,
si tappano le orecchie e si disinteressano di tutto. Intento dell’autore è di risvegliare le coscienze, specie di coloro che fanno finta di niente, come se niente fosse mai ac-
caduto.
Il libro si divide in vari capitoli, partendo dal senso della parola shoah che potremmo sintetizzare come il ” male assoluto”. Tanti i significati che si possono attribuire
al termine shoah, ma forse questo è il più dramnmaticamente potente nella sua semplicità.
Tutto iniziò con le leggi razziali, prima promulgate in Germania e poi estese ai paesi c.s.,”satelliti”, e tra questi in prima fila l’Italia fascista. Eravamo nel 1938n e Orlando
ci fornisce un esauriente quadro delle leggi razziali emanate nel nostro Paese, citando anche le ” Dichiarazioni sulla razza”, e tutti i provvedimenti emanati contro gli ebrei
(quasi un centinaio).
Si ricorda anche che nel 1938 fu emanato da Mussolini il ” Manifesto della Razza” che sarà poi smentito solo nel 2008 dal Manifesto degli scienziati antirazzisti.
Una parte importante del libro, rendendolo così più vivo e reale, è quella centrale legata a una intervista che Alessandro Orlando ha fatto a uno dei sopravvissuti di quei
lontani anni, Riccardo Coen, il bambino cbe chiede alla madre ” Mamma,perché non abbiamo più la radio ?”, di cui al titolo di questa pubblicazione. Una domanda innocente che chissà cosa sognava ascoltando voci e musiche, una domanda alla quale alla madre risponde ” Ce l’hanno portata via “. Fatti minimi, di vita vossuta, ma che
rendono ancora più palpitante e vero il contributo perché proviene da chi queste cose le ha vissute veramente.
Ad Alessandro Orlando questo libro deve essere costato una grande fatica, ma più che quella ” fisica” la fatica deve essere stata psicologica, morale nel processo di ricostru-
zione della storia di tante persone avviate alla morte solo perché erano ebree.
La domanda che potremmo porci è perché un uomo qualsiasi si decide a scrivere un testo come questo , infischiandosene dei pregiudizi, delle alzate di spalle, delle voci
contrarie. Lui a tanti anni di distanza ha voluto rispondere alla innocente domanda di un bimbo alla propria madre: “Perché non abbiamo più la radio ?” E cosi ci raccon-
ta la storia di una famiglia che negli anni quaranta deve abbandonare precipitosamente Pistoia in quanto sono ebrei. Andranno ad Ancona, poi in Piemonte, a Roma, in una
continua fuga disperata dai nazifascisti. Una fuga attraverso l’Italia con sullo sfondo il tragico fardello delle leggi razziali che sono la causa di quanto sta accadendo.
L’intervista con il perseguitato Riccardo, il bambino ebreo a cui con un semplice tratto di penna fu negata l’infanzia,nasce in Orlando dalla volontà di non fare dimenticare
la persecuzione e il tentativo di genocidio di un popolo. Ogni anno viene celebrato il Giorno della memoria per ricordare gli ebrei assassinati , ma non ci si può fermare i,
sembra voler dire Orlando, a una data simbolica, occorre tener vive o risvegliare le coscienze, perché un fenomeno come Auschwitz non può essere maturato per caso.
Orlando inizia questo lavoro di ricerca e di ricostruzione della Shoah anche per un motivo personale, un suo parente era stato deportato nel 1944 per aver partecipato a
degli scioperi, e come tanti superstiti non riusciva a render conto dell’orrore che aveva vissuto in quell ” inferno in terra”.
E oggi per dare maggior peso ai racconti l’autore ha voluto inserire l’intervista con Riccardo Coen, un sopravvissuto, allora un bambino in fuga da Pistoia con la sua fami-
glia. Una intervista voluta perché ci deve far riflettere sulle parole di chi allora venne privato brutalmente di ogni diritto, e solo pochi, ma fortunatamente ci furono, dette-
ro mano ai fuggiaschi.
E tramite il ricordo di Riccardo si rende giustizia a quanti non poterono più far sentire la propria voce. E Riccardo aggiunge che se pur rievocare quei fatti gli è doloroso
sente il dovere di farlo perché le nuove generazioni sappiano cosa è successo.
Una famiglia che fugge per il Paese, paura, malattie, lotta per sopravvivere, anche perché i pericoili erano insiti ovunque. Bruno ci rivela che lui e il fratello erano stati
nascosti dai genitori in un convento ma il prezzo richiesto era la conversione al cattolicesimo, cosa che il loro padre rifiutò e così furono costretti a riprendere il cammino.
Bambini a cui fu tolta l’infanzia, ma almeno riuscirono a sopravvivere ed hanno quindi avuto la fortuna di poter raccontare quello che è successo. Il senso di questo libro
è che non bisogna perdere la fiducia nel futuro e che sempre ci si deve battere contro l’intolleranza.
GIUSEPPE PREVITI