” LE SORELLE MACALUSO” – testo e regia di EMMA DANTE
15 Aprile 2015IL PERSONAGGIO DEL GIORNO: DOUGLAS PRESTON
26 Maggio 2015Cast: Elio De Capitani- Cristina Crippa- Angelo Di Genio-Marco Bonadei-Federico Vanni-Andrea Germami-Gabriele Calindri-Vincenzo Zampa-
Aloice Redini-Maria Pizzigallo.
Arthur Miller racconta gli ultimi due giorni di vita di un commesso viaggiatore prima che questi si suicidi, mettendo in evidenza e le difficoltà socio-eco-
nomiche della sua famiglia e il dramma esisatenziale dell0uomo.Willy Loman è sempre stato un brillante venditore, dall’eloquio assai sciolto, un vita
dedicata a piacere agli altri e anche i figli sono stati allevati nel culto del successo e della popolarità. Ma il tempo passa e Loman, come i suoi fgli, si ritro-
vano eclusi dal ” sogno amricano”: lui ha 63 anni, non regge più quella vita con i lunghi viaggi in auto attraverso l’America, l’America che lui considerava
una terra di coinquista e da conquistare.Ma adesso il tempo è passato inesorabilmente, lui si sente respinto dai nuovi tempi, non ” buca” più il cliente,
e quindi tutti intorno a lui si sta dissolvendo inesorabilmente. E nemmeno i figli su cui ha riversato tante speranze hanno corrisposto alle sue aspettative,
Biff è un fallito, Happy è uno che si barcamena e nulla più. Willy si trova dilaniato dai tempi che sta vivendo, e allora si rifugia nei sogni, però a un certo
punto non sa più distinguere la realtà dai sogni, la vita vera da quella che lui sognava. Arthur Miller per raccontare tutto questo ricorre a uno strattagemma, cioè di raccontare “visivamente” tutto quanto passa per la mente del protagonistra, senza distinzione tra passato, presente e futuro.
Elio De Capitani man mano che si addentra nello studio del testo ritiene che non sia basato tanto sulla menzogna quanto sull’apparenza, ovvero sull’immagine che si vuole dare di se. Loman è un bugiardo che si attacca al’immagine che lui si è come “cristallizzata” di se stesso e della propria famiglia.
Temi che sono più che mai di attualità con tante famiglie che non ce la fanno a condurre una vita dignitosa, con i figli senza possibilità di lavoro, e a tale
situazione si può reagire in tante maniere, anche rifugiandosi nel sogno, nella illusione sì da vivere quasi in quel mondo “virtuale” che ci siamo costruiti
a nostra difesa.
Sognare, immaginare e anche mentire per difendere questo sogno, alla fine l’uomo può rimanere vittima di tutto questo come è accaduto a Willi Loman.
E cosa meglio del teatro che è un misto di finzione e verità anche se poi tutto siu proietta nella illusione scenica per ripercorrere questo dramma dei Loman che ci commuove, ci scuote. Ci si può anche chiedere a tanti anni di distanza dalla sua creazione perché non riusciamo mai a odiare Willi Loman ?
Forse perché lo sentiamo uno di noi, ma non è solo commiserazione, è proprio la costatazione che a lui sta accadendo quello che non vorremmo mai accadesse a ognuno di noi, anche tanti nostri sogni sono sfumati, e sappiamo ben e come ci si semte. E forse è proprio qui il segreto del successo di Morte di un Commesso viaggiatore, il vedere in Willi Loman una parte di sè.
La regia e l’interpretazione di Elio De Capitani seguono questo percorso, così come la scena di Carlo Sala con una scena di pochi arredi, per definire uno
spazio che è più fisico che mentale, dentro e fuori del tempo.
Quando nel 1949 uscì il dramma di Arthur Miller molti si domandarono se il protagonista stesse immaginando o stesse realmente vivendo
quelle scene della sua vita. E inoltre non è mai stato facile realizzare quello che l’autore voleva apparisse, ovvero un dramma sociale molto critico verso
il capitalismo, verso la società in cui era localizzato, la tendenza è sempre stata quella di focalizzare l’attenzione sul dramma dell’uomo, con un’atmosfera
più compassionevole e sfumata di quel che può invece richiedere una dura critica al sistema.
Loman è un uomo qualunque, non è psichicamente debole se non per come lo può essere chiunque che alle soglie della vecchiaia si accorge che il mondo
in cui ha sempre vissuto e operato adesso non lo vuole più. Solo la famiglia può capirlo e accoglierlo, ma anche qui ci sono dei problemi nel rapporto con
i figli che a parte tutto badano più a sè stessi che non a lui. Elio De Capitani ha puntato molto su questa visione dello spettacolo, scegliendo anche attori
a lui più affini per storia e sensibilità. Riesce a creare uno stato di piena vitalità nel susseguirsi del dramma che ineluttabilmente è proiettato verso la fine, ma con una realizzazione reale a priva di inutili forzature, certamente la figura di Loman è straziante in questa sua resa dei conti ma nel presentarla
non vi è nessun intento consolatorio, nessuno sconto.
IL tempo passa, ma il tempo è fatto di passato e di futuro, Miller sembra volerci dire che non vi è alcuna distinzione, alla fine il presente sembra la chiave
risolutiva del tutto. Il passato qui si compendia nella figura dello zio Ben, lui sì che ha fatto fortuna, ma lui ha abbandonato la città che è la “trappola” dei
Loman, ha girato il mondo, Africa, West, Alaska, la giungla, come dire se vuoi essere ricco in tutti i sensi abbandona questa società. IL futuro è invece nel
dramma di Willy quando di accorge che non riesce più a intendersi con la gente, si sente respinto, le sue barzellette non fanno più presa, i suoi campionari non interessano più nessuno. E allora non ti riesce nemmeno di metterci l’anima e te stesso in quello che fai.n E le conseguenze saranno inevitabilmente
tragiche. E’ anche il dramma di due sognatori, padre e figlio, inadeguati ai tempi, vittime dei loro stessi sogni, il commesso che crede di essere diverso da
tutti gli altri, il figlio Biff che si crede una nullità.
Un bellissimo spettacolo, che deve molto a Elio De Capitani, in una recitazione sofferta e tragicamente reale, mai istrionica. Con lui una intensa Cristina
Crippa, la moglie Linda, gli ottimi Angelo i Genio e Marco Bonadei, i figli, e ancora i bravissimi Gabriele Calindri, Andrea Germani, Federico Vanni.
GIUSEPPE PREVITI